La vera ricchezza del Molise passa dai tratturi, arterie della civiltà
Sono le vene lungo le quali è stato irrorato il corpo pulsante della civiltà, il tessuto connettivo del sacro legame tra Uomo e Natura, le rime lucreziane che saldano poeticamente le relazioni tra le specie viventi: i tratturi sono le strade dell’evoluzione sociale che abbiamo percorso fin qui, ma anche le vie lungo le quali nuovamente incamminarsi per dare una pulsione morale al presente.
Perché si tratta di vie di collegamento spianate dalla consuetudine della fatica, quella di pastori alla ricerca dei pascoli per le bestie con cui vivere in simbiosi: strade lastricate soltanto di passo lento e respiro profondo, con il fondo naturale segnato dal ciclico e indefesso passaggio delle mandrie, milioni di zampe e piedi affiancati nel solcare zolle selvagge senza ricoprirle del bitume asfissiante di una malintesa modernità.
La transumanza è l’ode virgiliana che si sublimava nel sudore, i cui versi imperituri echeggiano ancora robusti come i muscoli degli arti su cui si spostavano gli esseri viventi alla ricerca di una sussistenza rispettosa dei cicli di Madre Terra, ossequiata per i frutti che dispensa o ancor di più per quei ciuffi d’erba da cui muove il ciclo vitale dell’umanità evoluta. D’estate sui monti, d’inverno in pianura: un assioma semplice e incontestabile che ha governato a lungo con saggezza la frazione di Universo in cui abitiamo.
Condurre le bestie da un pascolo all’altro è l’atto di umiltà più elevato che si possa concepire, poiché richiede l’accettazione della vera condizione umana, quella di primus inter pares tra gli esseri viventi, chiamati a rispettare i tempi e le risorse della Natura, senza prevaricarne gli equilibri.
Il cuore di questo sistema in Italia è fissato tra il Centro e il Sud della Penisola, teatro all’aperto delle millenarie migrazioni a tempo della composita comunità pastorale, una spola che ha tessuto nel tempo trame sinuose a fondo naturale normate nei 111 metri cui corrispondono gli originari sessanta passi napoletani.
Migliaia di chilometri che hanno foraggiato nel corso dei millenni il susseguirsi di popoli con il loro ordito di istanze civili, sistemi sociali, organizzazioni economiche, progressi tecnologici, evoluzioni culturali. Un arco temporale di duemilacinquecento anni che va dai Sanniti al secondo dopoguerra del ’900.
L’Abruzzo e la Puglia sono alfa e omega interscambiabili di questo vocabolario agreste, punti di arrivo o di partenza secondo l’angolazione da cui si guarda il mondo. Tra tali punti cardinali, vengono lambiti anche i territori di regioni come Umbria, Basilicata e Campania.
Il nodo però è tutto concentrato nella più nobile delle aree del Paese, il Molise, poiché qui si intreccia buona parte dei tratturi, facendone un passaggio obbligato di ogni traiettoria dell’Essere.
Un patrimonio intuito da enti e cittadini, ma ancora in attesa di adeguato recupero e congrua valorizzazione.
Il sito della Regione Molise (http://www.regione.molise.it/web/turismo/turismo.nsf/0/9CEA9705BC563E4EC125756600372563?OpenDocument), inserendoli tra gli elementi della promozione turistica, spiega che “questa enorme rete viaria, presente ancora nel 1960, comprendeva ben 14 Tratturi, 70 Tratturelli, 14 Bracci e 9 posizioni di riposo”, ricordando “che i Tratturelli ed i Bracci erano tratturi di minore grandezza ed in genere di collegamento tra le arterie principali”.
Si fa quindi notare che “solo nel Molise, ancora oggi, è possibile ammirare per lunghi tratti gli antichi Tratturi in tutta la loro bellezza; solo in questa regione è possibile ancora andare a cavallo per decine di chilometri attraverso questi Giganti Verdi ed ammirarli nella loro ampiezza originale di 111,6 metri con relativi limiti in pietra ai lati; solo nel Molise è possibile percorrere nel cuore della natura un itinerario che unisce il Parco Nazionale del Gargano a quello dell’Abruzzo”.
