Museo Castromediano a Lecce, le radici del Salento fin dalla preistoria
Il Museo Sigismondo Castromediano è il più antico museo della Puglia aperto al pubblico, ma anche uno dei più vorticosi nell’offrirsi alla visita, con le strutture elicoidali innestate nell’architettura dell’edificio che lo ospita in viale Gallipoli 28 a Lecce, ma soprattutto con traiettorie gnoseologiche che trascinano le sinapsi in un turbinio di epoche ed espressioni antropologiche.
La storia del museo registra i primi vagiti nel 1868, fin da subito con il compito di documentare le vicende millenarie del territorio di appartenenza, il Salento, attingendo a donazioni e ricorrendo ad acquisti. A guidare la fase costitutiva, proprio quel Sigismondo Castromediano a cui oggi il museo è dedicato, un nobile della zona considerato un eroe risorgimentale per avere combattuto i Borboni. Si deve al suo impegno indefesso nel reperimento di materiali la sedimentazione del primo nucleo espositivo, comprendente reperti archeologici e dipinti, opere d’artigianato in vetro o in avorio e monete.
Un criterio espositivo eclettico che il museo ha poi precisato in chiave archeologica, con il suo punto di forza in un potente percorso nella preistoria del Salento, affrontando paleolitico e mesolitico, neolitico, età dei metalli.
Un rosario che sgrana reperti e narrazioni, razionalizzato dalla liturgica scansione di pannelli di buon impianto divulgativo, con l’aiuto di espedienti grafici empatici per potere dialogare anche con i visitatori più piccini.
Tra statuette antropomorfe e oggetti di uso comune, colpiscono emotivamente le testimonianze funerarie, a partire dal vibrante memento mori che si innalza dalla ricostruzione in situ di un circolo funerario megalitico con muretto di pietre assemblato a secco che abbraccia concentricamente i resti umani inumati, uno dei quali riproduce la posizione fetale, simboleggiando la chiusura del ciclo vitale con il ritorno alla postura che si assume nel ventre materno.
Il calco della sepoltura rinvenuta a Serra Cicora, nell’area di Nardò, restituisce anche pregevoli reperti, come il vaso ritrovato nei pressi di una capanna.
Le collezioni antiche sfoderano numerosi manufatti che attraversano i secoli così come gli stili e gli impieghi, ascendendo al territorio del valore artistico…
… con vasi colmi di messaggi, racconti, significati manifesti e misteri reconditi, in grado di parlarci ancora oggi, toccando corde profonde.
Non senza una doverosa citazione per quel meraviglioso giacimento di memorie che è (stata) l’antica città di Egnazia, oggi mutata in splendido parco archeologico con annesso museo, sempre dentro i confini del Salento.
Intanto, tra ceramiche in stile apulo e reminiscenze messapiche, svettano iscrizioni con parole davvero scolpite nella pietra, introducendo il segno semantico nel percorso cognitivo dell’osservatore.
Il museo topografico poi riannoda i fili che legano i popoli avvicendatisi in terra salentina, collegando i Miceni con i Messapi e questi con i Romani, mentre al centro di una sala una mappa cristallizza la complessità geo-storica dell’area salentina.
Dalla statuaria infine emergono, su volti eternizzati, espressioni di un’umanità senza tempo, carica di stupore indomito.
Lungo il nostro tragitto nelle sale del museo, abbiamo raccolto con la telecamera le immagini che potete vedere scorrere nel video seguente.
Info: https://www.facebook.com/MuCastromediano/