Occhionero, oli extravergine d’oliva del Molise da sapienza ancestrale
Per comprendere radici, sfumature e pregi del patrimonio oleario del Molise, non esiste miglior modo di provare gli straordinari oli extravergine d’oliva dell’azienda agricola Occhionero che opera in provincia di Campobasso, struttura a conduzione familiare la cui sapienza e cura del prodotto è paradigmatica nell’esprimere al massimo il rapporto tra tale tradizione bucolica e il territorio di riferimento.
Territorio dai nobilissimi trascorsi, essendo stato antropizzato da “preistoriche popolazioni indigene che hanno preceduto Longobardi e Normanni”, fino alla stirpe “degli Arbëreschë, originari dell’attuale Albania da cui nel XV secolo furono costretti a fuggire a causa della virulenta avanzata dei turchi, approdando come profughi proprio in questi feudi caduti nelle spire dell’abbandono”, a cui “si deve la rinascita di questi luoghi”.
Gli Arbëreschë rappresentano anche il collegamento tra le due anime territoriali dell’azienda, la cui attività è divisa tra i contigui comuni di Campomarino e Portocannone. Per gli storici infatti tale popolo arrivando da queste parti si trovò davanti a tanti ulivi secolari di cui si prese cura, mantenendo una consuetudine agreste capace di giungere fino ai tempi odierni.
Una memoria talmente antica da avere permesso ai comuni di Portocannone e Campomarino di entrare a far parte dell’Associazione Città dell’Olio.
A questa grande Storia con la “s” maiuscola nel caso di Occhionero si è aggiunta la storia privata di una famiglia di origine contadina piena di amore viscerale per l’ulivo come simbolo della civiltà mediterranea e al tempo stesso materia prima del più luminoso e goloso condimento che esista.
A portare la sapienza ancestrale è nonno Emilio “che buona parte di questi alberi li ha visti nascere e crescere, visto che anch’egli è quasi secolare, dall’alto dei suoi spettacolari 94 anni”.
E’ lui a “condurre l’azienda con lo spirito di un bambino entusiasta, la forza di un giovane virgulto e la lunghissima esperienza di una vita spesa per l’agricoltura, quella di una volta, fatta di fatica muscolare e sudore della fronte, ma con il contributo dell’intelletto finissimo che deve tradurre l’osservazione empirica in applicazione scientifica”.
Gli si affianca la figlia Teresa che nel 2003 ha rinnovato i vecchi ulivi e dato nuovo slancio a una produzione incentrata sulle due cultivar lavorate dall’azienda, Frantoio e Gentile di Larino.
La prima “è un classico molto diffuso dell’olivagione nazionale, perché in grado di offrire insieme quantità e qualità ai massimi livelli, soprattutto quando si trova su terreni ricchi come i nostri”, mentre con la Gentile di Larino “proseguiamo sulla via della cultura autoctona, visto che prende il nome da un piccolo centro a pochi chilometri da noi che vanta anch’esso grandi antichi trascorsi, legati al popolo dei Frentani, alla lingua degli Osci e all’avvento dei Romani”.
Visto il pregio “delle cultivar e le caratteristiche di terreni e piante, le tecniche di raccolta vengono adattate al tipo di raccolto, dividendosi in manuale, meccanica, bassa resa”, ricordandosi sempre che “per ottenere un olio di altissima qualità occorre cogliere l’oliva in quell’esatto momento in cui contiene il massimo di polifenoli e di olio”.
Nonno Emilio “si districa tra tutte queste metodologie da oltre 70 anni e non ha mai sbagliato un’annata”.
Il risultato sono oli Extra Vergine di Oliva sottoposti a tante verifiche “per garantire che la sua acidità non superi lo 0,8%”, per diventare “il re dei condimenti”.
Due le referenze, entrambe autentici capolavori.
Il Monovarietale Frantoio proponendo la cultivar in purezza “si presenta al naso con inebrianti sentori balsamici di incenso ed erbe officinali, insieme a una nota di Melissa: al palato il carattere è erbaceo e piccante, suggerendo sentori di carciofo, asperula, karkadè e asparago, indicatori di una grande complessità del suo corredo sensoriale”, oltre a “un corpo elegante e una lunga persistenza che unite a un impatto deciso lo rendono magnifico sulle carni rosse e le preparazioni più intense, riuscendo a distinguersi anche nell’abbinamento a condimenti speziati e sapori forti”.
Il Monovarietale di Gentile di Larino “vellica l’olfatto con la fragranza del pomodoro verde e si presenta al palato con un’intrigante nota linfatica dolce che si stende su una spessa consistenza materica, mentre al gusto si evidenziano mandorla tostata, fieno, tè verde e un tocco di camomilla, chiudendo con una lieve piccantezza: la persistenza lieve conduce realmente alla gentilezza promessa, rendendolo perfetto per le zuppe, le insalate incentrate sulla freschezza degli ingredienti e il pesce non troppo elaborato”.
Verificato l’esito del raccolto 2020, le note precedenti appaiono ancora più esaltanti nell’intensità, con la freschezza dell’olio nuovo che spinge al massimo soprattutto i caratteri erbacei e la complessità aromatica.
Per questo è consigliato vivamente affrettarsi a degustarlo, perché l’esperienza è impagabile.
Info: http://agricolaocchionero.it/?v=bd7333eccf57