KFC al Bicocca Village di Milano, pollo fritto del Kentucky con 11 spezie
In tempi di ristorazione necessariamente veloce, se proprio fast food deve essere, allora meglio che sia con una storia dietro, come nel caso della catena americana KFC, acronimo di Kentucky Fried Chicken, sigla che chiarisce subito la portata principale, il pollo fritto del Kentucky, stato degli USA dove tale specialità è un piatto identitario.
Motivo di attrazione è vantare una ricetta segreta che prevede l’impiego di undici tra erbe aromatiche e spezie che insaporiscono la carne bianca.
Un fenomeno planetario avviato nel 1952 ma che nella narrazione dell’azienda viene legato alla vicenda del Colonnello Harland Sanders, la cui avventurosa vicenda consente di “immergersi nel più autentico American Dream, nello spirito d’impresa di un uomo che si è fatto da solo, superando enormi difficoltà, senza mai arrendersi, solo con la propria determinazione, creatività e visionarietà”.
Nato nel 1890 nell’Indiana, rimane presto orfano di padre, affidato alle cure della madre che gli insegna a cucinare.
Seguono i lavori più disparati fino a quando arriva nel Kentucky per gestire un distributore di benzina con annessa cucina: è qui che matura l’idea di un fast food basato sul suo piatto preferito da bambino, il pollo fritto.
L’invenzione dell’Original Recipe è invece del 1940, quando è ormai diventato un ristoratore autonomo.
Il resto è un successo commerciale travolgente che lo ha portato oggi a essere presente in oltre centoquaranta Paesi con oltre ventitremila locali.
Venendo al prodotto invece si parte da polli interi da due chili che vengono tagliati in nove pezzi, quindi “semplicemente infarinati e cotti direttamente nelle cucine del ristorante”. Tutte le operazioni, quindi marinatura, infarinatura e frittura, avvengono al momento, con utilizzo “di un mix di olio di semi, palm oil free”
Poche le ricette, buon segno, perché effettivamente la qualità complessiva riscontrata è buona, soprattutto se messa in relazione con i prezzi, decisamente civili.
L’original Recipe “prevede di immergere i pezzi di pollo con l’osso (conosciuto come COB, chicken on the bone), già marinati, in acqua e di scuoterli per 7 volte nel cesto per scolare l’acqua in eccesso, di infarinarli 10 volte e di pressarli 7 volte nella farina per fare aderire bene la panatura”: il risultato è un’elevata croccantezza che avvolge una carne tenerissima, senza sensazione di unto bensì una notevole fragranza.
Per Tenders e Hot Wings, al fine di “rendere l’infarinatura più croccante, i pezzi di pollo vengono impanati due volte”, quindi “infarinati rigirandoli con 10 movimenti nella farina, dopo aver eliminato la farina in eccesso con un setaccio apposito, il pollo viene immerso nell’acqua e scosso in un cestello per 10 volte”, fino a “una nuova infarinatura sempre con 10 movimenti e l’eliminazione della farina in eccesso con il setaccio”.
I Tenders sono dei filetti che nella cui versione crispy mettono in risalto la presenza della carne e il piacere di masticarla.
Le Hot Wings, alette piccanti, scrocchiano in maniera golosa, mentre il peperoncino non troppo aggressivo le rende accessibili anche a chi non gradisce la sensazione ardente.
Ricchi e ghiotti anche i panini…
… e le patatine fritte…
… con particolare nota di merito per le tante salse, fantasiose e in grado di accendere i sapori delle pietanze con sfumature organolettiche originali, con la nostra preferenza che va all’Original Recipe e alla Fresh Pepper.
Da provare il convincente accompagnamento con il loro purè di patate, cremoso e non invadente.
Intelligente l’idea delle bibite a disposizione già comprese nel prezzo, senza limiti di consumo.
Abbiamo testato il locale di Milano collocato all’interno del Bicocca Village, riscontrando tanta buona volontà del personale, con qualche imprecisione al banco delle ordinazioni ma grandi disponibilità nel servizio in sala.
Info: https://kfc.it/