Peschiera del Garda, tradizioni lacustri in mostra al Museo della Pesca
Il Museo della Pesca e delle Tradizioni Lacustri di Peschiera del Garda è un esempio perfetto di una tipologia museale di cui tutti i comuni dovrebbero dotarsi, poiché esprime testimonianza di usi e costumi locali, memoria storica del territorio, gestione diretta da parte dei cittadini, collezione creata con il contributo della comunità del posto, costo d’ingresso accessibilissimo, modalità di visita semplice ed efficace attraverso audioguide, finalità pedagogiche di forte responsabilità sociale, divulgazione effettiva attraverso testi semplici e allestimento induttivo.
Tutto questo gestito in maniera appassionata, senza pretenziosità, ma con accorata evidente motivazione da un’associazione, chiamata Amici del Gondolin.
La sede fisica poi dà il suo contributo in termini di prestigio, poiché il museo è ospitato nella Caserma d’Artiglieria di Porta Verona, in via Parco Catullo 4, proprio all’ingresso del centro storico, sfoggiando un’architettura caratteristica ed elegante al tempo stesso.
L’ingresso avviene dalla Sala Radetzky, ex laboratorio pirotecnico, mentre la struttura si compone di “una serie di stanze consecutive una all’altra dislocate in un ideale percorso a tappe che si distingue per la qualità e la quantità del materiale esposte”.
Il percorso è accompagnato lungo il perimetro delle pareti da materiale fotografico ricco per quantità e carica suggestiva, offrendo scorci dello splendido territorio…
… e preziose documentazioni antropologiche dei tempi che furono…
… aiutando a sintetizzare storie e miti locali, come la poco nota epopea cinematografica che ha visto protagonista questo tratto del Garda, ad opera soprattutto della società di produzione Bertolazzi Film che qui vi ha ambientato opere quali La scimitarra del saraceno e Sansone contro i pirati, pellicole a cui hanno preso parte non soltanto star quali Fabio Testi, Amedeo Nazzari e Silvana Pampanini, ma anche diverse persone del posto in qualità di comparse.
Le pareti, come una volta, fungono anche da supporto per esporre pagine di giornali che hanno raccontato le vicende locali, come la commovente vita di Rossella, la “prima e ultima pescatrice” che ha svolto tale lavoro da uomini per oltre cinquanta anni con fierezza e immensa dignità.
Foto e ritagli di giornali sono il filo parlante che cuce con lo storytelling la narrazione endogena degli oggetti esposti, “tutta una raccolta di tipiche imbarcazioni lacustri donate alla nostra Associazione dai soci e dai nostri concittadini che costituiscono un vero e proprio patrimonio storico della vita lacustre”.
Tra queste, di grandissimo valore anche emotivo è l’antica Anguilara, “una barca la cui realizzazione è databile a fine ’800, recuperata grazie ai subacquei del Sub Club Peschiera”, il cui pregio risiede anche nel rappresentare “caratteristiche costruttive tipiche solo della nostra cittadina”.
Altrettanto autoctono il Gondolino Gardesano: quello qui esposto è dotato sulla poppa di un vetro che serviva per controllare le reti calate sul fondo del lago.
Non meno importante la Jole, “tipica imbarcazione a remi, originaria del lago di Como, un tempo utilizzata nelle regate che si svolgevano tra i Comuni Benacensi”: il pezzo qui custodito, dono della famiglia Cavalli, fu utilizzato da alcuni cittadini di Peschiera tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso per raggiungere Venezia navigando per il Mincio e il Po.
Evocativo anche il comune Barchino usato per la caccia alle anatre e alle folaghe nel basso lago, il quale si prestava a essere mimetizzato con le canne palustri per non farsi scorgere dai volatili.
Molto istruttiva la parte dedicata agli strumenti di lavoro dei pescatori, come la Birba, rete da pesca di trecento metri, protagonista di un ingegnoso sistema di cattura delle prede…
… le lenze, le canne e gli ami, in ogni loro declinazione…
… i richiami e le trappole per le prede nell’attività venatoria…
… l’immancabile lampara alimentata a gas, per consentire la pesca notturna con la fiocina…
… e perfino la bicicletta impiegata per la vendita diretta del pesce da parte dello stesso pescatore che si recava porta a porta.
Non mancano modellini in scala delle imbarcazioni dall’accurata realizzazione…
… i trofei che ricordano le catture più prodigiose…
… quindi “un’importante collezione di vecchi motori fuoribordo perfettamente funzionanti ed ancora in versione originale”…
… formidabili riproduzioni come quella di una delle peschiere per trote e anguille…
… nonché la toccante ricostruzione di un villaggio preistorico, così come si suppone dovessero essere quelli presenti in tale territorio…
… poiché qui l’antropizzazione è ben remota, come dimostrato dai reperti ritrovati, di elevato valore scientifico, una parte dei quali messi in mostra in una teca, dove si evidenziano quelli relativi all’Età del Bronzo.
E’ la dimostrazione di un percorso allestito con lucida consapevolezza del patrimonio a disposizione, trasmesso al visitatore anche con calore umano, tale da creare forte empatia con Peschiera e la sua gente. Esattamente la missione di cui devono prendersi carico i musei di cultura locale, di cui questo è un fulgido esempio.