Visita notturna a Villa Litta di Lainate, tra stupore e giochi d’acqua
Le visite notturne ai beni culturali già sono rare, ancor di più quelle curate e coinvolgenti come i Notturni al ninfeo con i giochi d’acqua di Villa Litta a Lainate, grazie alla magia complice delle tenebre, una perfetta organizzazione e il commovente impegno delle guide.
Un meccanismo virtuoso nel perfetto incastro tra pubblico e privato: da una parte il Comune di Lainate nel milanese che dall’acquisizione della villa quasi cinquanta anni fa ha profuso notevoli energie economiche e amministrative per restaurare, mantenere e gestire questo enorme patrimonio fatto non soltanto di interessanti edifici ma anche di un parco botanico e di delicati dispositivi idraulici; dall’altra parte l’Associazione Amici di Villa Litta di Lainate con i suoi volontari che con grande dedizione non si limita a guidare i visitatori bensì attiva per loro un’efficace animazione che rende l’esperienza emozionante e realmente istruttiva: abbiamo contato circa una ventina di volontari nel corso della nostra visita, tra guide, accompagnatori e gli addetti che azionano i giochi d’acqua.
Tutto questo per valorizzare al massimo Villa Borromeo Visconti Litta “in cui arte, storia e divertimento lasciano il visitatore incantato da tanta bellezza per la varietà di mosaici, statue, affreschi, fontane e giochi d’acqua”.
Rientra nel fenomeno molto diffuso in Lombardia delle ville di delizia.
In questo caso “fu il Conte Pirro I Visconti Borromeo – intorno al 1585 – a ideare il complesso ispirandosi alle ville medicee toscane e a trasformare la proprietà di Lainate in un luogo unico, grazie anche alle maestranze d’eccezione quali l’architetto Martino Bassi, gli scultori Francesco Brambilla il Giovane e Marco Antonio Prestinari, i pittori Camillo Procaccini e Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Agostino Lodola e Giovanni Battista Maestri, detto il Volpino”.
Scopo della creazione del complesso era di sorprendere il visitatore attingendo a tutti gli espedienti che generano stupore, dalla monumentalità edile allo sfrontato ma evocativo pastiche delle decorazioni, dalle suggestioni intellettuali della classicità all’iconicità dei miti antichi, dal trompe-l’œil ai barocchismi più sfrenati, in un sapiente gioco quasi musicale che assembla scansione di vuoto e pieno, successione di sorprese, ardite commistioni di rigida geometricità e slanciata prospettiva.
Frutto della fantasia del conte Pirro I Visconti Borromeo che “nella seconda metà del XVI secolo ampliò un possedimento destinato a riposteria di prodotti agricoli, iniziandone la trasformazione in villa di rappresentanza”: da competente cultore d’arte, Pirro “ridefinì architettura e decorazione del corpo residenziale, impostò il giardino e ideò il Ninfeo, progettato da Martino Bassi e concepito per esporre una collezione di dipinti, sculture e curiosità, oltre che per animare i celebri scherzi d’acqua”.
Tra le perle artistiche, i mosaici che contrassegnano le stanze sono opera di Camillo Procaccini, il quale utilizzò la singolare tecnica di applicare il colore direttamente sui ciottoli per tradire la sua fama di pittore a tema religioso e cimentarsi invece in una trasgressione fatta di allusioni quasi erotiche tratteggiate con il linguaggio stravagante delle grottesche di origine romana ma tornato in auge un secolo prima della costruzione della struttura, stilema ornamentale perfetto per Villa Litta nel suo attingere alle forme sinuose della natura da fondere con quelle dei corpi umani.
E’ invece opera del Morazzone lo stile illusionistico del Mercurio dell’atrio del ninfeo, al centro di un complesso scultoreo che si eleva a riflessione filosofica sul tempo in divenire scandito dalla metronomica alternanza delle stagioni.
Anche l’ingresso alla Villa, nucleo più antico del complesso derivato da rustici, presenta pregi artistici, grazie a “una sala a pianta circolare con nicchie agli angoli, chiamata Rotonda del Mercurio (dalla divinità effigiata sulla volta), dalla quale si accede a sale che presentano alle pareti e sulle volte affreschi del tardo Cinquecento lombardo”.
Del resto “la maggior parte delle sale presenta soffitti affrescati” e allo stesso modo lo sono le pareti, in un effluvio di giochi cromatici.
La visita notturna ovviamente mette volutamente in secondo piano la zona della villa destinata a giardino, di circa tre ettari, probabilmente “sin dalle origini suddivisa in quattro scomparti verdi scanditi da piante di agrumi in vaso”…
… ma l’illuminazione consente di godere lo stesso della bellezza della fontana di Galatea con il racconto sintetico di episodi dell’Odissea di Omero…
… e della nicchia del gruppo scultoreo in cotto del Ratto delle Sabine o di Proserpina che si pone come commiato ai visitatori.
Il culmine del fascino si raggiunge con l’atmosfera di mistero di un’intera area che riproduce l’ambiente di una sorta di grotta metafisica, in cui la costante della materia rocciosa del rivestimento che troviamo pure all’esterno si carica di plumbei connotati ipogei che richiamano gli Inferi come gli anfratti della parte oscura di ciascuno di noi, illuminata dalla speranza giunonica incarnata da figure femminili mitologiche…
… tra mosaici che fanno pensare a Roma antica…
… e cavernosi budelli che proiettano oltre la dimensione terrena.
L’attrazione più grande rimane però “il Palazzo delle Acque, più comunemente conosciuto come Ninfeo”, il quale contribuì a rendere la residenza “teatro di grandiose feste e ricevimenti, ma anche importante luogo di incontro per artisti e intellettuali”: luogo di grandissima suggestione che “per la ricchezza di decorazioni e di spettacoli idraulici è considerato l’esempio più importante e significativo del genere, soprattutto perché – cosa assai rara – funziona, oggi, esattamente come allora, grazie a sofisticati meccanismi idraulici governati da abili fontanieri”.
Sul piano della collezione di opere pittoriche, va aggiunto che “qui erano un tempo conservati alcuni capolavori assoluti, come la Madonna Litta attribuita a Leonardo da Vinci”, patrimonio ben illustrato da una guida che ricorda la centralità della villa nel sistema dell’arte del tempo, poiché tutte le nuove istanze creative vi approdavano prima che altrove.
Purtroppo le altalene della fortuna hanno condotto alla vendita di numerose opere per fare cassa nei periodi difficili, anche se ancora se ne possono osservare di pregevoli.
Intrigante anche l’Esposizione permanente di alcuni abiti nobiliari “realizzati dall’Istituto di Moda e del Costume W. Kandinsky di Milano nell’ambito del progetto Giovani artisti per abiti antichi”, i cui modelli accolgono gli ospiti nell’avvio al percorso di visita, destando curiosità tattile.
Quella notturna è una delle modalità per vivere la villa, poiché esistono anche le visite guidate diurne che puntano meno sul lato emotivo e maggiormente su quello botanico e artistico, concentrandosi sui dettagli di piante e decori che con la luce del giorno rivelano altri particolari e dettagli.
Info: https://www.villalittalainate.it/