Teatro Greco-Romano e Odèon, millenario complesso nel cuore di Catania
Una magniloquente rappresentazione di cosa sia il sincretismo architettonico e culturale, come alternanza di popoli con i loro usi e costumi ma anche susseguirsi di esigenze che mutano, elementi che si sovrappongono fino a creare una sintesi che ascende a espressione tangibile del genius loci: tutto questo si evidenzia nel Teatro Greco-Romano di Catania affiancato dall’Odèon, significativamente situato nel cuore della città, a due passi dal Duomo, con ingresso da via Vittorio Emanuele 262.
La sua intricata trama di strutture originarie e aggiunte porta il visitatore ad applicare la massima attenzione analitica, nell’intento di identificare i vari apporti e di immaginarne l’esigenza che ne sta alla base.
Il riutilizzo per finalità pragmatiche di un luogo della memoria è molto diffuso nel Paese, ma qui sembra giganteggiare più che altrove, anche come effetto della “spoliazione che si fece dei monumenti antichi per la costruzione delle Mura della città e precedente, ovviamente, al terremoto del 1693”.
Il sito del Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana della Regione Siciliana spiega subito che si tratta di un monumento d’età romana che “sorge sul fianco meridionale dell’altura occupata sin dall’età greca da edifici pubblici e privati”, in cui “nel XVIII secolo il Principe di Biscari eseguì scavi per liberare le strutture antiche che, col trascorrere del tempo, erano state coperte da case”.
Il suo reimpiego corrisponde a “un lungo periodo di abbandono e di disinteresse, in cui nuove fabbriche andavano a sovrapporsi al monumento”: infatti per il suo recupero sono state necessari anni di “poderose operazioni di espropriazione, impegnativi lavori di demolizione delle strutture moderne e di restauro di quelle antiche”, fino a quando non si è giunti all’acquisizione di tutti gli edifici posti sul lato orientale del monumento “nel cui interno sono state individuate e parzialmente restaurate nuove porzioni degli ambulacri, dell’edificio scenico e degli ambienti ad esso connessi”.
La cavea del Teatro “è costituita da nove cunei delimitati da otto scalette”, mentre “la parte inferiore (ima cavea), caratterizzata dalla presenza di gradoni in calcare, è direttamente poggiata sul pendio naturale”.
“Dagli ambulacri si accede ai diversi settori delle gradinate”, in un reticolo di passaggi evocativi e scorci che nell’animo del visitatore mutano in rapimento, come se ci si sentisse risucchiati dalla Storia e trascinati in un’epoca in cui la Cultura primeggiava tra i valori della società.
Queste arterie confluiscono in un complesso sistema di corridoi che consentiva il passaggio “agli ambienti retrostanti il palcoscenico (postscaenium), anche alle torri scalari”, tragitto contrassegnato in parte da reperti che paiono disposti alla maniera metafisica di De Chirico .
Si pensa che “l’edificio scenico in antico dovette essere imponente”, con la sua fronte “lussuosamente ornata da statue collocate dentro esedre fiancheggiate da colonne di ordine corinzio poste su piedistalli con delfini in rilievo”.
La visione più emozionante riguarda però la parte del palcoscenico simile a una vasca che viene inondata da acqua fluviale fino alla totale copertura, come avveniva anche nel teatro classico, espediente scenico che consentiva la rappresentazione di scene marine, con tanto di autentiche piccole imbarcazioni che navigano veramente tale piccolo spazio, come ci è capitato di vedere in prima persona in occasione di una rappresentazione di qualche anno fa del martirio di sant’Agata, patrona del capoluogo etneo.
Pure l’acqua stessa presente ha però un significato profondo, poiché si tratta di una delle rare emersioni dell’Amenano, fiume ipogeo che attraversa le viscere di Catania, dando luogo in diversi punti di magnifici spettacoli naturali da godere sottoterra.
Gli studi delle diverse fasi del monumento ci dicono che fu costruito “nell’area già occupata probabilmente da un teatro ellenistico” e che “ebbe in età augustea la sua prima sistemazione come teatro romano”, fino a raggiungere “il suo assetto definitivo nel II secolo d.C., epoca a cui risalgono anche la decorazione della fronte scena e molti dei frammenti di sculture e bassorilievi rinvenuti”.
Per approfondire la visita, “ad ovest del Teatro romano, all’interno dell’area demaniale, si trova il piccolo teatro o Odeon” il cui esterno “è caratterizzato da una successione continua di aperture ad arco con un raro elemento architettonico caratterizzante l’intera struttura: si tratta di un architrave retto in blocchi squadrati in pietra lavica posti più in basso dell’imposta dell’arco; privo di una funzione portante, esso è un elemento decorativo di straordinaria originalità”.
La visita comprende anche un’abitazione presentata come classico esempio di una casa siciliana tradizionale, dove si può ammirare una cucina di una volta…
… raffinate decorazioni…
… i pavimenti originali di un tempo…
… un’esposizione di ceramiche antiche…
… e un piccolo antiquarium.
Altre vestigia sono presenti anche nella parte del complesso dedicata all’ingresso e all’uscita dei visitatori.
L’osservatore più attento ricaverà dall’esperienza l’idea di tutta la complessità socio-culturale di Catania, testimoniando quali siano le fondamenta della sua Storia ricchissima e composita.