La Piana, Lambrusco e vini autoctoni delle colline modenesi da cultura contadina famigliare
E’ una storia sanguigna come le sfumature cromatiche del Lambrusco quella dell’azienda agricola La Piana di Castevetro di Modena, con l’attuale gestore Mirco Gianaroli che a causa della prematura scomparsa del padre Graziano ha dovuto rimboccarsi le maniche alla tenera età di 14 anni per non disperdere l’attività di famiglia avviata dal nonno Cesare nel 1951, fino a renderla oggi florida negli esiti quanto rigorosa nella pratica quotidiana.
Nel presentarsi questa cantina collocata “nel cuore delle prime colline modenesi” rivendica di trarre “le proprie origini da una forte e radicata cultura contadina famigliare”, dal nonno Cesare che “inizia a lavorare e trasformare le uve del proprio vigneto situato sulle affascinanti colline del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP” al nipote Mirco che procede “rinnovando negli anni la cantina con le migliori tecnologie, trasformando i vigneti ottenendo risultati ottimali sul prodotto apprezzato da una vasta rete di clienti sia italiani che stranieri che con il passare degli anni hanno potuto assaporare, apprezzare e infine acquistare i prodotti biologici del nostro mondo”.
Tutto questo su 8 ettari di vigneto tra Castelvetro e Vignola in cui produce ad oggi “circa 60.000 bottiglie distribuite su 9 etichette utilizzando energia pulita autoprodotta per il 70% utilizzando un impianto fotovoltaico di ultima generazione”.
Ferrea la filosofia aziendale che prevede di lavorare “con orgoglio solo Vitigni Autoctoni tra cui Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Pignoletto, Malbo Gentile e Trebbiano perché portatori di incredibile fascino nel loro luogo di evoluzione, per produrre vini eleganti e di stile”, con l’intento “di creare vini di qualità, ottenuti secondo metodi naturali e in sintonia col territorio dove nascono”, seguendo “i metodi biologici dalla terra alla tavola con l’obiettivo volto ad un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, mirata a realizzare un vino di altissima qualità”.
Fedeli alla ben nota massima “il vino non si produce in cantina, ma in vigna”, dalla quale scaturisce “attenzione alla terra e alla sua fertilità, al vigneto che vi cresce e alla sua salubrità, alla cura di esso dalla potatura al momento della raccolta, rigorosamente fatta a mano”.
L’azienda non risparmia anche qualche critica all’ambiente in cui opera, soprattutto sulle tematiche legate al rispetto per la natura: “oggi tutti parlano di bio, ma fino a qualche anno fa quasi si era costretti a nascondere il marchio bio in un punto dell’etichetta non visibile, perché tali vini venivano considerati di scarso livello qualitativo”, proprio a causa di quei produttori che giustificavano i difetti dei propri prodotti con la scusa: “è biologico, è naturale!”.
Il marchio BIO “diventa così per La Piana Winery un valore aggiunto, non una giustificazione: i cambiamenti climatici tangibili che gli agricoltori vedono e provano stagione dopo stagione sulla propria pelle, sono un incentivo per sensibilizzare ancora di più le scelte aziendali”.
Concentrandoci sulla produzione, l’orgoglio più grande dell’azienda “è naturalmente il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro: una varietà molto diversa dalle varietà di Lambrusco prodotte in pianura e che, dal 2020, è garantito dal marchio collettivo Montebarello 155: questo ambizioso progetto, di cui La Piana è stata una delle principali fautrici, vede in prima fila le cantine storiche della provincia e si propone di valorizzare questo vitigno adottando un disciplinare più restrittivo rispetto a quello esistente della D.O.P che prevede l’inserimento del passaggio obbligatorio all’agricoltura biologica da parte di tutte le aziende aderenti. L’obiettivo è quello di creare un’area protetta in cui impiegare solo pratiche virtuose e non invasive per flora e fauna del territorio e con lo sguardo volto alla sostenibilità ambientale”.
Il Grasparossa di Castelvetro Frizzante è in effetti la tipologia di vino che vanta più declinazioni nell’offerta della cantina, con referenze quali Capriccio di Bacco Montebarello 155 e Puntoeacapo Montebarello 155, entrambi secchi, nonché l’amabile Magia Nera Montebarello 155. Sono caratterizzati da profumi intensi che variano dalla ciliegia comune a quella selvatica (visciole), fino alla densità materica della marasca che si propone al palato insieme a lampone, gelso nero, azzeruola, con note di karkadè.
A entusiasmare particolarmente è la versione del Lacrime di Bosco metodo Charmat che propone un intenso bouquet di prugna associata al dragoncello, mentre in bocca emergono amarena sotto spirito, carruba, barbabietola, mosto cotto e liquirizia.
Tannino in evidenza, molto fruttato, leggermente abboccato.
Stesso vitigno in versione spumantizzata con metodo classico nell’Intuizione dal bel colore ramato e dal seducente bouquet di fragola che al gusto fa riconoscere barbabietola, olivello spinoso, papaya e pompelmo rosa.
Esiste anche la variante rosata con metodo Martinotti del Noi Due che malgrado introduca un saldo del 15% di Lambrusco di Sorbara conferma in buona parte il corredo sensoriale delle bollicine precedenti, distinguendosi per una convinta impronta speziata e cenni di panificazione.
Il percorso di vini a bacca rossa si conclude con il Ricordi Perduti, un Malbo Gentile dalla magnifica densità cromatica carminea che all’olfatto dona composta di prugne e una nota di tabacco, mentre in bocca si staglia il piglio zuccherino con echi di susina di Dro, radicchio rosso, visciola e radice di liquirizia.
Sapido, è dotato di una beva folgorante.
Passando alle uve a bacca bianca, se ne trae Amato Motivo che è un Pignoletto di Modena da metodo Charmat lievemente frizzante caratterizzato dal bouquet di mela e da sapori di pesca nettarina, mandarino tardivo di Ciaculli, nespola e vaniglia.
Impiega invece il Trebbiano di Modena il Soffio di Venere frutto del metodo Champenoise che lo vede per 18 mesi sui lieviti, il quale vellica il naso con la fragranza della crema pasticcera e la freschezza della zagara, mentre una notevole complessità avviluppa il palato con avocado, kumquat e screziature amaricanti di cirmolo e genziana.
Nel video che segue, il racconto dell’azienda La Piana da parte di Mirco Gianaroli.
Info: https://lapianawinery.eu/?fbclid=IwAR3TbLEWrWPPbvQhUo4G_nFzkC4VTKHwAvS9fFSdNuceHQqkWuAh_AXCtlI
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/la-piana/