Leonardo Da Vinci 3D, visione interattiva del genio in mostra a Milano
Nel pieno del dibattito sulle mostre immateriali e del confronto culturale sull’utilizzo delle tecnologie in sostituzione del reperto fisico, interviene a Milano la mostra Leonardo Da Vinci 3D che chiarisce parecchio le idee circa l’apporto del digitale alle nuove concezioni espositive.
Nel concretissimo e al tempo stesso affascinante contesto della Cattedrale della Fabbrica Del Vapore in via Procaccini 4 a Milano, la mostra, aperta fino al 22 settembre, si inserisce nelle celebrazioni meneghine del genio leonardiano attraverso un approccio sempre più apprezzato dal pubblico e con il quale tutta la comunità scientifica dovrà rapportarsi: si tratta di intendere il focus espositivo non più sotto l’aspetto meramente materico bensì nella sua esegesi liquida, come se esso venisse pre-interpretato dal curatore prima di essere sottoposto all’elaborazione del visitatore.
Il timore di un filtro deviante posto dall’allestitore è fugato dalla presenza comunque in primo piano di una materia espositiva che non si sottrae a ulteriori interpretazioni soggettive dell’osservatore.
La missione è creare “un evento multisensoriale dedicato a tutta la famiglia, un racconto che conduce i visitatori al cuore dell’incredibile mondo di Leonardo”, attraverso “una perfetta sinfonia di musica, colori e immagini” che racconta “il genio assoluto del maestro del Rinascimento, attraverso una ricercata combinazione fra realtà aumentata, ologrammi e percorsi immersivi”, al fine di fare vivere al visitatore un’esperienza “nella quale tecnologia, modernità e innovazione riusciranno a trasmettere sensazioni di stupore e meraviglia”.
L’ambizione dichiarata è di entrare “nella mente straordinaria di Leonardo e nelle sue ardite evoluzioni” per spiegare la genesi delle sue creazioni “dai modelli delle macchine per il volo ai dipinti riprodotti in alta risoluzione”.
Un’osmosi di edutainment, divulgazione esperienziale e intrattenimento ludico “organizzata da ME20, in co-produzione con il Comune di Milano e in collaborazione con l’ICAR del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche – oltre che con altri importanti enti, istituzioni ed aziende”.
Gli organizzatori definiscono “educativa” la prima sala in cui è esposto “il quadro storico del personaggio di Leonardo e delle sue opere”, usando una timeline per descrivere le tappe della sua vita “oltre che una serie di modelli delle macchine da lui ideate e realizzate, riprodotte secondo i dettami dei codici Da Vinci”.
I dispositivi più sorprendenti sono il meccanismo a cremagliera “simile al moderno crick, con una ruota dentata per la trasmissione del movimento”…
… il sistema di carrucole “per agevolare il movimento del carico” che consente uno studio dei pesi…
… Anemometro e Anemoscopio che invece misurano il vento e ne intercettano la direzione.
Significativamente metaforico che il passaggio alla sala successiva debba avvenire letteralmente attraversando il corpo dell’Uomo Vitruviano, come se si venisse invitati a riconsiderare la nostra dimensione umana al cospetto del Genio e al tempo stesso si dovesse entrare nella carne viva dell’ispirazione, a contatto con l’interiorità complessa di un Essere che i confini tracciati dal cerchio li ha sublimati, andando oltre lo scibile e pure al di là del pensabile, nel pieno territorio dell’(in)immaginabile.
Così si entra nella sconfinata landa del talento artistico, attraverso la galleria con le riproduzioni dei quadri più celebri di Leonardo: inevitabile La Gioconda (1503-1506)…
… non meno della Dama con l’Ermellino (1488-’90 ca.)…
… fino all’incompiuta Adorazione dei Magi (1481) con il suo flusso in fieri ancora vivido.
