Stachlburg, vini dell’Alto Adige che coniugano antico e moderno tra antiche mura
C’è un tipico castello al centro di un caratteristico villaggio tirolese del XII secolo chiamato Stachlburg perché nel 1540 Georg Stachl lo acquistò dopo aver ottenuto il titolo nobiliare trasferendolo alla sua residenza, dando vita così a una serie di passaggi dinastici che lo portano in eredità alla bisnonna di Sigmund Kripp, il quale ne nobilita la storia secolare facendone il centro della sua attività vitivinicola con una cantina chiamata come il maniero, situata nel piccolo centro di Parcines nella provincia autonoma di Bolzano in Alto Adige.
Per l’esattezza è dal 1945 che il castello di Stachlburg è di proprietà della famiglia Kripp che su queste terre “ha fondato l’azienda agricola che oggi conosciamo”, dove nel 1978 “sono cominciati i lavori grazie ai primi frutteti”, mentre nel 1990 “Sigmund Kripp, dopo aver studiato diversi anni in Germania, si prende in carico le proprietà terriere paterne, piantando le prime vigne di Chardonnay e Pinot Nero”, da cui la fondazione dell’azienda vinicola.
Per questo in azienda si parla del rapporto tra Antico e Moderno ritenuti “spesso un ottimo connubio che i nostri vini riescono a coniugare perfettamente: all´interno di antiche mura hanno il tempo di crescere e maturare attraverso tecniche enologiche sempre al passo con i tempi”.
Alla qualità estrema dei prodotti contribuisce la collocazione geografica, poiché Parcines “insieme al castello che ospita la nostra azienda vinicola, si trova a 650 m d´altitudine: la zona è prevalentemente occupata dalla coltivazione delle mele, i pochi vigneti rimasti assicurano comunque una vinificazione ad alto livello grazie alla particolarità del clima, alle caratteristiche del terreno e all’esposizione dei vigneti sui versanti sud delle montagne, tutti elementi che favoriscono una maturazione ottimale alle nostre particolari varietà di viti”.
Essere stata certificata con il marchio biologico già nel 1998 rende poi l’idea dell’afflato etico di tale azienda agricola nella quale “natura e genuinità simboleggiano la nostra filosofia lavorativa, per questo le nostre vigne e i nostri frutteti sono trattati nel rispetto totale della natura, in modo da mantenerne l´equilibrio ed assicurare una terra fertile e sana anche alle generazioni future; il vino diventa così un affascinante elisir di lunga vita, in cui voglia di vivere e naturalezza sono sempre in comunicazione”.
L’obiettivo di questo metodo di produzione “è la conservazione e l’aumento della fertilità del terreno e l’incremento della resistenza di piante ed animali”, in cui “la lotta contro parassiti e micosi avviene con sostanze naturali (zolfo, rame, estratti vegetali ecc.)”, mentre per la concimazione si usano fertilizzanti organici (fertilizzante naturale/composta) e non fertilizzanti facilmente solubili: ciò aiuta a migliorare la fertilità del terreno a lungo termine.
Infatti “si cerca di evitare le monocolture e di favorire le colture miste per garantire una coltivazione persistente” in cui “la regolazione delle erbacce avviene solo in modo meccanico”: l’obiettivo finale di questo metodo di produzione è di offrire ai consumatori alimenti sani, gustosi e nutritivi e contemporaneamente rispettare l’ambiente.
In seguito a tale sistema di coltivazione, anche il vino dal 1998 è prodotto in regime biologico “per evitare residui chimici nei nostri vini: con questo sistema di salvaguardia della salute delle viti e degli acini usiamo soltanto anticrittogamici naturali”, tutto sotto stretto controllo di organismi come l’associazione Bioland e l’istituto ABCert di Stoccarda che “effettua un controllo e una certificazione annuale della nostra azienda”.
I vigneti di Stachlburg si trovano “all’interno dei comuni di Parcines, Andriano e Naturno: ogni tipo d’uva ha una sua particolare posizione adatta alle proprie esigenze”.
Ad avvalorare l’eccellenza del terroir sono gli accentuati sbalzi di temperatura e la terra ricca di humus e molto fertile.
Alla prova della degustazione, tutte queste promesse di qualità vengono mantenute nel bicchiere.
