Guida al consumo critico: cosa comprare (e non comprare)
Se la coscienza vi tira per la giacca quando mettete piede in un luogo di consumo di massa, se vi ponete questioni etiche davanti agli scaffali della grande distribuzione, o semplicemente se pensate che il mondo si possa migliorare anche con il nostro comportamento quotidiano, allora troverete molto utile la Piccola guida al consumo critico. Acquisti responsabili e stili di vita etici 2.0, curata dal giornalista Massimo Acanfora che da anni si occupa di consumo critico, economia solidale e cibo responsabile, arricchita da dieci infografiche di Laura Anicio.
Il volume, edito da Altreconomia, si propone di rispondere alla domanda “ma come si fa a cambiare stile di consumo?”, alla quale risponde offrendo “uno strumento chiaro per orientarsi con semplicità nel mondo del consumo critico”, a partire da come stilare una lista della spesa “responsabile”, dal cibo ai vestiti, dai cosmetici ai prodotti per l’igiene di casa.
Le infografiche permettono di “cogliere in un solo sguardo i fondamentali del consumo consapevole, dal funzionamento dei Gruppi d’acquisto solidali alla finanza etica, dalla filiera corta agricola alle nozze equo-solidali”.
Il consumatore critico è colui che orienta i propri acquisti in base a materie prime utilizzate, processo produttivo, trattamento dei lavoratori, caratteristiche dell’azienda che le produce, modalità di trasporto e dello smaltimento.
Se vi state chiedendo dove si possa fare questo tipo di spesa, la risposta la trovate in Gruppi d’acquisto solidali, botteghe del commercio equo e solidale, mercati contadini e in certi casi nel web, “una piccola distribuzione organizzata che permette di evitare supermercati e centri commerciali, prodotti da agricoltura industriale o iperconfezionati e di fondare i propri acquisti sulla consapevolezza e sul rapporto di fiducia con i produttori”.
Tantissime le esperienze citate in ogni ambito.
Sul piano del sostegno alla legalità, ci sono organizzazioni come le cooperative di Libera Terra, i ragazzi di Addio Pizzo, l’associazione SOS Rosarno.
Si parla di prodotti di “economia carceraria, un circuito sempre più ampio di prodotti alimentari, artigianali e di servizi (recuperiamoci.blogspot.it, www.giustizia.it)”.
In ambito agricolo, “le associazioni che si occupano di sementi sono numerosissime: citiamo solo la Rete dei Semi Rurali e Civiltà Contadina”, oltra all’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab). Demeter, poi, “è l’ente che si occupa della certificazione delle aziende biodinamiche; l’altro punto di riferimento è l’Associazione per l’agricoltura biodinamica”.
Diversi i negozi segnalati, tra cui il franchising di prodotti sfusi Negozio Leggero e la bottega Mio Bio di Milano.
Definizione di negozio ritenuta riduttiva per il Buon mercato di Corsico (MI) “che rappresenta una sorta di vero e proprio centro servizi per l’economia solidale, dove si possono prenotare prodotti alimentari e non”.
Tra le altre esperienze significative, citate alcune insegne: Effecorta a Capannori (LU), Milano, Prato; l’Emporio Primo Vere di Pescara…
… Pesonetto a Pesaro; Emporio Ae a Fano (PU); Galleria Ae a Urbino; Quanto basta a Senigallia (AN)…
… Il Granaio (FB) a Vicenza; Corti e buoni a Padova; Bioanch’io a Mantova; Al chilo-metro 70 a Ferrara; A Putìa di San Lazzaro di Savena (BO); L’ape bianca a Forlì; Pandàn di Torino (www.emporiopandan.it).
Tra gli importatori, oltre al Consorzio Ctm Altromercato, anche Liberomondo di Cuneo, Equomercato di Cantù (CO), Altraqualità di Ferrara…
… e altre organizzazioni che “funzionano come piccole centrali che importano alcuni prodotti e li distribuiscono nel proprio circuito di botteghe”: Chico Mendes di Milano, Mondo Solidale (Marche)…
… Pace e Sviluppo (Treviso), l’associazione ligure Ram, Ravinala di Reggio Emilia, Raggio Verde Onlus di Cossato (BI).
Spazio alle “naturali evoluzioni dei Gas”, formule di Piccola distribuzione organizzata come “quella rappresentata dalle realtà cooperative che si assumono la responsabilità di gestire in modo efficace la complessità logistica che deriva dall’aumento delle famiglie e dei produttori coinvolti”: come quella del Corto Circuito di Como (www.cooperativacortocircuito.it).
Ritenuto esemplare “il mercato di Volpedo (AL), organizzato da La Strada del Sale, un’associazione di produttori biologici attiva nel basso Piemonte – la zona delle Quattro province – che ha rivitalizzato uno spazio storico e che l’ultimo sabato del mese porta in piazza una trentina di produttori locali e non solo, favorendo i piccoli agricoltori e i produttori artigianali, www.mercatodivolpedo.org”.
Osservate attentamente le “filiere corte”, la più praticata delle quali è quella del pane, ritenuta un “paradigma di tutte le possibili filiere agricole”: “la filiera campo-grano biologico-mulino-farina-panificatore-Gruppo d’acquisto solidale ha reso infatti possibile recuperare coltivi e tradizioni o semplicemente fare un pane buono per i Gas del territorio”.
Alcuni esempi.
Spiga&Madia che in Brianza “ha creato una filiera che andava dal seme gettato nel campo fino alla lunga conservazione del pane nella madia di legno, con in mezzo il mulino e un panificatore, tutto biologico”. O il progetto Farina in Valle dei Laghi, “uno dei progetti di punta di Trentino Arcobaleno”.
Nel settore turistico, da annotare Viaggi Solidali di Torino “che propone viaggi in Africa, Asia ed Europa”; Addiopizzo Travel “che promuove tour pizzo free per promuovere la cultura della legalità”; Viaggi e Miraggi “che lavora a contatto diretto con la società civile dei luoghi visitati, con persone e associazioni coinvolte in progetti di sviluppo”; La Compagnia dei Cammini “che promuove la cultura del camminare e propone cammini e trekking d’autore tra letteratura e musica”.
Da questo parziale ma già corposo elenco si evince quanto sia ramificata la rete di strutture e relazioni che operano in maniera critica nell’ambito dei consumi: non di utopia si tratta, dunque, bensì di realtà. La migliore delle realtà possibili.
Info: www.altreconomia.it