Matera da scoprire: la necropoli medievale e i sotterranei inaccessibili
Sopra e sotto le trame litiche di Matera ci sono piccoli scrigni di memoria e grandi amplificatori di emozione ancora da scoprire adeguatamente.
Come la necropoli di Santa Lucia alle Malve nel Sasso Caveoso, area cimiteriale, come sarebbe più corretto definirla, ancora depositaria di storie da svelare.
Ce lo spiega lo storico Marco Pelosi accompagnandoci sul posto, quando conferma che va smentita la nomea barbarica del sito, sottolineando come la tomba più antica sia del decimo secolo, trattandosi quindi di sepolture cristiane, coeve delle prime chiese rupestri materane.
Nell’area sono ancora in corso importanti indagini archeologiche, per i cui esiti c’è molta attesa, soprattutto da parte degli studiosi. “Essendoci pochissimi elementi scientifici accertati sul periodo intorno all’anno Mille”, spiega Pelosi, “tale indagine archeologica è l’unica possibilità per conoscere qualcosa dell’epoca medievale e della vita a Matera in quella fase, quindi si tratta di un’azione necessaria, tanto che andrebbe resa sistematica ed estesa a tutta la città, invece che episodica come accaduto fino a oggi”.
Camminare sull’area cimiteriale restituisce una potente suggestione, facendoti avvertire il valore delle vite lì inumate ma anche la potente attrazione che Matera da sempre esercita sulle sensibilità più inclini alla spiritualità, come fosse per virtù naturali la sede eletta per coltivare la religiosità.
Attiene invece alla cultura materiale e all’interesse antropologico la cantina con antichi foggiali che abbiamo avuto modo di visitare nel cuore dei Sassi, a pochi passi dalla centralissima piazza Vittorio Veneto.
La struttura, semi-ipogea, serviva per lo stoccaggio delle derrate e soprattutto del grano: in origine infatti era una della tante fovee sparse nella zona principale della città, nel cosiddetto rione dei foggiali, il quale rappresentava la parte commerciale di Matera e quella in cui si concentravano le attività artigianali.
Lo scorrere del tempo e il progresso hanno poi mutato la funzione delle fovee, senza tuttavia intaccarne il fascino.
Nella struttura visitata, si nota proprio il passaggio architettonico dalle antiche fogge alle moderne cantine, con gli ambienti rimodellati: del vecchio uso si notano ancora le bocche per l’introduzione dei cereali.
Si tratta di strutture perlopiù private, per anni dimenticate, ignote ai visitatori di passaggio, ma sembra che l’avvento dell’anno 2019 in cui Matera sarà Capitale Europea della Cultura potrebbe portare tra i suoi effetti quello di un recupero di questi luoghi, portando alla loro riapertura e alla valorizzazione attraverso il contributo delle visite guidate.
Nel video che segue, cerchiamo di restituire la luce che meritano a questi angoli ancora poco noti di quel giacimento di meraviglie che è Matera.