Nel video sottostante, vi mostriamo un tratto molisano del Tratturo Celano-Foggia.
Diversi gli atti rivolti ai tratturi. Decreti ministeriali che a partire dal 1976 ne hanno sancito il valore storico-artistico, affermando che la rete dei Tratturi con tutte le sue diramazioni e pertinenze è “di notevole interesse per l’archeologia, per la storia politica, militare, economica, sociale e culturale in genere del Molise”; la Legge regionale n.9 del 1997 secondo la quale “i tratturi, in quanto beni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico, nonché utili all’esercizio dell’attività armentizia, vengono conservati al demanio regionale e costituiscono un sistema organico della rete tratturale denominato Parco dei tratturi del Molise”, sottoponendoli alla gestione della Regione “nel rispetto dei vincoli disposti dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali”; la presentazione della candidatura a Patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2006; la decisione della Comunità Europea di decretare il 2007 come l’anno dei tratturi e della transumanza; ma anche l’inserimento tra i siti mondiali di pregio in pericolo contemplati dalla World Monuments Watch List of Endangered Sites.
Da un’osservazione esterna tuttavia sembra che siano mancati interventi di peso per custodire adeguatamente tale infinita risorsa, un immobilismo che unisce pubblico e privato, sia chi ha governato negli ultimi sessanta anni sia coloro che non vi hanno investito fondi ed energie a sufficienza.
Allo stato attuale si registra qualche attività privata che propone esperienze turistiche sui tratturi tra trekking, fuoristrada o equitazione, mentre di recente sono giunte notizie di nuove spinte per ottenere il riconoscimento dell’Unesco, oltre a lodevoli iniziative di associazioni e di gruppi di volenterosi che lottano per dare loro il giusto risalto.
Di poche settimane fa poi il germogliare della determinazione di creare un museo dei tratturi, per il quale hanno contattato anche noi: la sensazione è stata quella di un coacervo di encomiabili intenzioni la cui concretizzazione però non appare vicinissima, in attesa di auspicabili solide fondamenta scientifiche e di mettere a punto le modalità relazionali; un’impresa tuttavia da incoraggiare, perché la musealizzazione è uno dei modi più apprezzabili ed efficaci di valorizzare un fenomeno.
Intanto va riferito anche di incontri, convegni, attività sul territorio, escursioni, annunci di proposte di legge, creazione di consorzi, dichiarazioni di impegno da parte di politici. Gli impulsi quindi sono molteplici, frutto certamente di buona volontà e di sedimentata consapevolezza, ma forse gioverebbe che venissero messi a sistema, dotandosi di maggiore solidità progettuale e puntando a essere inclusivi, aggregando le forze disponibili.
Dal punto di vista degli studi va poi registrata una grande vitalità, a conferma del prestigio degli intellettuali molisani e della rinomata predisposizione quasi genetica nella regione per la ricerca e l’anelito alla Conoscenza.
Basti scorrere le tante pubblicazioni sull’argomento, come Tratturi e transumanza. Profili fra passato, presente e progettualità future di Pierluigi De Santis (Wip Edizioni, 2013), La strada da fare. In cammino nella regione che (non) c’è di Maria Clara Restivo (Neo Edizioni, 2017), passando da una firma che noi stimiamo molto come quella di Nicola Mastronardi autore di I Giganti Verdi – Immagini, incontri e suggestioni lungo i tratturi del Molise (Volturnia, 2004), fino alle liriche di In cammino di Rossella De Magistris.
Si aggiungano guide e saggi che hanno allargato l’indagine all’intera rete dei Tratturi, includendo tutte le regioni interessate.
In ambito accademico si è spesa l’Università degli Studi del Molise che in passato ha anche co-patrocinato pubblicazioni come Itinerari del Tratturo. Pescasseroli-Candela dal fiume Tammaro alla taverna di Monte Chiodo, a cura di Andreasi R., Di Paolo P., Federico M., Iosue E., insieme alle Comunità Montane Alto Tammaro Fortore, mentre oggi vede attivo il Centro di ricerca UniMol Risorse Bio-Culturali e Sviluppo Locale – BioCult “sui temi connessi alla conservazione, tutela e valorizzazione dei tratturi e della civiltà della transumanza e del pastoralismo” nella regione e non soltanto.