A partire dall’inebriante profumo di zagara e vaniglia che annuncia il Gewürztraminer Val Venosta Bio 2018, molto minerale e tendente all’abboccato, ricordando per certi versi descrittori del Moscato, il quale al palato esprime albicocca, melone di Paceco, yuzu e uno stuzzicante tocco di maggiorana.
Entusiasma la sua beva come la complessità sensoriale.
Il Weissburgunder (Pinot Bianco) “nel Sud-Tirolo viene coltivato da più di due secoli ed è il vitigno bianco maggiormente vinificato”, un vino “adatto per mille occasioni, si lascia piacevolmente bere, soprattutto se abbinato con cibi leggeri”: ha un bouquet erbaceo che in bocca conduce renetta, nettarina, frutta secca, arancia vaniglia e il respiro balsamico delle erbe officinali.
Il Pinot Grigio “ci offre un aromatico e fine vino bianco, ideale compagno di qualsiasi tipo di piatto”, vertendo su un bouquet fruttato e un ricordo orale di pera Madernassa cotta, cedro candito e una nota di ibisco.
Il Sauvignon Terlaner “è un tipo d’uva particolarmente aromatica che proviene dalla Francia: per ottenere un vino vivace e fruttato, dalla fine acidità, l´abbiamo vinificato in parte in botti d´acciaio e in parte in botti di legno di rovere”, stregando l’olfatto con sublimi note resinose e confermando il fascino al gusto con tabacchiera, pera Williams, mandarino verde e una nota di olivello spinoso.
Lo Chardonnay è proposto in due declinazioni.
Lo Chardonnay Val Venosta 2018 nasce sui pendii dell’omonima valle esposti verso sud “la cui vendemmia cade sempre nella prima decade di settembre: la fermentazione e la maturazione avvengono esclusivamente in botti di acciaio, donando al vino un sapore fruttato e fresco”, mentre il Val Venosta Riserva Barrique è appunto la versione barricata di una raccolta tardiva ad un alto livello di maturazione che “non gli impedisce di mantenere una acidità fine che lo rende particolarmente adatto alla barrique, in cui rimane a maturare per 18 mesi”.
Se il primo esplode di freschezza appropriandosi delle peculiarità organolettiche della mela Golden cui affianca nespola e cereali tostati, il secondo vira invece verso mete esotiche inserendo papaya e mango, con un’eco di zenzero.
Il Pinot Nero impressiona nel Blauburgunder Val Venosta Eustachius Bio 2015 che al naso registra un trionfo di spezie piccanti accostate a muschio, mentre in bocca si godono mirtillo, barbabietola, mora di rovo e liquirizia. Si apprezza una buona acidità sospesa tra carattere zuccherino e screziature amaricanti. Corpo snello che ingentilisce un nerbo la cui monumentalità emerge lentamente ma inesorabilmente.
Nel Blauburgunder Val Venosta Bio 2017 i frutti espressi sono il ribes rosso, la marasca e il gelso nero, insieme alla carruba.
Il Merlot della casa cresce “sui pendii della Val d´Adige ad Andriano” e viene “fatto macerare a freddo per 4 giorni, in modo da lasciare emergere gli aromi della frutta” e vinificato in barrique di rovere ungheresi per 18 mesi: è così che porta al naso tutto il corredo del sottobosco, mentre in bocca dispiega corbezzolo, lampone, sorbo e pepe nero.
Arriva “dalla vendemmia tardiva delle uve Sauvignon raccolte nei vigneti del castello di Wolfsthurn di Andriano nella Val d´Adige” il Praesepium Vendemmia Tardiva, “un vino ideale non solo con i dessert, ma anche con il formaggio”: rapisce il naso con la zagara e il gusto con miele di Robinia, melangolo candito, cioccolato bianco e bacche di vaniglia.
Superata brillantemente anche la prova bollicine con il Brut Eustachius 30 mesi metodo classico ottenuto da una cuvée di Pinot Bianco e Chardonnay che suggerisce al naso panna fresca e panificazione, mentre tra i sapori si riconoscono clementina, pesca a polpa bianca e camomilla.
Arricchiamo questo racconto con la testimonianza diretta di Sigmund Kripp che in un video ci ha illustrato i dettagli della cantina Stachlburg.
Info: http://www.stachlburg.com/lang1/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/stachlburg-baron-von-kripp/