I vini di Rado Kocjančič, cultura e tradizione millenaria a Dolina (TS)
E’ una storia lunga e non priva di difficoltà quella della famiglia Kocjančič, tale da rappresentare un patrimonio etico teso al rispetto delle radici, ben piantate in quel di Dolina nell’area di Trieste con cui Rado ha instaurato “un intenso e reciproco legame, per capire ed interpretare le necessità della vite in ogni momento dell’anno”, perché ha imparato come “per ottenere buoni vini si debba lavorare nella vigna e tra i filari con amore e dedizione”.
Da qui la certezza che il suo vino “non è solo piacere del palato, ma cultura e tradizione millenaria della nostra terra”.
Una storia familiare lunga secoli quella ereditata da Rado Kocjančič dal capostipite Ivan che nel 1866 “dopo aver combattuto come fante austro-ungarico nella battaglia di Custoza, ritorna a casa e fonda l’azienda agricola a Dolina”. Seguono anni di impegno per combattere la povertà del tempo con l’imprescindibile sostegno dell’agricoltura, non senza qualche inevitabile dramma, compreso quello dell’emigrazione.
Fino a quando nel 1999 il discendente Rado “inizia a produrre con la propria azienda agricola, prendendo in affitto diverse vigne” e gestendole con l’aiuto del padre e del fratello Samo. Adesso l’azienda agricola coltiva “mezzo ettaro di vigneto proprio, 4,5 ettari vitati su terreni presi in affitto, un ettaro di uliveto su terreni di proprietà e due ettari di uliveto su terreni presi in affitto, per complessivi 900 ulivi”, mentre la cantina “si trova nella ex stalla di Dolga Krona, in cui l’azienda produce annualmente circa 15.000 bottiglie di vino DOC Carso e 2.000 bottiglie (da mezzo litro) di olio extravergine di oliva DOP Tergeste”.
Vessillo della produzione di Kocjančič ci appare il Brežanka, un “uvaggio di 15 varietà di uva a bacca bianca, provenienti da un vigneto centenario: 2/3 varietà autoctone triestine: Malvasia Istriana, Vitovska e Glera; 1/3 varietà dalle zone vinicole limitrofe: dal Collio (Tokaj, Riesling, Sauvignon, Pinot bianco e Ribolla), dalla valle del Vipava (Klarnca, Pinela e Poljsakica); presenti anche Malvasia del Chianti, Auxerrois e due varietà sconosciute, ancora a piede franco e non certificate nella banca mondiale del DNA”.
Questo enorme lavoro di assemblaggio nasce da una prodigiosa tecnica di produzione vinicola “appresa dal bisnonno e comunemente presente nel nostro territorio fino agli anni ’80” in cui “la vendemmia è interamente manuale e tardiva”, l’uva “delicatamente diraspata e pigiata”, con successiva macerazione e fermentazione con i propri lieviti: “dopo cinque giorni e ripetute follature il mosto viene sofficemente pressato e travasato in botte grande di rovere di Slavonia con tostatura naturale, dove resta per l’intera fermentazione alcolica e affinamento fino alla vendemmia successiva”. Anche l’imbottigliamento è particolare, poiché “avviene in luna calante l’estate successiva”, mentre questa delizia deve attendere un altro anno in bottiglia per essere degustata.
Ne scaturiscono un bellissimo color oro intenso e profumi di gelsomino, mentre in bocca un approccio erbaceo evidenzia il timo e la salvia, lasciando poi spazio ad avocado, bergamotto e nespola.
Altre referenze da uve a biacca bianca sono l’antichissima e autoctona Vitovska a fermentazione spontanea e affinamento parte in acciaio inox e parte in botti di legno che lascia intatta la freschezza floreale e la vivace sapidità che accompagnano frutta a polpa bianca, mentre la Malvasia istriana sceglie la via coraggiosa di non agire sul corredo zuccherino, preferendo concedere libertà di esprimersi a una sensibile mineralità che spinge frutta in questo caso ben matura sulla quale si innestano interessanti spunti balsamici e aromi erbacei.
Il Rosso più complesso è quello che mette insieme 85% di Refosco nostrano, 15 % di Merlot, Cabernet Sauvignon e Piccola Nera (varietà autoctona da sempre presente nei vigneti storici), dando vita a un magnifico cromatismo dai riflessi violacei e a un bouquet dagli intensi sentori muschiati, mentre il gusto è segnato da un sorso caldo e leggermente abboccato che esplode di ciliegia candita, melagrana, more e cotogne.
Vino terribilmente beverino.
Da provare infine il vino da tavola semidolce da vitigno Moscato Giallo declinato secondo i crismi dell’eleganza che mantiene sotto controllo la dolcezza, lasciando che a contraddistinguerlo siano per l’olfatto i fiori di campagna, mentre il palato viene conquistato da spezie orientali, frutta candita e note di pasticceria fresca.
Il racconto in prima persona di questa esperienza di vita e lavoro agricolo è affidato proprio a Rado Kocjančič, con l’ausilio della nostra telecamera, nel video qui di seguito.
Info: http://www.radokocjancic.eu/
Distribuzione: http://www.propostavini.com/info-per-ordini