Va anche sottolineata l’attività indefessa condotta sul campo da AIIG Molise – Associazione Italiana Insegnanti di Geografia e dal CAI, la dedizione di un operatore culturale come Roberto Colella e il pionierismo dell’attore e regista Pierluigi Giorgio ammirevole per la qualità artistica e l’alto senso civico con cui si spende da sempre per i tratturi con anima e corpo, dai prodromici documentari alla narrazione on line di CamminarNarrando.
E ci scuserà chi dovessimo avere dimenticato.
(foto di Pierluigi Giorgio da https://www.facebook.com/photo.php?fbid=891328221209419&set=t.100009967486733&type=3&theater)
Un insieme di eccellenze che conferma come ci voglia una visione molto ampia per i tratturi, patrimonio enorme e composito, capace di interessare il turismo colto e quello mordi e fuggi, i viaggiatori sensibili e le scolaresche, poiché è attrattore centripeto di archeologia, geografia, beni culturali, enogastronomia, trekking, equitazione, poesia, letteratura, spettacolo, divertimento, fino a ogni declinazione culturale. Pertanto senza l’osmosi di tutti questi elementi, difficilmente si potrà dare vita a un’idonea opera di rivalutazione dei tratturi. Occorre quindi fare squadra tra archeologi, storici, critici d’arte, geologi, agronomi, botanici, etno-antropologi, geografi, paleontologi, operatori didattici, intellettuali e artisti, insieme a pastori, allevatori, agricoltori, cartografi, casari, norcini, operai e impiegati di ogni settore, tutti coloro che lavorano con l’ambiente e le tradizioni, non ultimi ristoratori e albergatori, senza dimenticare poeti, sognatori, faticatori del quotidiano e ciascun cittadino con il proprio talento.
Un moto spontaneo che può e deve partire dal basso, magari dall’unione di società civile e piccola imprenditoria onesta, senza bisogno di attendere finanziamenti pubblici o qualsivoglia assistenzialismo. Perché l’unione delle energie di base di una società può creare economia in modo prodigioso, senza alcun bisogno di soldi che piovano dal cielo o da qualche istituzione. Per esempio, perfino nella martoriata Sicilia non hanno atteso incentivi per sfruttare la capacità d’attrazione dell’Etna: era talmente evidente quanto il vulcano potesse essere un potente volano di indotto economico che in tanti si sono organizzati spontaneamente, creando un nugolo di attività professionali e micro-imprenditoria che oggi ha il duplice effetto di consentire di guadagnare a chi ci lavora e di offrire servizi ai turisti, anche se ovviamente non mancano le discrasie e molto di più si potrebbe fare.
I tratturi sono l’oro del Molise, ma ci vuole qualcuno che scenda in miniera per estrarlo, lavorarlo, commercializzarlo: sono ottantatré i borghi molisani che dispongono nel proprio agro di un Tratturo, un Tratturello o un Braccio, quindi ce n’è davvero per tutti, un’occasione imperdibile per rendere il Molise protagonista e per creare occupazione sostenibile.
A favore dei tratturi però andrebbe prima adottata una robusta, immediata e severa azione di tutela, per la quale è imprescindibile una mobilitazione collettiva dell’intera comunità. Da più parti infatti si esprimono timori per la loro progressiva scomparsa, a causa delle minacce rappresentate dalla cementificazione e da sfruttamenti di vario tipo tali da modificarne la morfologia fino a renderli irriconoscibili o farne sparire interi tratti.
La vexata quaestio riguarda pure la costruzione di edifici su strade tratturali. Da una parte c’è chi sostiene che i tratturi rappresentino terreno demaniale e quindi che sarebbe vietato costruirci sopra. Dall’altra parte c’è chi invece avrebbe affermato di ritenere legittima e perfino positiva la realizzazione di edifici sui tratturi. La diatriba si trascina da anni senza che si abbia notizia di adeguati interventi da parte degli enti che potrebbero fare chiarezza e dire una parola definitiva sul piano giuridico e istituzionale.
La polemica per adesso è così rimasta nell’ambito di accesi confronti privati, senza stimolare un dibattito esteso, quindi ci si chiede quale possa essere la posizione dell’opinione pubblica locale in merito a una questione talmente decisiva per il futuro dei tratturi.
