Galleria Nazionale delle Marche al Palazzo Ducale di Urbino, dialogo tra genio artistico e genius loci
La Galleria Nazionale delle Marche è uno di quei rari esempi in cui la cornice è quanto meno pari all’opera che contiene, poiché espone i suoi lavori nel magnifico contesto del Palazzo Ducale di Urbino, la cui architettura è considerata tra gli esiti più abbaglianti del Rinascimento italiano: un edificio dunque considerato espressione artistica esso stesso e che a sua volta l’arte la ingloba nelle proprie stanze con un allestimento ieratico tale da non consentire distrazioni al visitatore, guidandolo piuttosto in un tragitto fortemente meditato che pone edilizia storica e talento figurativo in osmosi tra affermazione identitaria e radici della collettività.
Incanta già il semplice approccio con il Palazzo Ducale “voluto da Federico da Montefeltro a gloria della sua casata e, al contempo, espressione della sua personalità di uomo del Rinascimento che coniugava la cultura con il mestiere delle armi e l’abilità politica”, tanto che gli viene riconosciuto il merito di avere lasciato un’impronta indelebile nel prestigio della città trasformandone nel ’400 il contesto culturale e urbano “grazie alla raffinata scelta di decoratori, provenienti soprattutto da Firenze e dalla Lombardia, e di artisti e architetti all’avanguardia come Piero della Francesca o Leon Battista Alberti”.
Diversi e importanti gli interventi alla struttura del palazzo sia da parte di Federico da Montefeltro che dei suoi successori, tesi ad accrescerne la grazia estetica sempre in maniera misurata ed elegante, senza invadere gli ampi spazi e creando di sovente decori parlanti, ovvero segni mono e tridimensionali che assumono ora evocativi caratteri antropomorfi, ora il senso di metafora materica.
Esemplari in tal senso gli affreschi della Sala della Jole che dà il nome a tutto l’appartamento, parte di quelle stanze che furono la prima residenza di Federico…
… compresa la sua Alcova realizzata in legno dipinto e dorato tra il 1459 e il 1460 da un artista di Urbino, Bartolomeo di Giovanni Corradini detto Fra’ Carnevale
In tale contesto di immenso prestigio ha trovato ospitalità la Galleria Nazionale Delle Marche istituita nel 1912 e inaugurata l’anno successivo, la quale prese le mosse dalla necessità di affrontare “l’esiguità delle collezioni per le spoliazioni e diaspore avvenute in una prima fase dopo la morte nel 1482 di Federico di Montelfetro, e dopo la morte nel 1631 dell’ultimo erede maschio dei Della Rovere, quando l’intero patrimonio (Ducato, terre e palazzi) fu devoluto allo Stato della Chiesa”.
Una problematica alla quale la Galleria sopperirà con opere provenienti da istituti soppressi, depositi di collezionisti e recuperi di quadri di artisti locali supportati dall’intervento statale.
Al termine di questo lungo processo di ricostituzione delle collezioni, oggi “nella Galleria Nazionale delle Marche è conservato ed esposto al pubblico un vasto patrimonio di opere d’arte comprendente dipinti e sculture dal XIV al XVIII secolo, ceramiche, monete, disegni e arredi, cui vanno ad aggiungersi le decorazioni fisse degli ambienti del Palazzo Ducale di Urbino” il cui punto di forza sono ritenuti i “capolavori indiscussi del Rinascimento italiano che fanno parte del nucleo del ’400 e del ’500, come la Flagellazione…
… e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca…
… la tavola con la prospettiva conosciuta come Città ideale, di autore ancora sconosciuto…
… il Ritratto di Gentildonna detto La Muta e la Santa Caterina d’Alessandria, entrambi di Raffaello, le due tele di Tiziano che in origine costituivano lo stendardo processionale della Confraternita del Corpus Domini di Urbino”.
La forte personalità di tale allestimento museografico consiste nell’essersi “sviluppato seguendo un doppio intento: da un lato valorizzando gli spazi rinascimentali con opere d’arte coeve e proprie della storia del Palazzo, dall’altro presentando i capolavori che provengono in gran parte dal territorio marchigiano, documentando il discorso artistico regionale e con esso italiano”.
La maggiore peculiarità della Galleria risiede così nell’avere ricostruito con impressionante ricchezza di esempi una sorta di genius loci della creatività marchigiana nei secoli, attraverso un affascinante ordito di opere di artisti di tale territorio, con una panoramica di stili e urgenze espressive che permettono di cogliere realmente i connotati di un distretto artistico, un coacervo di sensibilità compatibili che sublimano il mero dato anagrafico e l’appartenenza geografica, per ascendere alle vette del sentimento comune.
Questo percorso di identità pittorica interno alla Galleria prende le mosse dall’Annunciazione datata 1396 dell’anconetano Olivuccio Ciccarrello da Camerino, considerato colui che diede l’avvio alla scuola marchigiana del del ’400 rientrante nelle varie declinazioni del gotico…
… nelle quali si può inserire la Madonna col bambino e i santi Sebastiano e Biagio del monaco farfense Fra’ Marino Angeli di Santa Vittoria in Matenano (AP), esponente del Gotico cortese…
… stessa corrente di Arcangelo di Cola, da Camerino, autore della Madonna col bambino in trono…
… e di Giovanni Antonio da Pesaro con un’Incoronazione della vergine ancora legata agli stilemi del tardo gotico.
Diversi gli urbinati rappresentati, vissuti tra il ’500 e il ’600, come Federico Barocci che con la sua Pietà appare debitore della lezione posturale di Michelangelo…
… Alessandro Vitali che invece sembra cogliere la Weltanschauung luministica del tempo scurendo e spogliando la rappresentazione di Sant’Agata in carcere…
… stile adottato anche da Antonio Viviani detto il Sordo nella Santa Rosa da Viterbo…
… senza dimenticare che nel medesimo periodo ha brillato l’importante produzione di Urbino nelle arti decorative, significativamente rappresentata dalla Bottega dei Patanazzi, della quale si può ammirare una Torciera con decorazioni a grottesche.
Impossibile comprendere le Marche nella loro totalità quindi senza vivere l’asciutta immersione in questo percorso di visita ricco di logica espositiva altamente pedagogica, una formidabile compressione di stimoli che arricchisce il nostro apparato gnoseologico senza mancare di offrire emozioni allo sguardo, anche a quello interiore.
Info: http://www.gallerianazionalemarche.it/