Nello stesso spazio un’apertura accoglie la stanza con l’ologramma di Leonardo che parla direttamente ai visitatori, con il consolidato sistema della teatralità tridimensionale che riesce a rendere i monologhi austeri grazie alla ieraticità di quinte dal panneggio scuro e all’eloquio solenne, senza intaccare la digeribilità dell’enunciato.
Un passaggio dalla “sala degli specchi dedicata al volo e allo studio delle macchine volanti”, con il recupero dell’evocativo linguaggio del disegno…
… e da qui l’ingresso “nella sala immersiva”, per la quale con onestà intellettuale viene usato il lemma “spettacolo” per definire l’intreccio di “luci, immagini e musica” che coinvolgono “i visitatori per circa mezz’ora”, durante la quale “immagini e suoni corrono lungo soffitti, pareti e colonne grazie ad un innovativo sistema di multi-proiezione altamente tecnologico e di straordinario impatto visivo”.
E’ il clou del percorso, un pirotecnico gioco di stimolazioni visive che proprio come i fuochi d’artificio ti induce a puntare l’iride in alto, intorno, di lato e ovunque si dirigano ghirigori che mutano in segno, macchie di colore apollinee che si permeano nella forma, luminescenze tradotte in narrazione, in cui ogni effige leonardiana diviene sineddoche di ciascuna sfumatura del suo mondo manifesto.
Un passaggio quasi catartico dopo il quale prima di guadagnare l’uscita si digrada verso varie forme di “immersive interactive experience”, dal 3D…
… alla realtà virtuale…
… passando per la sala del cenacolo che scannerizza la composizione figurativa del dipinto a un’esemplificazione delle tracce imperiture lasciate da Leonardo a Milano…
… e per l’aspetto che più ci ha colpito dell’esposizione, una sintetica ma intensa digressione sul rapporto tra la fotografia e l’opera leonardiana, con materiali provenienti da quel meraviglioso scrigno di tesori che è l’Archivio Alinari, oggi purtroppo in difficoltà ma da tutelare a ogni costo per il suo prestigio internazionale e per l’orgoglio che rende al nostro Paese.
L’apparato tecnologico prevede anche di essere accompagnati da una app che propone “un percorso virtuale attraverso il proprio strumento Android (smartphone o tablet)” in cui è possibile visualizzare “brevi video educativi” e acquisire “informazioni sulle opere”, oltre a offrire “modelli e quadri in realtà aumentata” insieme a “giochi e intrattenimenti”.
Si ha così la somma dei propositi dei curatori, Vincenzo Capalbo e Marilena Bertozzi riuniti sotto l’egida di Art Media Studio, i quali, si apprende dalla biografia, “dai primi anni ’90 creano contenuti per pioneristici progetti video ad alto tasso di creatività ed emancipano il linguaggio multimediale a scenografia immersiva”.
Perfettamente centrato l’intento di creare una “mostra pensata per tutti, ma particolarmente adatta a famiglie e ragazzi”, come dimostra l’attenzione che riesce a catturare negli adulti e l’entusiasmo che abbiamo verificato nei più piccoli, sintomo di un’intellegibilità inclusiva che intende la divulgazione come atto ecumenico, senza snobismi né sovrastrutture.
E’ proprio l’obiettivo pedagogico a illuminare con la giusta luce l’operazione, perché l’allestimento è effettivamente fruibile da ogni fascia di scolarizzazione, consentendo a ciascuno di maneggiarlo con i propri strumenti cognitivi, facendosi guidare dalle tante suggestioni che si dipanano nelle sale, sia che attengano all’iperuranio dell’erudizione sia che puntino immediate all’ambito ludico.
In questo modo è come se la realtà aumentata mutasse in realtà endogena, oggetto di un’ulteriore ricostruzione virtuale ed emotiva che parte dallo sguardo rapito e introietta informazioni pulsanti, adattandosi alla sensibilità del visitatore.
Nel video seguente, gli appunti visivi della visita che abbiamo effettuato.
Info: https://www.leonardodavinci3d.it/it/home