La Casa-Museo di Antonino Uccello a Palazzolo Acreide (Sr)
Una delle figure più importanti della Cultura italiana del Novecento, una mente eccelsa e raffinata che ha impiegato tutte le energie nella riscoperta e tutela delle radici popolari.
Dobbiamo tutti un inchino ad Antonino Uccello, eroe della nostra Memoria collettiva, Vate di tradizioni ancestrali che ha amato a raccontato come nessun altro.
Nato a Canicattini Bagni nel 1922, Antonino Uccello ha concluso i suoi giorni nel 1979 a Palazzolo Acreide, dove aveva deciso di stabilirsi alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Una vita da emigrante della cultura, in Lombardia, dove ha insegnato nelle scuole elementari della Brianza e in cui ha maturato l’idea della Casa Museo che porta il suo nome. Sul sito dell’istituzione si legge che il progetto museale nasce dalla preoccupazione dello studioso per “la perdita di un patrimonio culturale da parte di un popolo, quello siciliano, avviato in quegli anni verso un tragico e devastante esodo”: infatti “in Brianza, Uccello porta tanti oggetti della civiltà contadina e li presenta in mostre d’arte presso famose gallerie del Nord: questi oggetti (cucchiai in legno, collari, presepi in legno d’arancio, chiavi di carretto, sculture in ferro, del carretto) facevano la spola fra Palazzolo e la Brianza”.
Spinto dai compagni di scuola a dare alle stampe le sue prime prove poetiche giovanili, affina i suoi versi al fianco del gotha culturale milanese, pubblicando diversi volumi. E’ proprio la Poesia regionale, insieme allo studio della letteratura popolare, a spingerlo con convinzione nel campo dell’antropologia, attività che diventa centrale dopo il suo ritorno a Palazzolo Acreide all’inizio degli anni ’60.
La Casa museo di Palazzolo Acreide prende forma in anni di lavoro, fino all’inaugurazione del 1971. Seguono tante pubblicazioni di carattere etnoantropologico, come Amore e matrimonio nella vita del popolo siciliano (1976) e Tessitura popolare in Sicilia (1978), con diverse incursioni nella gastronomia e nell’agroalimentare, come con Pani e dolci di Sicilia (1976), Bovari pecorai e curatuli (1980) e Cultura casearia in Sicilia (uscito postumo nel 1980 grazie all’Associazione Amici della Casa museo).
LE OPERE DI ANTONINO UCCELLO PUBBLICATE A CAVALLOTTO
L’editore a cui probabilmente Antonino Uccello è stato più affezionato è Vito Cavallotto, con cui ha pubblicato diverse opere, a partire dal fondamentale La civiltà del legno in Sicilia (1973), definito “un libro dedicato all’arte lignea dei pastori e alla cultura contadina iblea: probabilmente, questo libro è un libro di devozioni, di culto, di rispetto e di riconoscimento”.
Di questo rapporto sono molto orgogliose le figlie di Vito che proseguono l’attività della casa editrice, continuando a tenere in catalogo le opere di Uccello. Ecco il ricordo di Luisa Cavallotto, la quale già da bambina ebbe modo di visitare la Casa Museo intitolata ad Antonino Uccello nei primi anni della fondazione.
Info: www.cavallotto.it
L’ESPOSIZIONE DELLA CASA-MUSEO DI ANTONIO UCCELLO
Ospitata dal palazzo settecentesco dei Ferla-Bonelli, appositamente acquistato per lo scopo, la casa museo sprigiona in ogni angolo il senso dell’amore di Uccello per le tradizioni popolari della sua terra.
Uccello fece di questo luogo un ambiente vivo, ricco di attività, in cui spesso si recavano i suoi allievi per discutere, studiare, progettare. Riguardo ai materiali esposti, come ben spiega il sito del comune di Palazzolo Acreide, “Uccello ha raccolto e studiato, per oltre trent’anni, tradizioni orali, oggetti, strumenti di lavoro, manufatti di quella civiltà contadina che proprio in quegli anni andava scomparendo”.
Tra i materiali, una raccolta di pitture su vetro…
… statuine presepiali…
… e interi presepi allestiti…
… materiali dell’opra re pupi…
… compresi rari cartelloni…
… corredi, statue e oggetti di ogni genere, tutti capaci di raccontare una storia.
La casa museo contempla anche la riproduzione di ambienti agropastorali, come la casa ri stari, la casa ri massaria, il maiazzè (magazzino) e il frantoio.
Come spiega sempre il sito del comune di Palazzolo Acreide, “nella casa ri stari si svolgevano le comuni attività del contadino: la panificazione, usando il forno a legna e tutti gli arnesi (a madida, a sbria, u rastieddu, u palittunu, etc.) che servivano per tale operazione; la produzione della ricotta e del formaggio, usando a furnacella e a tuccena; la tessitura mediante l’uso del telaio a pedale e degli attrezzi per la filatura (u fusu, a rucca, l’annimmulu, etc.)”.
“Nel maiazzè venivano custodite le derrate (vino, olio, frumento, cereali) e gli attrezzi di lavoro…”
… Il frantoio è stato ricostruito sul modello già esistente in un ambiente del palazzo”
Da annotare anche la presenza di un importante esposizione di ceramiche di Caltagirone e la corposa raccolta di oggetti religiosi…
… oltre ai commoventi giocattoli di una volta.
Tra i palazzolesi che seguivano Antonino Uccello, c’era anche un giovane Pippo Bennardo, il quale da grande ha poi dedicato la vita professionale ai Beni Culturali, lavorando per anni alla Soprintendenza di Siracusa. Ecco il suo ricordo del Maestro.