Dalla cantina toscana La Lastra, Vernaccia San Gimignano e Chianti bio
Quando si “pratica l’agricoltura per scelta e non per costrizione”, vuol dire che la passione, elevatissima, si accorda con le regole morali, diventando “un progetto di vita rurale” che vede i vitivinicoltori assumere il ruolo di cantori del proprio territorio, come accade a Nadia Betti e al marito Renato Spanu che con amici e parenti hanno dato vita nella vocatissima provincia di Siena all’Azienda Agricola La Lastra.
La sua filosofia, tesa a “riposizionare i veri valori legati alla vita” per “dare un futuro alla nostra Terra”, è chiara e dichiarata: “l’Ambiente prima del business, le Persone prima del brand, la Sostanza prima della forma”, valori completati da “Ricerca scientifica, Rispetto, Empatia ed Etica”.
L’Azienda Agricola La Lastra è strutturata in due unità produttive: “7 ettari di vigneto nel territorio del Comune di San Gimignano e 23 ettari di cui 7 di vigneto ed altrettanti di oliveto a ridosso del centro storico della città di Siena”, curati in regime di agricoltura biologica.
Avevamo già conosciuto e apprezzato La Lastra per il suo eccelso lavoro sul vitigno autoctono Canaiolo vinificato in purezza (http://www.storienogastronomiche.it/il-canaiolo-vitigno-del-chianti-rivalutato-da-cantina-la-lastra/), tanto che abbiamo voluto approfondire altre due sue produzioni identitarie.
A partire dalla Vernaccia di San Gimignano, “vitigno autoctono dalla storia millenaria” che rappresenta “la nostra Toscana in Bianco”, con particolari caratteristiche che lo rendono “capace di generare vini bianchi da lungo invecchiamento”. Due le etichette, una versione base e una versione riserva, entrambe al 98% Vernaccia di San Gimignano con un piccolo saldo del 2% di Trebbiano Toscano e Malvasia Bianca Lunga del Chianti.
Se la versione base con la sua maturazione esclusivamente in acciaio esalta il frutto e con esso i descrittori classici del vitigno, con la riserva l’intervento delle barrique e i tempi di affinamento più lunghi portano a una maggiore complessità, con un bouquet in cui il fruttato ha netti sentori di polpa bianca matura, mentre l’approccio al palato è ingentilito da un sorso lieve con note minerali, in cui emergono limone e ananas, fino a un prezioso finale di zenzero candito, per un vino che rinuncia ai muscoli per puntare all’eleganza.
Vista la zona storica, La Lastra non poteva non cimentarsi nella sua versione del Chianti Colli Senesi, assemblando Sangiovese 95%, Canaiolo nero 3%, Malvasia bianca e Trebbiano 2%.
Al naso è uno zampillare di sottobosco, mentre l’approccio al palato è all’insegna di una robusta sapidità che lascia progressivamente spazio a un fruttato intenso in cui si riconoscono gelsi neri, ribes e cacao amaro.
Sorso caldo e persistente, con un finale all’insegna di un’amabilità che conquista anche il degustatore più arcigno.
Abbiamo approfondito i valori di questa produzione con Renato Spanu, nel video che trovate qui di seguito.