La cantina familiare Benito Ferrara, un secolo di vini pregiati dell’Irpinia
C’è sempre stata la vitivinicoltura nelle vicende della famiglia Ferrara, anche risalendo agli inizi del ’900, testimoniando una vocazione impressa nel codice genetico che non poteva non sfociare in una produzione organizzata di vini di pregio, frutto di sensibilità e competenza tramandate da generazioni e sedimentate dal tempo.
Un’attività sempre impiantata nel piccolo territorio di San Paolo, frazione di una località della provincia Avellino particolarmente nota agli appassionati enoici, Tufo, il cui nome è legato a un’amata varietà di Greco che ha riversato celebrità su questo lembo dell’Irpinia.
La traduzione di tanta passione in organizzazione aziendale vera e propria avviene nella seconda metà del secolo scorso per volontà del Benito Ferrara che oggi è anche il brand di tale esperienza.
E’ stato lui, con spirito da innovatore e lungimirante imprenditore, a comprendere “prima di altri quanto potesse essere importante la creazione di una propria cantina per la produzione del vino e si dedicò anima e corpo, assieme alla moglie, la signora Michelina, alla fondazione e allo sviluppo della nuova azienda”.
Il passaggio dinastico è avvenuto con la figlia Gabriella, la quale “ha preso le redini dell’azienda e ha fatto in modo con la propria abilità e dedizione che la stessa assumesse un ruolo di prestigio tra le cantine per la produzione di vini di pregio in Campania ed in Italia”.
Gli ettari vitati gestiti dalla cantina ricadono nel comune di Tufo “che è considerata la migliore zona per il vitigno Greco” e nel comune di Montemiletto “per la produzione del vitigno dell’Aglianico”, su terreni che “godono di una posizione ideale, tra i 450 e 600 m sul livello del mare, con una esposizione a mezzogiorno, una giacitura collinare ed una tessitura di medio impasto”.
L’identitario Greco di Tufo in purezza lo troviamo nel Vigna Cicogna intento a esprimere profumi fruttati di estrema freschezza minerale che al palato si traduce in sapidità e toni abboccati che evocano limone, ananas, alchechengi, mandarino candito ma anche echi di pasticceria.
Strepitosamente goloso.
Nel Greco Due Chicchi è presente un saldo del 15% di Coda di volpe, il quale al corredo organolettico del precedente aggiunge un più spiccato carattere fruttato che alimenta sensazioni di frutta esotica e di agrumi con la loro zagara.
Grande bevibilità.
Tra i bianchi viene proposto anche il Fiano di Avellino Sequenzha in cui il vitigno è destrutturato da maturazione e affinamento per otto mesi in acciaio e reso così nella sua nuda complessità in virtù della quale si passa da un bouquet di gelsomino a una degustazione che offre pera, cedro, papaya, kumquat e accenni di frutta secca.
Bacca rossa all’insegna dell’Aglianico compreso in tutte le sue sfumature.
Vinificato senza passaggi in legno, il Passo del lupo espone un impeto succoso che porta in trionfo i piccoli frutti rossi tanto al naso quanto in bocca, con ribes e lampone in evidenza, conquistando con un’irresistibile acidità.
Nel Quattro Confini il contributo di barrique francesi di secondo passaggio per 11 mesi del 30% aggiunge alla base un certo nerbo e screziature vanigliate che portano ad affiorare un ghiotto richiamo alla visciola e alla composta di gelso nero, affermando maggiormente l’indole zuccherina.
Lasciamo per ultimo il monumentale Taurasi Vigna Quattro Confini del 2015 che seduce l’olfatto con la prugna e la violetta, mentre lascia avvertire la propria importanza al palato con un abbrivio tannico ed erbaceo che si traduce in sorbo, dattero, cotognata, liquirizia e cacao.
Un contesto complessivo in cui le ragioni del palato viaggiano in armonia con quelle del sentimento familiare, creando un perfetto esempio della dimensione e dell’urgenza di un’eccellenza vitivinicola italiana.
Info: https://www.benitoferrara.com/index.php/it-it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/ferrara-benito/