Dalle Marche, i vini artigianali fatti a mano della cantina Rio Maggio
Affermare con orgoglio l’artigianalità del proprio lavoro, sottolineando come valore supremo l’uso delle mani, significa congiungersi a valori atavici su cui si basa la civiltà umana e inserirsi nel perenne scorrere dei suoi valori fondanti: è così che si presenta la cantina Rio Maggio, inserendosi con fiera lodevole umiltà nel genius loci del centro-sud delle Marche.
Una storia che “inizia con Graziano Santucci che fondò l’azienda nel 1976, dedicando alla sue vigne l’amore e l’attenzione di chi lavora il vino per autentica passione”, per poi tramandare le proprie conoscenze al figlio Simone che ne prende le redini insieme alla moglie Tiziana.
Obiettivo dichiarato, “far conoscere a tutto il mondo la qualità del vino che nasce da queste colline”, puntando soprattutto su “due importanti Doc del territorio marchigiano, in particolare per la zona tra le province di Ascoli Piceno e Macerata: Rosso Piceno e Falerio dei Colli Ascolani”.
Per farlo, adottano la filosofia “di rispettare i singoli vitigni puntando a fare vini di vigna, grazie anche a diradamenti e passaggi ripetuti in vendemmia, dove vengono accuratamente scelti i grappoli migliori”, all’insegna di “qualità e la naturalità” tradotte in raccolta a mano, utilizzo limitato di interventi solforosi e impiego invece di prodotti fito-sanitari a basso impatto, con “tecniche di vinificazione attente e scrupolose”.
Scelte premiate dal successo internazionale che arride dagli Usa a Hong Kong, dal Canada al Giappone, da tutta Europa all’Australia.
Il segreto è racchiuso in un terroir in cui le vigne possono svilupparsi nel migliore dei modi, grazie alle colline marchigiane in cui si trovano, dove “la luminosità del sole ed il suo calore consentono di esprimere alte gradazioni zuccherine e delicati profumi, indispensabili per ottenere buoni vini di cui tutta la regione è ricca”.
Caratteristiche pedoclimatiche particolarmente accentuate nella zona del Fermano in cui si trova l’azienda, “nel comune di Montegranaro e dintorni”, territorio a forte vocazione agricola.
La nostra attenzione si è concentrata su ciò che accade in Contrada Vallone, dove si trovano i vigneti di “Trebbiano, Verdicchio, Passerina, Montepulciano e Sangiovese, uvaggi necessari alla vinificazione delle due DOC della provincia: Rosso Piceno e Falerio”, le cui uve vengono raccolte a mano, con i grappoli “messi in piccole cassette che contengono massimo 20 kg, per rispettare l’integrità dei singoli acini ed evitare ogni sorta di danneggiamento”, quindi l’ingresso in cantina dove vengono seguite scrupolosamente attenzioni grazie alle quali “i viticoltori riescono a ottenere vini con decisa riconoscibilità e caratterizzazione del terroir”.
La base di partenza è il Rosso Piceno, vessillo enoico della Regione Marche che nel Rio è declinato nella perfetta divisione del blend in 50% Montepulciano e 50% Sangiovese, all’insegna di una freschezza che tutela le note varietali del frutto, in cui la frutta estiva è innervata da richiami erbacei e piccanti.
Porta fieramente il nome di Vigneto Contrada Vallone il Rosso Piceno più maturo e complesso della cantina, vino identificativo e non potrebbe essere altrimenti, visto che le uve si trovano a ridosso della sede. Qui l’assemblaggio prevede un suddivisione in 70% Montepulciano e 30% Sangiovese che porta al naso tabacco e pepi colorati, mentre l’approccio tanninico al palato evidenzia un sorso caldo e avvolgente, in cui si riconoscono prugne, cacao amaro, corbezzoli e spezie orientali.
Tra i bianchi identitari, folgorante il Telusiano, un Falerio dei Colli Ascolani frutto dell’unione di Trebbiano al 40%, Pecorino al 30% e Passerina al 30%, il cui nome ha origini lontane che evocano l’antico “nome della zona a ridosso delle attuali tenute Rio Maggio”, riferendosi “all’epoca dei primi insediamenti (età di Nerva 96-98 d.C.)” nel territorio.
Si tratta di una Selezione il cui bouquet fresco e fiorito accenna alla zagara, mentre in bocca un’intensa acidità carica di aromi suggerisce limone, ananas, yuzu e una nota di crema pasticcera, con un finale in cui si avverte la liquirizia. Ha un gradevole tocco minerale che alimenta la notevole originalità di un sorso avvincente, mentre la beva procede scorrevolissima.
Chiusura con il Colle Monteverde, un’Offida Pecorino D.o.c. che esalta il recupero di un antico vitigno importante per la “fascia collinare che va dall’Alto Maceratese all’Abruzzo”. Vinificato in purezza, ha un delicato bouquet floreale arioso, mentre sensorialmente colpisce con genziana, litchi, avocado e banana, su cui aleggia una sensibile sapidità.
In tale contesto degustativo, la beva richiede attenzione per un corredo organolettico di assoluta originalità: è un vino da affrontare come nuova esperienza, mollando gli ormeggi del già provato e i punti fermi dei propri criteri di orientamento, lanciandosi in una scoperta piena di gusto.
Ci siamo fatti raccontare l’intera esperienza di Rio Maggio da Simone Santucci, nel video qui sotto.
Info: http://www.riomaggio.it/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/ricerca-prodotti/?q=RIO+MAGGIO++