Lu Bar, gastronomia siciliana a Milano: buona idea, esito da migliorare
Le intenzioni sembrano buone, con dei giovani di origine siciliana che partono da un’esperienza nell’isola per poi esportarne la gastronomia nel capoluogo lombardo: ne scaturiscono varie applicazioni di ristorazione, dal catering al locale classico, passando per lo street food.
Proprio su quest’ultimo format ci siamo concentrati, un “chiosco sulla Terrazza appartata del Mezzanino della Stazione Centrale di Milano, sotto le volte della massiccia struttura architettonica”, con al centro un’Ape, classico mezzo di diffusione del cibo di strada da cui anche quest’esperienza è partita.
L’offerta si incentra sull’Arancino, artigianale, definito “genuino e autentico, in quanto importato dalla Sicilia e fritto sul momento”.
Su tale perno dell’offerta del chiosco però durante il nostro test sono affiorate diverse incongruenze.
Abbiamo ovviamente chiesto gli arancini, ma non sono stati fritti al momento, bensì prelevati da un contenitore termico, già pronti.
Proviamo prima quello al ragù: la forma è conica, come il classico arancino catanese, con ingredienti quali carne bovina, pomodoro e formaggio. La frittura risulta un po’ unta ma fragrante e leggera, mentre il sapore dell’olio lascia delle perplessità.
Passiamo allora alla variante Norma, di forma quasi ovale: qui il riso è decisamente scotto, tanto da creare una non gradevole sensazione collosa; poche le melanzane presenti, le quali così non partecipano molto al gusto finale, mentre dà un contributo positivo una buona ricotta salata.
Peccato per questa discontinuità, anche perché ci aveva colpito positivamente l’idea di servire gli arancini in una sorta di cestino.
Da bere ci siamo orientati sulle bibite siciliane artigianali della Polara, azzeccando la scelta di un’evocativa Spuma da “antica ricetta”, molto appagante.
Decidiamo di concludere con la prova per eccellenza per una gastronomia siciliana, il classico cannolo alla ricotta.
Temevamo proprio per la fattura della ricotta, invece è lavorata in maniera corretta. Mordendo la cialda, però, il palato è stato invaso da una sensazione che richiamava quella dell’olio vecchio o irrancidito. Una percezione non piacevole che ha guastato l’esperienza.
Abbiamo fatto presente il problema all’unico addetto al servizio, il quale ha accolto con indifferenza la segnalazione, sollevando le spalle con indolenza e limitandosi a dire “lo farò presente ai titolari”, senza ritirare le altre cialde ancora da servire.
L’episodio ci ha lasciato basiti, ma in fondo ha rappresentato l’epilogo di un servizio apparso fin da subito per nulla empatico, quasi freddo e respingente, lontanissimo dal senso di solarità e accoglienza che ci si attenderebbe da un’attività a contatto col pubblico che si dichiara ispirata alla Sicilia.
Strano riscontrare simile pecche in una struttura che dichiara di tenere “gli occhi puntati al prodotto e al servizio”, di curare anche il “minimo dettaglio” e dare valore alle pubbliche relazioni, poiché la realtà in parte contraddice tale missione.
Dispiace soprattutto perché il concept è valido, l’ambientazione ottima sul piano estetico e confortevole su quello logistico, con qualche finezza apprezzabile come la disponibilità di alcuni giornali per la consultazione.
Correggendo le lacune riscontrate, il locale potrebbe assumere anche un importante ruolo pedagogico e divulgativo, vista la collocazione in un ambito di grande transito di passeggeri, un’esposizione popolare che dovrebbe elevare la tensione alla perfezione dei titolari.
Info: https://www.lubar.it/stazione-centrale/