I chioschi di Catania, tappe imperdibili tra gusto e storia
Ricordano le edicole votive, non soltanto per la collocazione urbanistica che contrappunta i reticoli cittadini e per la sua funzione di tappa obbligata che ossequia il genius loci, ma anche per la sacralità laica di templi del gusto: sono i chioschi delle bibite distribuiti in varie zone di Catania, di cui rappresentano una delle tipicità più caratteristiche.
In città sono, ancora laicamente, veri luoghi di culto, punto di incontro tra quelli prediletti o fermata irrinunciabile quando ci si passa davanti e si sta magari soffrendo l’arsura, anche se la loro attività è continua tutto l’anno e non prevede stagionalità.
Diverse le ricostruzioni storiche del fenomeno.
Tra gli elementi concordanti, la loro creazione alla fine dell’800, come raccontano gli stessi dei gestori dei chioschi storici.
Tra le ricostruzione più accurate, quella di Lina Giuffrida che fissa nel 1896 la data di nascita di “alcune strutture in legno dalla forma per lo più circolare e, dalle cui aperture a mo’ di bancone-finestra, venivano proposte bibite fresche” come “acqua e anice (zammù)”, i cui tre punti strategici erano in piazza Stesicoro (Costa), piazza Duomo (Vezzosi) e piazza Cavour (Giammona). Riporta poi di un’ordinanza citata anche altrove che nei primi del ’900 “imponeva ai chioschi lo spostamento in zone meno centrali della città a causa degli ingorghi che si verificavano quando le signore sostavano per bere”, poiché “pare che gli assembramenti di uomini creassero vari problemi di ordine pubblico”. La svolta gastronomica avvenne invece “grazie all’introduzione di bibite a base di sciroppi alla frutta miscelati ad acqua gassata naturale che veniva prelevata da alcune fonti nei pressi di Palagonia” (http://www.ilprismatico.it/it/51-moda-e-societa/87-i-chioschi-di-catania.html).
La testata web LiveSicilia accredita un’altra data di inizio del fenomeno in un articolo di Francesca Cuffari intitolato Chioschi: dal 1949 Catania è da bere, in quanto anno in cui “nacque la prima bevanda firmata Giammona, acqua e zammù, per l’esattezza”, rimarcandone “la forma architettonica cilindrica” e l’intramontabile stile liberty” (https://catania.livesicilia.it/2013/08/14/i-chioschi-dal-1949-catania-e-da-bere_255029/).
Se è ampiamente confutata la genesi del fenomeno nell’anno 1949, c’è comunque da registrare un’esplosione della sua diffusione nel medesimo periodo, come testimoniato dal Chiosco Guarrera nel cuore della Fiera di Catania che riporta nell’insegna la data di fondazione del 1947.
C’è poi chi ricorda la creazione del seltz a partire dalla sorgente di acqua ricca di anidride carbonica del piccolo comune tedesco di Selters (da cui il nome), passando per un’intuizione del chimico inglese Joseph Priestley nel 1979, fino all’avvento del mitico signor Russo che nel quartiere catanese di San Cristoforo inventò un macchinario da cui si otteneva il Seltz come lo conosciamo oggi (https://catania.italiani.it/scopricitta/seltz-limone-sale-la-storia-della-bibita-piu-bevuta-nei-chioschi-catania/).
Tuttavia Wikipedia, pur usando il condizionale, sposa la tesi “che la tradizione degli sciroppi di frutta mescolati al seltz derivi dall’utilizzo dell’acqua naturalmente effervescente del lago Naftia, nei pressi di Palagonia (la cosiddetta mofeta dei Palici, caratterizzata da forti emissioni di anidride carbonica già sfruttate per fini commerciali e il cui nome richiama chiaramente le proprietà)” (https://it.wikipedia.org/wiki/Catania#I_chioschi).
Altri scavano ancora di più nel tempo e confermano che “l’antesignano di tutti i softdrink finora conosciuti è quello a base di anice o zammù, un distillato di semi e fiori di sambuco: era un vero e proprio elisir che vide i suoi natali quando gli arabi dominarono la Sicilia a partire dall’827 D.C.” (https://www.chiosco.info/)
Al di là di primogeniture e primati storici, oggi il fenomeno è talmente diffuso che occorre stare attenti ai particolari delle preparazioni se si vuole vivere l’esperienza sensoriale autentica del chiosco catanese.
L’appartenenza del chiosco alla famiglia storica che l’ha fondato è certamente un buon segno, ma non l’unico.
Per il seltz al limone bisogna scegliere chi lo prepara ancora spremendo l’agrume con la tenaglia a mano e non con uno spremiagrumi meccanico o addirittura elettrico.
Poi occorre capire se in un dato chiosco servano sciroppi industriali o quelli preparati artigianalmente in proprio: a volte nel medesimo esercizio si possono trovare entrambi i prodotti, ma è inutile osservare che vadano privilegiati quelli fatti in casa.
Dopo il Seltz al limone, la tipologia più apprezzata solitamente è lo sciroppo al Mandarino, nella versione classica o quello verde che risulta meno zuccherato e quindi non stucchevole per chi non ama i prodotti molto dolci.
Sono dei classici pure l’Orzata dal sapore mandorlato e lo Sciampagnino a base di vino bianco aromatico.
In crescita il goloso Tamarindo che abbiamo sperimentato essere a prova di cliente brasiliano, ma va forte anche l’Amarena al cui sciroppo si aggiunge il frutto.
Dei tanti provati, la nostra preferenza va a quel Costa individuato da più fonti come il vero primo chiosco a nascere a Catania, oggi posto tra via Carlo Felice Gambino e piazza Turi Ferro, del quale abbiamo già scritto (http://www.storienogastronomiche.it/chiosco-costa-catania-piu-antico-anche-migliore/).
Ma la gara al miglior chiosco è uno degli sport preferiti a Catania, dove ciascuno ha la certezza inoppugnabile di conoscere quello di maggiore qualità, ingaggiando una lotta delle preferenze che non finirà mai.
Da sottolineare la diffusa gentilezza degli addetti al servizio dei chioschi, solitamente generosi nel dispensare notizie e raccontare storie legate al proprio locale, come quelle cariche di fascino antico di cui si può godere al chiosco Dusmet posto nell’omonima via a un passo da Pescheria e piazza Duomo.
E’ incredibile però riscontrare che in tanti, pur avendo visitato il capoluogo etneo, non si siano accorti dei chioschi, segno che probabilmente meriterebbero di essere oggetto di una maggiore azione di informazione e divulgazione, trattandosi di uno dei maggiori elementi identitari della città.