Cappella Sant’Andrea a San Gimignano (Siena), vini bio tra cielo e terra
Ispirazioni bibliche, estasi celeste ed elegia terrena, elogio della manualità: sono gli ammirevoli presupposti su cui si basa l’attività di vitivinicoltura etica della cantina Cappella Sant’Andrea di San Gimignano, in provincia di Siena, i cui profondi valori si ritrovano nei succosi nettari in regime biologico che produce, facendo volare altissimo il progetto in un trionfo della sensibilità intellettuale in inedita osmosi con l’autentica umiltà contadina.
I titolari Flavia e Francesco nel comunicare questo loro progetto di vita partono da un riferimento impegnativo e stimolante, secondo il quale “piantare una vigna è come fare un matrimonio con la terra, è gesto di grande speranza che non a caso la Bibbia pone come primo gesto compiuto da Noè dopo il diluvio; significa stipulare un’alleanza con un pezzo di terra, affermare che lì, in quel posto preciso, si vuole dimorare, che ci si prende il tempo di attendere lì e non altrove i frutti del proprio lavoro”.
Da qui il riferimento agli Elementi, in primo luogo il cielo, dal quale “arriva l’acqua che disseta le vigne e nel cielo splende il sole che rende dorati i grappoli di Vernaccia; e poi la luna e le stelle a scandire i passi dei lavori in vigna e la vita del vino in cantina”…
… “ma dal cielo arriva anche lo sguardo dei nostri cari che ci hanno preceduto nell’amare la terra e che ci hanno lasciato semi importanti: la passione per il vino, la buona volontà per tutti i giorni, l’umiltà per farsi piccoli davanti alle meraviglie della natura”.
Segue un accorato monito: “alla terra dobbiamo accostarci con grande umiltà e rispetto: per questo siamo Bio! Non c’è viticoltura di qualità che non sia viticoltura di territorio; accompagnare l’uva nel cammino per diventare vino vuol dire essere custodi di un’arte antica che interpreta un luogo, delle tradizioni, un’annata e ne fa un documento: una bottiglia di vino capace di fotografare tutta questa bellezza e conservarla per alcuni anni, tanto da farne cultura”.
Ed ecco il ruolo prezioso e insostituibile delle mani con cui “ci facciamo strumento al servizio della terra: in quest’epoca di matti ci sforziamo per non perdere quella dimensione artigianale del lavoro che mantiene l’uomo a contatto diretto col pulsare della natura…
… cerchiamo di trovare tecnologia utile per il vigneto e per il vignaiolo, non sogniamo di progettare vigneti per le macchine e i macchinisti”.
Ne deriva che “alla dimensione concreta del lavoro manuale si affianca poi una dimensione diversa, più spirituale; ci sentiamo parte di un organismo agricolo che vuole arrivare ad essere autosufficiente: per questo in azienda abbiamo reintrodotto gli animali, facciamo il compost, ci sforziamo per aumentare la vitalità dei suoli”…
… “e per questo la manodopera è tutta aziendale, compresa la vendemmia che coinvolge giovani studenti ed esperti pensionati: è la festa del raccolto e l’incontro tra generazioni diverse che mantiene viva la tradizione”.
La località in cui si svolge l’attività di Cappella Sant’Andrea è depositaria di un’ uva talmente identitaria da prenderne il nome, la storica Vernaccia di San Gimignano, qui vinificata in tre versioni, tutte in purezza.
La pietra angolare ci è apparsa la Riserva Prima Luce che matura sulle fecce fini per due anni, il primo in terracotta e il secondo in acciaio, per essere poi imbottigliata senza filtrazione e affinata in bottiglia per circa sei mesi. Al naso è subito evidente l’argilla, insieme a frutta cotta e note di idrocarburi, mentre in bocca si esprimono pera Williams, cotognata e un cenno di cirmolo. Di spiccata sapidità e acidità, è denso e materico, in una parola… entusiasmante.
La Vernaccia di San Gimignano Clara Stella risponde all’obiettivo di “fare un vino fresco ed essenziale”, lasciando così emergere zagara all’olfatto e agrumi che al gusto si accompagnano a zenzero e ananas, sottolineando un’impronta minerale.
La Vernaccia di San Gimignano Rialto conferma i descrittori della precedente declinazione, introducendo però originali nuance di cereali.
Tra i rossi, esaltante l’incontro con Le Maritate, da uve di Sangiovese, Colorino, Alicante, Ciliegiolo, Trebbiano, Malvasia proveniente da un vigneto storico toscano a “impianto promiscuo con ancora la presenza di alcune viti maritate all’acero campestre”.
Incanta il suo bouquet di selva e muschio fresco, mentre al palato si palesa setoso, tannico, in grado di avviluppare la lingua e sedurla con sentori di mora, visciola, corniolo, pepe nero e barbabietola.
Una decisa acidità ingentilisce una beva importante.
Vino dalla personalità irrequieta che irretisce fino all’ultimo sorso.
Il Chianti Colli Senesi Arciduca da uve Sangiovese al 100% sviluppa tutto il corredo olfattivo del sottobosco, mentre in bocca a una significativa sapidità abbina gelso nero, ribes rosso e cioccolato fondente.
Ancora Sangiovese in purezza nel fibrillante Serreto che al consueto sottobosco del naso aggiunge invece in bocca marasca, carruba, lampone e liquirizia.
A spiegarci nei particolari questo progetto enoico è Francesco Galgani, nel video che trovate subito dopo.
Info: https://www.cappellasantandrea.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/cappella-santandrea