Da Turri, il Museo dell’Olio d’Oliva a Cisano, sul Garda veronese
Il Museo dell’Olio d’Oliva in via Peschiera 54 a Cisano di Bardolino (VR) è il perfetto format riassuntivo dei musei d’impresa in tutte le loro declinazioni: narra un prodotto, celebra (indirettamente) l’azienda che lo realizza, esalta un marchio (anzi, diviene marchio esso stesso), ha un forte legame con il territorio e la sua comunità, è contiguo al luogo di lavorazione, ha uno shop interno che vende quanto raccontato. E’ dunque al tempo stesso museo aziendale, museo di marca, museo di prodotto, negozio-museo.
Un compendio di museologia contemporanea che si intreccia con le ragioni del marketing e dell’economia moderna.
Lezione che non riguarda soltanto l’aspetto finanziario e gestionale, ma anche quello espositivo.
Infatti questo museo sceglie la via più elegante allo storytelling, quella di illustrare la cultura di un genere di prodotto e non la sua declinazione merceologica. Gli ambienti così mettono in scena la vicenda millenaria dell’olio d’oliva, sotto l’aspetto storico, socio-antropologico, ingegneristico e agricolo.
Lo fa attraverso reperti preziosi e pannelli dalle didascalie inappuntabili sotto il profilo scientifico ma al tempo stesso semplici e immediate nell’enunciazione, creando una comunicazione empatica con il visitatore, educandolo senza appesantirlo.
Già la citazione che ti accoglie testimonia la profonda erudizione alla base del progetto, “…olea, quae prima omnium arborum est”, vergata da Lucio Giunio Moderato Columella in De Re Rustica (V, 8, 1), nel I secolo d.C..
E’ l’abbrivio del percorso di visita che immediatamente allarga la visuale del tema, avvertendo sui vari utilizzi dell’olio, quindi non soltanto quelli alimentari, come nel caso delle lucerne e delle illuminazioni con l’olio lampante.
Sotto teca, manufatti secolari che mostrano già l’istinto naturale dell’uomo di coniugare praticità d’uso con grazia estetica.
Si accenna poi alle potenzialità dell’olio nella saponificazione e si parte con gli antichi strumenti di lavoro del settore.
Ed eccoci alla monumentalità del torchio oleario, sistema ancestrale di spremitura ingegnoso ma che non esentava dalla nobilissima fatica di tale praticola agricola.
Proprio per attenuare tale fatica nacquero le macine a trazione animale, in cui veniva eseguita la prima lavorazione delle olive, grazie al notevole peso delle possenti ruote che con il loro moto meccanico causavano la rottura della polpa e la frangitura dei noccioli, fino ad arrivare a una pasta da sottoporre a nuova spremitura.
Un metodo che sopravviverà all’evoluzione tecnologica, con la sola sostituzione dell’energia animale con quella elettrica.
Interessante che i pannelli contestualizzino le macine con il territorio circostante, citando le “ultime testimonianze sul Garda”, in tutti i paesi rivieraschi, in particolare quelle ancora presenti a Torri del Benaco e Caprino.
Si prosegue con gli altri dettagli della produzione dell’olio…
… dagli strumenti di lavoro…
… a macchinari e modelli…
… fino agli accessori per il servizio in tavola.
Gli ambienti sono ampi e rendono l’idea dello sforzo compiuto per la creazione del museo…
… insieme a un notevole buon gusto decorativo che rende gradevoli le architetture della struttura.
Due i momenti più avvincenti dell’esposizione.
Il primo, un video sintetico ma esaustivo che ha la capacità di svolgere un ruolo pedagogico senza rinunciare ai dispositivi che rendono suggestivo il linguaggio audiovisivo.
Il filmato “parte dall’introduzione della coltivazione dell’olivo nelle colonie greche in Sicilia avvenuta nel VII secolo a.C. e illustra la propagazione della coltura nel Mediterraneo fino all’arrivo, avvenuto probabilmente con i romani, sulle rive del Garda”.
Più tangibile l’altro momento clou, la ricostruzione di una tranche de vie che funge da rappresentazione scenica della lavorazione dell’olio di oliva…
… attraverso la commistione di oggetti reali e funzionamenti concreti, compreso un vero scorrimento d’acqua su una ruota…
… e di manichini antropomorfi, dalle posture credibili e in grado di creare un idillio che sposa le istanze gnoseologiche con l’afflato poetico.
Nel video sottostante, abbiamo documentato il funzionamento di tale visualizzazione materica.
Il visitatore sfocia così nel negozio, ricco di ogni declinazione dell’olio d’oliva, dal sublime condimento viscoso alle conserve e prelibatezze di ogni tipo, passando per stoviglie e suppellettili in legno d’ulivo.
Significativo il marchio che campeggia sull’olio prodotto dall’azienda, Museum, il quale riconduce così l’istituto museale alla sua matrice imprenditoriale.
Da sottolineare l’ottimo funzionamento del museo sotto il profilo dell’accoglienza e della gestione dei visitatori, merito dei responsabili, Liliana Martino e Flavio Turri che è attivo anche nella comunicazione esterna.
Il museo scaturisce proprio dalla sensibilità della famiglia Turri, nome storico del settore, titolare dell’Oleificio Cisano. Una storia imprenditoriale di successo sfociata sul finire degli anni Ottanta nell’azione di responsabilità sociale che ha dato vita al museo, segno della “volontà di lasciare un’impronta permanente nel settore”.
Nel video che segue, vi mostriamo gli appunti visivi della nostra visita al museo.
Info: http://www.museum.it/index.cfm?content=338957&lang=it