Al Biondo Tevere, ristorante di Roma che emoziona come un romanzo
Più di un secolo di vita con un leggendario affaccio sul fiume reso famoso da un film entrato nella storia del cinema mondiale, mentre ai suoi tavoli si sono alternati i più grandi scrittori della letteratura italiana del ’900, compreso Pier Paolo Pasolini che qui consumò la sua ultima cena insieme a colui che poco dopo lo avrebbe ucciso: davanti a un monumento della ristorazione italiana come Al Biondo Tevere si prova un simile rispetto sacro che quasi ti pietrifica quando ti poni al suo cospetto, per tradursi poi in pura emozione appena ci metti piede dentro, fino alla gioia immensa di godere dell’ultima cucina romana davvero autentica ormai rimasta.
La collocazione del locale nella suggestiva ma periferica via Ostiense 178, quindi lontano dalla bolgia del centro di Roma, gli ha consentito di diventare meta privilegiata degli intellettuali in cerca di tranquillità e dei buongustai appassionati della tradizione culinaria locale non annacquata dalla corruzione turistica: qui è sempre stato offerto tutto ciò, insieme al garbo discreto e all’accoglienza calorosa della famiglia Panzironi che lo gestisce da tempo.
C’è davvero l’anima più sincera di una Roma perduta in questa trattoria storica aperta nel 1915 la cui atmosfera è segnata “dall’arieggiata terrazza” nella quale il regista Luchino Visconti girò alcune scene del suo capolavoro Bellissima interpretato da Anna Magnani e Walter Chiari.
Le assurde leggi fatte e applicate per assecondare le fisime degli igienisti ha costretto anni fa la proprietà a distruggere le meravigliose travi in legno di cui era costituita questa terrazza per sostituirle con freddi materiali moderni, ma il panorama è rimasto sempre quello di uno scorcio fluviale selvaggio e ancestrale che ha sedotto le sensibilità di Moravia, Dacia Maraini, Elsa Morante, Dario Bellezza e tanti altri.
La cucina è all’altezza di tanto prestigio, proponendo tutti i classici della cucina romana realizzati in maniera perfetta, ma aggiungendo anche i prodotti della vera campagna laziale, coltivati in proprio dai Panzironi in quel di Zagarolo, come le uve di Malvasia autoctona che trasformano con le loro mani in vini contadini che si possono gustare come bianco sfuso oppure nell’imperdibile versione con le bollicine della Romanella Dry perfetta a tutto pasto con la sua irresistibile freschezza aromatica, mentre in chiusura è consigliata l’intrigante grappa dal medesimo vitigno, anch’essa di produzione propria.
Imprescindibile iniziare con le ghiottonerie della Friggitoria: superlativi i croccantissimi Supplì dall’impanatura resa scura dalla frittura in padella alla maniera casalinga che conferisce loro un gusto esplosivo, mentre ha sublime rustica consistenza la pastella che avvolge i Fiori di zucca insieme a ottima mozzarella e carnose acciughe…
… ed è un soffio di gustosa leggerezza mai provato prima il Carciofo alla Giudia.
I primi piatti li ordineresti tutti, ma dovendo scegliere non si possono non provare i favolosi Tonnarelli alla Gricia, con la pasta all’uovo fatta a mano esaltata da una pazzesca pancetta affumicata abbrustolita e da suadente pecorino romano.
Da manuale gli Spaghetti all’amatriciana che agli ingredienti della Gricia aggiungono l’acidità golosa del pomodoro.
Tra le tante tipicità dei secondi, auguratevi di trovare la Coratella come è capitato a noi, perché ci ha regalato istanti di autentica felicità gastronomica come poche volte nella vita, grazie a uno scoppiettante gusto animale intenso e radicale che ti si imprime nella memoria per sempre.
Meritano tantissimo anche i dolci, quindi riservate uno spazio almeno per una delle preparazioni della casa a base di ricotta e visciole.
Per tutte queste delizie un tributo va a Giuseppina Panzironi Sardegna, da poco scomparsa, la quale in tanti anni trascorsi tra i fornelli ha preservato i sapori della cucina romana indicando una strada per il futuro.
Per gli animi più profondi, è consuetudine prima di lasciare il locale chiedere ai titolari di mostrarvi il tavolo in cui Pier Paolo Pasolini, cliente abituale del ristorante, cenò le sera della sua scomparsa in compagnia del suo assassino Pino Pelosi che poi lo truciderà nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975: tutto è rimasto come allora, anche le sedie sono quelle originali, tanto da fare scattare la commozione.
Il tragico evento è stato rievocato da diverse produzioni televisive e cinematografiche che hanno girato alcune scene in questo stesso ambiente, a volte anche con il coinvolgimento in prima persona dei ristoratori, come nel caso del film Pasolini diretto da Abel Ferrara: tracce fotografiche dei set qui allestiti sono esposte sulle pareti della sala interna del ristorante
Un luogo che racconta Roma con la stessa importanza delle vestigia della città, perché qui resiste la vera identità antropologica della capitale, senza l’oleografia a uso di orde di turisti, bensì con il cuore della città che batte ancora vivo e fiero in tutta la sua frugale sincerità.
Info: https://www.albiondotevere.it/