Cappelle e sculture del Sacro Monte di Varallo, in Piemonte
Da secoli trasforma un messaggio religioso specifico in percorso interiore per tutti, attraverso l’incanto del talento creativo: il Sacro Monte di Varallo è il capostipite dei nove omologhi dislocati tra Piemonte e Lombardia che da secoli sono mete di pellegrini e curiosi, menti illuminate e vite inquiete, amanti dell’arte e cultori della ricerca del divino.
In questo caso ci troviamo nella lussureggiante bellezza della provincia di Vercelli, nel territorio del comune che dà il nome al monte, depositario con altri otto dell’attribuzione di Patrimonio mondiale dell’umanità.
Sul sito ufficiale viene spiegato che il Sacro Monte “sorse per iniziativa del Beato Bernardino Caimi che di ritorno dalla Terra Santa (alla fine del 1400) volle ricreare in piccolo i luoghi della Palestina”, cui è seguito l’interessamento di san Carlo Borromeo “che diede nuovo impulso all’opera e la denominò Nuova Gerusalemme”.
Il percorso è un sinuoso dedalo di tratti rivestiti con splendido acciottolato immersi in una natura placida quanto rigogliosa e ben curata, in cui pietre e piante innalzano una vera ode alla natura.
Ci si incunea tra edifici e strutture architettoniche senza soluzione di continuità…
… con un continuo gioco di dislivelli orografici che innesta delle vertigini all’anima più sensibile mentre regala improvvisa meraviglia allo sguardo quando esso si trova innanzi ad aperture panoramiche da togliere il fiato.
In questo suggestivo ordito si innestano le numerose cappelle, snocciolate dai numeri che le classificano, in un percorso intento a seguire il terreno più che una stringente logica espositiva.
L’allestimento si compone di circa cinquanta edifici costruiti in un paio di secoli, i quali ospitano cappelle che rappresentano “con affreschi (circa 4.000 figure) e con gruppi di statue (circa 400) scene della vita di Gesù e di Maria”, realizzati da artisti della levatura di Gaudenzio Ferrari che ha lasciato il proprio vivido segno nella splendida Cappella della Crocifissione.
Stessa mano per l’abbrivio narrativo con la ieratica Cappella dell’Annunciazione che vede la sola presenza dell’Angelo annunciante e della Vergine.
Gli allestimenti cominciano ad arricchirsi di protagonisti dalla cappella 15 con Il paralitico risanato, in cui la raffigurazione di Giovanni D’Enrico di Alagna (inizio del ’600) si popola e diviene più complessa.
A questo punto lo sguardo deve affinarsi nel cogliere il valore complessivo della messa in scena e i suoi particolari, poiché ogni cappella è protetta da spesse grate che costringono il visitatore quasi a spiare le opere, impreziosendo il fascino singolare del Sacro Monte.
Di potente impatto drammatico alcune delle scene più intense rappresentate, come La salita al calvario (cappella n. 36) con le sessantaquattro statue cinquecentesche dello scultore fiammingo Jean De Wespin, capace di infondere vita a sguardi ora di tenera comprensione ora di malcelato terrore…
… o la successiva cappella 37 con l’Affissione alla Croce le cui figure sono opere seicentesche di Giovanni D’Enrico, piene di scatti e movimenti fermati nel loro fieri.
Di struggente tenerezza invece La Pietà che è anche tra le realizzazioni più antiche, risalendo cappella n. 40 che la ospita alla fine del ’400.
Coinvolgente parentesi con Il Santo Sepolcro, prima cappella a essere terminata, nel 1492, a immagine e somiglianza dell’originale di Gerusalemme che lo ha ispirato, con lo spazio angusto cui si accede in posizione curva…
… sormontato da pregevoli tocchi pittorici.
Ma sono tanti i momenti di rapimento che colgono l’osservatore nella scansione delle tappe di questo tragitto che dona eguale intensità emotiva anche ai visitatori laici, poiché ogni idillio ha la rara capacità di essere empatico col cuore di ciascuno e di stimolare la mente sui grandi temi dell’esistenza.
Nel video che segue, le immagini delle cappelle con le opere di maggiore impatto.
Info: http://www.sacromontedivarallo.org/wp/