Il giardino romantico di Ca’ Dolfin a Lendinara (RO), arte botanica
Spazio romantico, luogo dell’anima, sono alcune delle condivisibili definizioni che accompagnano una delle meraviglie più evocative che si possano immaginare, il giardino storico di Ca’ Dolfin Marchiori a Lendinara, in provincia di Rovigo.
A guidarci nella lussureggiante trama di suggestioni del luogo è Nicola Gasparetto, coordinatore e responsabile scientifico dei servizi bibliotecari, archivistici e degli allestimenti museali della Cittadella della Cultura: “il vasto giardino situato alle spalle di Ca’ Dolfin che occupa un intero isolato del centro storico lendinarese nacque nella seconda metà dell’Ottocento, su progetto dell’allora proprietario Domenico Marchiori”, racconta, aggiungendo che “fu concepito secondo un gusto eclettico ed ancora oggi conserva buona parte delle splendide scenografie vegetali e delle fantasiose architetture originarie che ne fanno il più significativo esempio di Giardino Storico in Polesine”.
“Al suo interno convivono composizioni botaniche che rimandano ai giardini rinascimentali all’italiana (ne sono un esempio le limpide linee prospettiche del percorso che attraversa il cosiddetto prato circolare) e angoli che invece si rifanno ai gusto romantico o all’inglese (per verificarlo ci si può immergere nella fitta vegetazione del giardino segreto, un piccolo labirinto a ridosso del palazzo)” prosegue Gasparetto…
… precisando che “il continuo succedersi di ambienti di volta in volta inaspettati nella loro eterogeneità doveva sorprendere gli ospiti che un tempo lo visitavano a bordo di piccole imbarcazioni lungo il sinuoso corso d’acqua che si sviluppa in tutta l’estensione del giardino”.
Queste lingue liquide a tratti fuggono dallo sguardo nascondendosi tra il giganteggiare della vegetazione, per poi riaffiorare in un altro angolo di lussureggiante sorpresa.
Il flessuoso snodarsi delle trame acquatiche lega i “luoghi dell’incanto” della struttura, individuati nel laghetto e nella cosiddetta isola della Poesia…
… ma rapiscono anche gli angoli più nascosti che sublimano i reticoli acquatici e gli esuberi vegetativi, scavalcandoli di slancio per fornire riparo sospeso all’ospite in cerca della pace più esclusiva.
Tutta la visita fluisce in un’incessante successione di sussulti emotivi, tra fughe prospettiche di rara compostezza figurativa…
… idilli che si manifestano come set fotografici naturali…
… ingressi che appaiono come sfide all’ignoto e inviti all’avventura…
… reperti di un’archeologia reinventata e omaggiata come citazione materica…
… geometrie sospese come ossimoro della coraggiosa osmosi tra inquietudini esoteriche e decorazione rasserenante…
… ripari in perfetta armonia con i materiali costitutivi dell’ambiente antropizzato…
… mentre la sete gnoseologica trova soddisfatto rinfresco in pannelli che quasi si fondono con il contesto…
… e la Bellezza mostra tutta la sua potenza ancestrale impadronendosi di ogni umano manufatto.
Sarà che ci si sente immersi nell’atmosfera fuori dal tempo di una possibile tappa di un ideale risorto Grand Tour, ma durante il percorso si finisce pervasi da reminiscenze pittoriche, quasi visioni lucide che in certi scorci fanno immaginare una nuova messa in scena del dipinto Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet…
… mentre le zone più selvaggiamente umbratili invocano il tratto di fosca potenza di Turner….
… fino ai piccoli corsi d’acqua che con la loro vegetazione galleggiante spingono inevitabilmente al raffronto con la composizione floreale preraffaellita dell’Ophelia di John Everett Millais.
Come in ogni selva che si rispetti, il mistero non può mancare, ombreggiando fuggevole tra le fronde come a suggerire i prodromi di un imminente sogno con le tinte forti di Füssli…
… ma forse è soltanto la suggestione di quegli sguardi insistenti e ficcanti che ti osservano dalla pietrificazione antropomorfa di una statua dalla severa prossemica.
Intanto si staglia l’imponenza di edifici storici che accusano il tempo ma dallo stesso traggono infinito fascino, ipotizzando futura amplificazione della meraviglia del posto, in attesa di un restauro auspicato da tutti.
Il giardino è visitabile secondo un calendario predefinito di visite domenicali da aprile ad ottobre e per i gruppi anche su prenotazione, contattando l’Ufficio IAT di Lendinara.
Intanto proviamo ad anticiparvi lo stupore visivo che troverete, attraverso le immagini del video che segue.
Info: http://www.comune.lendinara.ro.it/iat.html
Realizzato con il sostegno di C.I.F.I.R. – Consorzio Industriale Formazione e Innovazione Rovigo S.c.a.r.l.