Cascina Morassino, vini della dinastia vitivinicola Bianco a Barbaresco
Quando si introduce il concetto di dinastia, lo si associa a quello di nobiltà: vale perfettamente per la vicenda secolare della famiglia Bianco che ha contribuito in maniera determinante a nobilitare la produzione vitivinicola del territorio di Barbaresco, favorendo l’elezione di questo vocatissimo territorio piemontese tra quelli ritenuti di maggior pregio al mondo.
Una linea dinastica segnata dal valore del lavoro, dal rispetto delle peculiarità endogene, dal talento nell’estrazione del genius loci dalla terra per farne nettari unici e universali.
Nel volume Barbaresco, radici, racconti, ricordi, l’autore Ugo Conti narra come “il fondatore della dinastia Bianco, una delle più antiche protagoniste vitivinicole di Barbaresco, può essere considerato Battista Bianco, leva 1813”: è il padre di quel Giovanni che nel 1870 avvia “l’attività vinicola vera e propria, iniziando a trasformare in vino parte della sua produzione viticola”. Il racconto prosegue con una catena di successioni familiari che conduce all’intreccio “di tre nomi importanti della realtà vitivinicola di Barbaresco: i fratelli Bianco, Rocca Luigi e De Forville” e a un susseguirsi di denominazioni aziendali.
Punto di confluenza, la Cascina Morassino in cui da un certo punto in poi si concentra l’intera vinificazione, fino a dare il nome nel 1984 all’azienda che incarna l’attuale evoluzione delle ultime generazioni di cotanta discendenza.
La sede si trova in Strada Bernino 10 a Barbaresco, in provincia di Cuneo.
I numeri attuali parlano “una superficie di 3,5 ha vitati in Barbaresco, menzione geografica Ovello e 1 ha nel comune di Neive per un totale di 4,5 ha”: ben sottolineato che tutto avviene “a conduzione famigliare”, sistema ancestrale che “consente di avere una cura attenta, costante e personale di vigneti e cantina con lo scopo di realizzare un vino artigianale di alto livello qualitativo”, con una produzione che nel 2017 è stata di circa 22.000 bottiglie.
Per i lavori in vigna, da tre anni l’azienda ha aderito a The Green Experience, progetto di Coldiretti Cuneo che ha creato una “rete di produttori piemontesi che praticano una viticoltura verde, riconsiderata e sostenibile”, il quale prevede il rispetto di dieci regole: “viticolture e produzioni eco-compatibili ed eco-sostenibili; tutela della biodiversità e dell’ambiente naturale; tutela estetica del paesaggio naturale e antropizzato; priorità alle soluzioni agronomiche e al rispetto del suolo; eliminazione del diserbo chimico nei filari; semina di essenze erbacee e floreali nel vigneto; diffusione di insetti pronubi utili; collocazione di nidi per uccelli funzionali alla coltura; rispetto e onestà nei confronti del consumatore; tracciabilità dei controlli e certificazione esterna” (http://www.thegreenexperience.it/it.html).
Vi sono coinvolti “più di 100 di produttori di Langhe, Roero e Monferrato per oltre 900 ettari di vigneti trattati secondo i disciplinari The Green Experience”, per una concreta esperienza collettiva “creata per valorizzare la distintività dei metodi di produzione, per conservare le risorse naturali e per prendersi cura del paesaggio collinare”.
Vino icona dell’azienda eleggiamo il Barbaresco Ovello DOCG, da uve Nebbiolo in purezza “provenienti da un vigneto con ottimali condizioni di esposizione e composizione del terreno, all’interno del quale, alla raccolta, viene fatta un’ulteriore selezione, premiando le porzioni di vigneto che hanno maturato l’uva migliore”. Si presenta con uno splendido colore rubino dall’unghia pronunciata e un intenso bouquet di selva in cui si avverte anche del pepe bianco. In bocca è subito intenso il tannino che traina un’impronta zuccherina seducente e densa di aromi, sviluppando marasche, gelsi neri e paprika. Corpo intenso, ha una buona acidità che rende scorrevole una beva altrimenti meditativa.
Altra declinazione è il Barbaresco Morassino, cui una minore permanenza in legno e l’utilizzo della botte grande che “trasmette l’impronta tradizionale” conferiscono una punta di freschezza in più che esalta il frutto, pur confermando i descrittori dell’Ovello.
Il Langhe DOC Nebbiolo è una sorta di base culturale tanto della cantina quanto del territorio di appartenenza, collocato nel comune di Neive.
Profuma chiaramente di rose aulenti, con rara eleganza.
L’approccio è all’insegna dell’acidità e di un bel carattere dolce.
La fragola domina, ma si sentono anche la prugna e il cacao amaro.
In sottofondo, una delicata gradevole astringenza tanninica.
Altro classico, la Barbera d’Alba DOC Superiore con il vitigno impiegato al 100% che al naso propone spezie dolci e calde sensazioni ipogee.
Tannino importante ma non invadente, delicatezza abboccata, esprime melagrana, ciliegia, cioccolato al latte, con screziature di sambuco e coriandolo.
Irresistibile il suo corpo sinuoso che conduce a una beva segnata dall’imponenza alcolica ma sempre suadente. Un grande vino.
L’alloctono della casa è un imponente Langhe Merlot in cui l’olfatto insegue riferimenti tra rovi, erbe e fiori.
L’abbrivio è molto sapido, poi stemperato da piccoli frutti rossi, susine e amarene.
Corpo snello, beva entusiasmante e golosa.
Ultime annate disponibili per il Dolcetto d’Alba coltivato a Barbaresco fino al 2018 e poi espiantato: per adesso si può gustare l’edizione del 2017 di un’interpretazione particolarmente rispettosa delle caratteristiche intrinseche di quest’uva, grazie alla fermentazione e alla maturazione in acciaio che lasciano intatte le peculiarità varietali e fanno esplodere tutta la complessità del sottobosco tanto al naso quanto al palato, con una beva particolarmente dinamica.
A illustrarci questi vini è Roberto Bianco, nel video che segue.
Info: http://www.propostavini.com/contatti