La Cupola del Brunelleschi a Firenze, la vetta della Bellezza
Un’impresa tecnologica capace di raggiungere le vette della meraviglia estetica e di assumere carica simbolica identitaria. Dovrebbe essere una porzione di un edificio, per quanto rilevante, invece la Cupola del Duomo di Firenze rifulge di luce propria, esprimendo storia e qualità talmente notevoli da fare quasi corpo a sé.
Da oltre cinquecento anni infatti fa parlare di sé. Inizialmente come impresa impossibile di un visionario come Brunelleschi. A impresa avvenuta, ci si è scervellati per comprenderne i segreti architettonici. Quindi è partita l’ammirazione popolare. Nel frattempo ha mantenuto il primato di cupola in muratura più grande del mondo. Il successo né ha fatto una delle icone di Firenze e di recente perfino la politica se ne è impadronita, facendone esempio dei traguardi che può raggiungere la volontà dell’Uomo, anche contro il giudizio comune dei pavidi.
Ce n’è abbastanza per comprendere la viva fama di cui gode, tanto da meritare ancora articoli ammirati sulle riviste internazionali che si interrogano tutt’oggi sulla sua rivoluzionaria fattura.
Dev’essere quest’aura mitica a spingere folti gruppi di turisti a intraprendere quotidianamente l’impresa fisica di scalarla. Ci vuole davvero una forte motivazione per affrontare tutti i 463 scalini che separano dalla vetta. Si vedono gran sorrisi al primo scalino, anche perché durante il vorticare dell’ascesa la città offre scorci sghembi di sé: dalle feritoie alle pareti, balenano lampi di splendore.
Facce un po’ provate ma ancora serene quando si giunge al primo camminamento. Non si ha tempo si sentire i primi irrigidimenti muscolari, perché una volta qui si viene rapiti dagli affreschi, già abbastanza vicini da invadere lo sguardo.
Magnificenza che diviene tangibile al secondo camminamento, dove ti senti fisicamente avvolto dalla pittura.
Nell’ultimo tratto però la fatica segna il volto degli scalatori, diversi dei quali si appoggiano alle pareti per rifiatare, dandosi coraggio l’un l’altro.
Il premio finale della vista della Lanterna ripaga però ogni sforzo, insieme alla magnifica vista della città.
La discesa richiede anch’essa impegno, vista la ripidità del percorso, ma anche in questo caso gli omaggi alla vista non mancano. Tra questi, il suggestivo allestimento degli attrezzi originali, o ricostruiti secondo i modelli antichi, usati per la costruzione del Duomo, nonché per i successivi restauri e la manutenzione fino ai tempi odierni.
L’importanza della Cupola del Brunelleschi ce la sottolinea Bruno Santi, consigliere dell’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze.
Info: www.ilgrandemuseodelduomo.it