Il Museo della Pesca del Lago Trasimeno a Magione (PG), in Umbria
Un’autentica immersione nella cultura lacustre così profonda e documentata da non rappresentare soltanto le peculiarità del suo territorio di riferimento, bensì di porsi come brillante sineddoche museale nonché modello di esposizioni omologhe: per questo il Museo della Pesca del Lago Trasimeno a Magione in provincia di Perugia, in Umbria, è da considerare tra i più importanti allestimenti etnografici, antropologici e di cultura materiale del Paese, la cui visita è fondamentale per comprendere aspetti identitari che riguardano tutti noi.
Si trova al numero 20 del suggestivo Lungolago della Pace e del Lavoro, in prossimità del porto nord dei pescatori della frazione di San Feliciano, la quale affascina per l’equilibrio che ha mantenuto tra antropizzazione e osmosi dell’Uomo con la natura circostante, rispettando un ecosistema di placida grazia estetica con la consapevolezza di trovarsi all’interno di un Parco Regionale intitolato proprio al Lago Trasimeno.
Collocato oggi “nella sede che un tempo ospitava il Consorzio Pesca ed Acquicoltura del Trasimeno”, viene presentato dagli ottimi gestori come “un allestimento fisso e di sale dedicate a mostre di carattere temporaneo, laboratori didattici per scolaresche e gruppi, sala conferenze”, la cui base consiste “nel ricchissimo patrimonio di conoscenze raccolto in decenni di indagini svolte da tanti studiosi (Progetto A.L.L.I. – Università di Perugia), studenti e ricercatori che, con il contributo determinante dei pescatori-cacciatori, hanno indagato la cultura dell’acqua, la lingua, la storia e la vita delle comunità insediate lungo le rive del grande lago, seguendo in particolare l’evolversi dell’attività produttiva che per molti secoli ha costituito la prima risorsa: la pesca”.
Per questo secondo i curatori “entrare al Museo della Pesca e del Lago Trasimeno significa per il visitatore perdere la sua abituale cognizione di abitante della terra e immettersi nel mondo fluido dell’acqua: può seguire passo dopo passo una storia affascinante e poco nota, per comprendere la grandiosità e i messaggi che vengono da una tradizione, di regole, di consuetudini, di saperi e di saggezza”.
Un museo vivo capace di aggiornarsi alla luce delle ricerche scientifiche e delle innovazioni tecnologiche, affinché i visitatori possano accedere oggi a un patrimonio di informazioni contenute in un archivio generale “consultabile attraverso dei totem touch screen dislocati nella sala espositiva”.
Centrale l’ampia sezione Conoscere il lago che precede la presentazione dello sviluppo storico “della grande tradizione peschereccia del lago umbro e dei suoi passaggi chiave” attraverso reperti archeologici, etnografici, storico-archivistici e studi dedicati, coprendo “un periodo lunghissimo che va dal Neolitico antico ai giorni nostri”, il quale “non ha uguali nelle altre zone umide del Paese”.
I gestori sottolineano l’importanza del “capitolo aperto sull’avifauna, una delle ricchezze del lago, di cui vengono presentati alcuni aspetti naturalistici e culturali”, in merito al quale è possibile consultare una ricca documentazione sulle pratiche di caccia operate nel lago “di cui fa cenno già Strabone nel I secolo d.C. e che leggiamo in dettaglio a partire dagli autori del Quattro-Cinquecento Giannantonio Campano e Matteo dall’Isola che descrivono tecniche senza l’uso delle armi da fuoco”.
Ritenuta condivisibilmente di grande richiamo “la rara collezione di uccelli acquatici impagliati offerta al museo da Pietro Ceroni e gli interessanti approfondimenti di Vincenzo Valente e Giovanni Moretti sui nomi dialettali di queste specie nell’areale italiano”.
La logica espositiva porta a unire “con una specie di filo rosso l’inizio e la fine dell’allestimento” attraverso la “presentazione dei passaggi più significativi della gestione dell’ambiente lacustre, dal sec. XIII ai nostri giorni”.
Il museo traccia nel dettaglio l’evoluzione storica del settore nell’ambito locale, passando dall’epoca comunale a quella pontificia, per poi focalizzarsi sulle problematiche imposte dall’evoluzione commerciale e dal progresso tout court intervenuti tra Settecento e Ottocento, portando a un’inevitabile crisi che ha comportato abbassamento della portata idrica e perdita “della fascia di rispetto tra le colture e le acque con danni notevoli all’ambiente spondale e alla pesca”.
Si giunge così a un presente di rinnovato interesse e moderna sensibilità, come dimostra la “sezione dedicata alla pesca di oggi, con un Bollettino della Cooperativa Pescatori del Trasimeno che ha sede a San Feliciano, a cui partecipano soci provenienti da Torricella, San Feliciano e S. Arcangelo: qui vengono presentate le novità che la nuova gestione ha portato nel settore della trasformazione e commercializzazione del pescato e nello sviluppo di collaborazioni con analoghe realtà presenti in altri laghi italiani”, come il crescente ambito del pesca-turismo.
Ed è proprio la possibilità di incontrare uno di questi pescatori e rendere gnoseologicamente ancora più preziosa la visita al museo: noi abbiamo avuto la fortuna così di potere incontrare Rino Cocchini che il mestiere lo ha praticato per tutta la vita e oggi, non più giovanissimo, ne diventa divulgatore oltre che testimonianza vivente.
Indimenticabile la passione e la saggezza che è stato capace di trasmettere durante la spiegazione delle basi delle tecniche della pesca lacustre…
… fino al momento ludico finale in cui lancia una rete sui visitatori, dopo averne già catturata l’attenzione con il suo eloquio credibile e l’innata capacità di affabulare.
Del percorso espositivo si apprezzano la congrua razionalità della disposizione dei pannelli che rende immediatamente intellegibile il senso prospettico dell’esperienza…
… senza però rinunciare al tocco di fantasia per ingaggiare l’attenzione dell’osservatore, magari con la semplicità tutt’altro che banale dell’uso del singolo oggetto al posto degli odierni barocchismi digitali, ponendo come centrale lo stimolo alla riflessione empirica dell’osservatore…
… mentre lo storytelling verbale è sostenuto da pannelli dal linguaggio diretto e da un’efficace sintesi discorsiva che non appesantisce il lettore, aggiungendo dettagli importanti alla visita guidata…
… gratificando infine la purezza dello sguardo infantile che alberga non soltanto nei frequentatori più piccoli ma in fondo a ciascuno di noi con l’immancabile acquario e la sua capacità di detonatore di ricordi e tenerezza senza tempo.
Il museo appare molto attento anche all’aspetto pedagogico, come dimostra l’attivissima sala video e multimediale predisposta ad accogliere iniziative didattiche di ogni genere, offrendo inoltre allo sguardo la piacevole sorpresa di una caratteristica “forma a barcone” con sedute che possono ospitare circa quaranta spettatori.
Tanti pregi sono frutto di un’attentissima gestione che parte dal Comune di Magione e si avvale delle più appassionate intelligenze del posto, in un contesto di partecipazione umana e scientifica che andrebbe mutuato in tante altre realtà del Paese.
Un museo che vale decisamente il viaggio.
Info: http://www.magionecultura.it/default2.asp?active_page_id=4