Taverna O! Hamos! a Milos, la strepitosa cucina delle isole Cicladi
Uno dei locali di ristorazione più affascinanti, colti ed emozionanti del mondo, sicuramente il più importante in assoluto della splendida isola delle Cicladi che lo ospita, quella Milos ritenuta tra le più belle del pianeta: si tratta di O! Hamos!, superlativa taverna greca che si affaccia sul tratto di mare di Adamas vicino al porto, proiettandosi fino alla spiaggia di Papikinos dove diventa anche un piccolo lido e una grande luogo di relax.
I gestori definiscono il locale “un luogo semplice, confortevole, di buon gusto ed accogliente dove gli odori delle prelibatezze fatte in casa inizieranno a flirtare con voi insistentemente”.
E’ una trattoria a gestione familiare aperta nel 1993, la quale prende le mosse da nonno Nicolò e nonna Irini che vivevano in simbiosi con gli animali che allevavano, tra capre, agnelli, galline e maiali, impegnati anche nel produrre formaggi. Il loro figlio Giorgos è nato in questo poetico contesto bucolico e raggiunta l’età adulta ha deciso di tradurlo in un’attività gastronomica incentrata soltanto sui prodotti locali e le ricette di famiglia.
Il locale si è così specializzato in quei piatti di un tempo che tutti gli abitanti dell’isola cucinavano a casa loro, compresi quelli che mangiavano in occasione delle ricorrenze.
Per i primi anni il posto era così frugale da non avere neanche un nome, nato per caso quando un’amica del titolare, vedendo lo stile informale e caotico dell’arredo esclamò “O! Hamos!” che letteralmente vuol dire “che casino!”.
Quello spirito anarchico è rimasto, tanto che è consentito ai clienti scrivere sulle sedie e sui muri oltre che lasciare messaggi su quaderni di carta messi a disposizione di tutti.
Una concreta espressione di umanità e condivisione di un ristorante unico che al posto del menu presenta un nutritissimo diario interamente scritto a mano, del quale esistono più versioni, ciascuna con una lingua diversa, con l’evidente sforzo grafologico di trascrivere tutto di proprio pugno.
La cura dei particolari è straordinaria e rivela l’immenso amore da cui nasce il progetto, tra l’accortezza di consentire agli avventori di mangiare all’aperto ma protetti da una fitta e rigogliosa pergola…
… alle stupende suppellettili tra ceramiche locali di pregio fatte ad hoc e le posate elegantemente riposte in un sacchetto di tessuto finemente decorato.
L’offerta culinaria è in sintonia che tutta questa meraviglia, a partire da salumi e formaggi prodotti dagli stessi titolari nella loro azienda agricola.
Tra i formaggi, quasi tutti da latte di capra, da non perdere Xinomizithra, con il suo mix di freschezza, cremosità e acidità.
La degustazione di formaggi più completa è in Halakiotika, composizione di tre specialità che comprende il Melihloro simile al pecorino a pasta dura pur essendo prodotto con latte di capra, il Touloumotiri stagionato nel tulum che si presenta molto sapido e solubile, quindi l’Afotiria che è ricotta stagionata in piccole quantità molto acidula e salata ma proprio per questo parecchio stuzzicante.
Formaggi da accompagnare con la squisita fragranza del tradizionale pane Psomi ana atomo fatto in casa.
Irrinunciabile il Chamobougiourdi, misto di formaggi del loro caseificio cotti al forno con pomodoro e peperoni dolci e piccanti in un contenitore di terracotta che diviene piatto di portata: una vera ghiottoneria sapida e ardente.
Meritano il viaggio i clamorosi Mavromatika con pasta, ovvero i fagioli dall’occhio immersi in un superlativo sugo rosso cui viene aggiunta una sorta di pastina chiamata Kritharaki, una vecchia ricetta della nonna Eleftheria che rappresenta un vero patrimonio dell’umanità, con quella sua dolcezza antica che commuove.
Fenomenale Agriokatsiko sti Hovoli, da carne di stambecco di un anno cucinata direttamente su ember (tizzone), brasata per tante ore all’interno di carta da forno, con aggiunta di senape, limone e maggiorana: lascia esplodere tutta la complessità di sentori animali rari e originali.
Difficile da affrontare invece Arnaki Sourtoukiko, per la potenza balsamica dell’aneto e quella acida della Feta che si spandono su una tenerissima carne di agnello cotta in forno in apposita carta insieme a cipolle fresche: sapori molto distanti dalle nostre abitudini, ma che vanno comunque assaggiati perché aprono altre porte alle nostre conoscenze e alla fine comunque appagano il gusto in maniera insolita.
Anche i dolci meritano, come il tradizionale e golosissimo Chalva di Bakalis, fatto con tahina e zucchero, servito con limoni per spremerne sopra il succo.
Non è da meno il Koufeto, tipicità di Milos per chi apprezza la dolcezza molto spinta ma decisamente gradevole.
Ottima la piccola ma miratissima carta dei vini.
Assolutamente da provare il bianco secco della cantina Tsadiri tratto dal vitigno Begleri autoctono dell’isola di Ikaria, ricco di suggestioni profumate e grande beva (http://www.tsantiriswines.gr/wines/begleri.htm).
Tra i rossi invece segnaliamo il formidabile Orgion della cantina Sclavos (https://www.facebook.com/sclavoswines/), da uva autoctona dell’isola di Cefalonia chiamata Mavrodaphne che in greco vuol dire alloro nero: di colore violaceo, è un vino che al naso propone il rovo e in bocca gelsi, fragole e amarena. Incanta il suo intenso piglio zuccherino, caratteristica del vitigno che non a caso è impiegato anche nella produzione di nettari dolci. E’ seducente il modo in cui lascia profumato il palato.
Si esce incantati e pieni di gioia da questa esperienza di altissimo profilo in grado di depositarsi nella memoria per sempre, nel suo mettere insieme cultura identitaria, memoria antropologica e rara maestria.
Info pagina Facebook: Ω Χαμός – Oh Hamos