Philippe Grisard, la maison che ci fa scoprire i grandi vini francesi da uve autoctone della Savoia
Nel mondo anglosassone chiamano local hero quei personaggi che si battono per uno specifico limitato territorio, impegnandosi allo spasimo per tutelarne l’identità, difenderne le peculiarità e affermarne l’originalità rispetto a ogni altro posto del mondo: un titolo che calzerebbe perfettamente a Philippe Grisard, nome proprio che identifica un eroe della vitivinicoltura francese che agisce nel cuore della Savoia portando avanti “il suo progetto di rinascita dei vitigni autoctoni alpini”, perle botaniche rare e sorprendenti ma sconosciute al grande pubblico.
E’ evidente che si tratta anche di un progetto di elevata valenza culturale, poiché ciascun vitigno “con le proprie caratteristiche racconta una parte importante della storia e del futuro della viticoltura Savoiarda”.
Philippe Grisard ha alle spalle tre generazioni di viticoltori mentre guardando al futuro del vigneto savoiardo è convinto che esso “dipenda dall’autenticità e dallo sviluppo dei vitigni alpini locali”. Anche perché da sempre è stato “appassionato di vitigni locali e dei loro terroir”, lui uomo di montagna dalla mentalità aperta e l’indole che lo porta ad arricchirsi “attraverso esperienze e incontri con altri professionisti competenti”.
L’anno di svolta è stato il 2010, quando “ha reindirizzato la sua attività a Cruet, un piccolo villaggio savoiardo situato ai piedi del Parco Naturale Regionale del Massif des Bauges” attraverso un vigneto che si sviluppa su sei comuni, comportando una diversità dei suoli che “permette di produrre un’ampia varietà di vini”.
Si tratta di appezzamenti vitati “distribuiti su sei paesi aggrappati al fianco della montagna” ciascuno con un terreno diverso e un microclima variabile, peculiarità che “implica la necessità di comprendere la reazione della vite in base alle specifiche condizioni alpine”, lasciando al coltivatore il compito “di intervenire con giudizio e nel modo più naturale possibile per portare questi elementi in simbiosi senza disturbarli”.
Ne deriva anche che “non è possibile applicare un metodo di coltivazione completo su tutta l’azienda agricola”, così ogni appezzamento “viene lavorato in relazione al suo contesto e al suo vitigno”, pratica per la quale “servono materiali davvero adeguati, con i limiti della meccanizzazione”, quindi “molto spesso interveniamo manualmente con manodopera qualificata per questi particolari lavori”.
L’obiettivo è impegnarsi tutto l’anno per fare il possibile “per ottenere un’uva perfetta”, perché “non è per marginalità, eccentricità e casualità che si arriva a un risultato ottimale”.
Qui entra in gioco il concetto di devozione: per “i nostri terreni, i nostri vitigni, risparmiando energia, vogliamo essere il più rispettosi possibile della terra; non si può parlare di conservazione della natura senza dimenticare il rispetto per gli uomini che vi lavorano e vi contribuiscono”.
Alla maison Grisard sono orgogliosi dei loro “antichissimi vitigni autoctoni, fiore all’occhiello del nostro patrimonio di viticoltori: manteniamo, coltiviamo e sviluppiamo questa biodiversità vegetale per offrirvi vini ricchi e variegati; oggi produciamo i nostri vini da dodici vitigni, altri devono venire”.
Del resto l’identità vinicola savoiarda è molto antica: la vite è “presente fin dall’epoca romana ai piedi dei nostri massicci in maniera molto importante, si è adattata a determinate condizioni; per la sua naturale evoluzione e per l’azione dell’uomo, molte varietà hanno colonizzato le valli e sono diventate stanziali”.
Uno scrigno che contiene un patrimonio ampelografico che va capito, studiato e valorizzato. Infatti “l’antichissima identità vinicola savoiarda che si svela oggi nasce dalle nuove conoscenze scientifiche: infatti l’ampelografia che mira a identificare i vitigni e le specie di vite, rivela i rispettivi caratteri dal loro DNA”.
La degustazione dei vini di Grisard è così un viaggio di straordinario fascino in una biodiversità anche del gusto.
Si parte con la Jacquere, l’uva bianca più utilizzata nel vigneto savoiardo, tanto da rappresentare in Savoia poco meno della metà dell’encépagement, ovvero dell’insieme dei vitigni della zona.
Tradotto nel Prémice, ha un freschissimo bouquet di gelsomino decisamente irresistibile, mentre in bocca esprime con potenza la cotognata, il limone Femminello, scorza d’arancia candita e una nota di crema pasticcera agrumata.
Sorso salino con un finale tendente a un piacevole abboccato.
Altro gioiello, l’Altesse, uva che secondo alcune leggende proverrebbe da Cipro: sarebbe stata Anne de Lusignan, figlia del re cipriota, sposata con un duca di Savoia, a portarla con sé nella regione nel XIV secolo.
Vinificata nel Roussette de Savoie Souveraine stupisce l’olfatto con note di frutta secca e un bell’afflato balsamico, mentre al palato in una deflagrazione di acidità propone pera coscia, mela renetta, mandarino, alchechengi e un sospiro amaricante di genziana.
Complesso, straordinariamente intrigante.
La Roussanne invece sarebbe della regione di Montélimar ed è presente anche sulle Côtes du Rhône intorno a Valence.
Dà vita al Savoie Opulent che è una colata di miele di eucalipto al naso come in bocca dove si aggiungono nespola, fico caramellato, grano tostato, cedro candito e torrone.
Passando ai vitigni a bacca nera, del Persan “non conosciamo la sua origine esatta ma il suo punto di partenza sarebbe Saint Jean de Maurienne: è stato per lungo tempo il vitigno a bacca rossa dominante in Savoia e ai limiti della Drôme”.
Diventa il vino Savoie Fougueux dai profumi di vegetazione boschiva con sprazzi balsamici, mentre si presenta al palato con un approccio intensamente zuccherino intrecciato con sensibile acidità, per sviluppare sentori di ribes rosso, melagrana, karkadè e barbabietola.
Corpo esile, raffinatissimo, con un’eleganza naturale che conquista.
La Mondeuse nera è un’uva originaria della Savoia dalla quale sgorga il Savoie Obstinée, un nettare audacemente speziato che al naso varia dal piccante al dolce aromatico, mentre al gusto impone amarena, gelso nero, lampone ed erbe officinali.
Chiudiamo con le bollicine del Savoie Cremant Envol, un assemblage di Altesse 60%, Jacquère 30% e Chardonnay 10% che genera un bouquet floreale e porta in bocca miele di Sulla, albicocca, melangolo candito e pera Williams.
Minerale e zuccherino allo stesso tempo, ha una grandissima beva carnosa e dalla densità appagante, fantastica a tutto pasto.
Per arricchire la conoscenza di questo meraviglioso mondo enoico, abbiamo chiesto un contributo a Gianluca Telloli, Responsabile Selezione e Ricerca di Proposta Vini che distribuisce in Italia le meraviglie di Philippe Grisard.
Possiamo ascoltarlo nel video sottostante.
Info: https://www.maisonphilippegrisard.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/grisard-philippe/