Tra le criticità, ci hanno segnalato anche che in certi ambiti sarebbe in atto una sorta di rimozione del ricordo dei sacrifici che avvenivano durante la transumanza. Ne sarebbe dimostrazione che in diversi comuni molisani tale rimozione sia avvenuta perfino in abito toponomastico, cancellando indicazioni stradali che facevano riferimento alla pratica della pastorizia nomade: non è ben chiaro se ciò sia accaduto per un candido senso di pudore verso un passato di povertà estrema che per qualcuno potrebbe essere imbarazzante o piuttosto per coprire dei business realizzati su tracce tratturali già oggetto di proteste da parte di associazioni ambientaliste.
Capiamo le ragioni dell’economia, ma se a farne le spese devono essere reperti ancestrali come i tratturi, ciò non conviene neanche agli industriali e a chi opera nel business, perché si andrebbe a intaccare una ricchezza collettiva che riguarda anche chi opera nei mercati. Impoverire un tratturo, impoverisce tutti, senza nessuna esclusione.
Per questo i molisani invece, con un atto di fierezza identitaria, dovrebbero riappropriarsi con forza dei loro tratturi, onorandoli come fossero sangue delle proprie vene, amandoli come propri figli, coltivandoli come le migliori prospettive per il futuro.
Perché attraverso i tratturi il Molise può assurgere al ruolo che merita, quello di crocevia culturale fondamentale dell’Italia, di radice esemplare per l’idea stessa di Europa delle genti, oltre che gioiello di dimensioni internazionali secondo a nessuno.
Qui parliamo di un prodigioso sistema socio-economico che univa montagna, collina e pianura, rudimentale ma meritevole di essere studiato anche dalle menti più lucide dell’economia politica planetaria.
Uno scrigno stracolmo di potenziali attrazioni: basti pensare all’eventuale ripristino delle Taverne, definite suggestivamente “gli Autogrill del passato” in un progetto di riuso che le individua come “una grande occasione di sviluppo culturale ed economico” oltre che “di riappropriazione della nostra identità”.
Nel solo territorio di Matrice ve ne sono ben tre: Mariano, Di Carlo e Cannavina, “poste a 6/9 Km da Campobasso a breve distanza dalla Taverna del Cortile e dal Tratturo Castel di Sangro – Lucera”.
(Taverna Di Carlo)
Che si tratti di disegni concretamente attuabili e non di deliri impalpabili lo dimostra il successo dell’iniziativa La Transumanza d’Italia della famiglia Colantuono, quattro giorni di cammino pieno di ragionamento e riflessione che dalla località garganica di San Marco in Lamis conduce fino a quella molisana di Frosolone, tutto in compagnia della mandria, tra mungitura e trasformazione del latte, pranzi al campo e cene con le comunità locali, bivacchi, incontri con le scuole e fiumi da guadare.
Un’iniziativa eroica dei Colantuono, ultima famiglia molisana che ancora svolge davvero la transumanza, dando una lezione di vita e di dignità all’Italia intera e al tempo stesso garantendo la memoria viva e condivisa di una tradizione autoctona portata avanti dall’800.
Per chi volesse saperne di più, ci sono le ottime cronache puntuali del collega giornalista Maurizio Cavaliere (https://www.facebook.com/transumanzamolise/) e l’appassionata narrazione da applauso ancora di Pierluigi Giorgio (https://www.facebook.com/people/Pierluigi-Giorgio/100009967486733).
Per noi che invece siamo arrivati da fuori è stato complicato orientarsi tra le vestigia dei tratturi senza una valida guida del posto, a causa di indicazioni insufficienti e dell’assenza di strumenti materiali e tecnologici che aiutino nell’intento.
Abbiamo però avuto la fortuna e l’onore di essere presi per mano da una delle intelligenze più vivide che il Paese abbia mai avuto, Rocco Cirino, illuminato docente di geografia che ama definirsi contadino, anche perché lo fa davvero nella sua vita attuale, persona di enorme generosità pari a una rettitudine morale che ci ha commossi.
Abbiamo chiesto a lui di raccontarci i tratturi: lo ha fatto, magnificamente, nel video che segue.