Tempio Valadier (Genga, AN), rimanere impietriti di fronte alla bellezza
Un piccolo gioiello di grazia ascetica dall’irresistibile capacità ecumenica di attrazione: lo chiamano Tempio Valadier ed è ormai diventato il simbolo estetico della regione Marche che lo ospita.
La sua esatta denominazione è Santuario della Madonna di Frasassi e risale all’anno 1029, anche se è giunto a noi dopo vari interventi ricevuti nei secoli. Se Frasassi vi evoca le celeberrime Grotte non vi sbagliate perché il santuario si trova in effetti a pochi passi da esse, raggiungibili a piedi, in una galleria che si apre nel Parco Naturale della Gola della Rossa.
Per raggiugerlo si accede a un suggestivo sentiero chiuso da una sbarra che consente comunque il passaggio continuo dei visitatori…
… segnato ai lati da stazioni della via Crucis, particolare pronto a tradursi da presagio in metafora…
… poiché il percorso si sviluppa per circa 800 metri quasi interamente in salita, la cui pendenza è in buona parte impegnativa per chi è in sovrappeso o poco allenato, soprattutto nel periodo delle temperature alte: giunti a circa metà si può essere tentati perfino dalla voglia di rinunciare, ma quello è il momento di serrare i denti, governare le forze e muovere con estrema calma passo dopo passo.
Improvvisamente l’ascesa si addolcisce e si viene raggiunti da un’estasi lucida, un senso di beatitudine ancestrale alimentata dalle volute della roccia che si inarca al passaggio dell’osservatore, come per omaggiarne il cammino sostenuto…
… mentre finalmente l’agognata meta comincia a occhieggiare dietro un litico arco di ingresso…
… per deflagrare da lì a poco in tutta la sua vorticosa bellezza avviluppata dalla nuda pietra, scatenando una forze centripeta che indirizza il visitatore verso un movimento circolare intorno all’edificio, affinché il suo sguardo sdruccioli tra le geometrie seghettate seguendone la musicalità da parallelepipedo, per assestarsi al chiuso dove si staglia la sagoma in controluce del bene culturale…
… lasciandosi alle spalle una sorta di anfiteatro appena accennato, con tanto di spalti minimali sui quali sedere per farsi sopraffare dall’emozione.
Un impatto così potente da sminuire l’ispezione dell’interno della struttura, fin troppo spoglia: l’ambiente era nato come romitorio femminile e conserva una piccola statua di una Madonna col Bambino.
Sollevando lo sguardo al tetto si coglie in maniera ancora più chiara la forma ottagonale della cupola in travertino locale fatta erigere nel 1828 su disegno di Giuseppe Valadier.
A questo punto si può rimanere ore seduti di fronte al tempio ad ammirarne l’armonia, la quale sembra soffiare l’alito della riflessione nel visitatore, ciascuno alla ricerca di ciò che suggerisce la propria sensibilità.