Ristorante dell’agriturismo Il Contado del Gobbo a Olgiate Olona, gastro-autarchia nel varesotto
Una cucina che possa fondarsi per quasi la sua totalità su materie prime di stagione prodotte in proprio a centimetro zero, per proporre piatti concreti serviti in porzioni molto abbondanti in ambiente confortevole in cui domina il legno: è il progetto del ristorante dell’agriturismo Il Contado del Gobbo a Olgiate Olona, in provincia di Varese, in una grande struttura in cui si svolgono attività di coltivazione, allevamento e trasformazione agro-alimentare.
Eccellente l’Insalata croccante con sfilacci di pollo nostrano, acini di uva e gherigli di noci che manifesta l’effettiva estrema freschezza delle verdure coltivate in proprio, ovviamente in questo periodo in serra ma nelle stagioni più calde nell’orto che fa bella mostra di sé intorno all’edificio del locale.
Si percepisce anche l’elevato livello del pollame, evidentemente ben curato e alimentato.
Ottimo il dosaggio del condimento, soprattutto per la presenza dell’aceto balsamico, difficile da usare nella giusta misura.
Riuscito il tentativo più gourmet della carta, il Fresco bicchierino con dadolata di pere, mousse di zola artigianale e pane croccante che entusiasma gli avventori con i suoi efficaci contrasti sensoriali.
Buona prova per il piatto identitario del locale, le Tagliatelle fatte in casa con la nostra farina integrale coltivata e macinata ad Olgiate Olona al ragù di manzo o faraona nostrani.
Per l’impasto si sceglie la via della sottigliezza estrema, creando una sfoglia raffinata nel concetto ma meno ghiotta delle aspettative nell’applicazione concreta, anche perché i grani coltivati e moliti in proprio restituiscono certamente fragranza e autenticità ma rimangono tenui nel gusto mancando così di auspicabile maggiore personalità organolettica.
Provate entrambe le versioni, si è rivelato strepitoso il ragù alla faraona, tra i più buoni mai provati della tipologia bianca: la carne usata brilla per mineralità endogena e perfetta sapidità, risultando la portata più golosa della serie.
Corretto, buono ma non esaltante di base il ragù di manzo, il quale però riconquista capacità seduttiva delle papille gustative se innevato con il buon formaggio grattugiato portato a tavola.
Da applausi la strepitosa qualità della carne prodotta dallo stesso agriturismo, riguardante il manzo e il pollame: freschissima, è dotata di sapori potenti ormai perduti in grado di mantenere note quasi selvatiche che ne dimostrano la sincerità e l’appassionata lavorazione.
Si possono provare nella ricchissima Grigliata di carne mista insieme a un valido maiale e un agnello meno convincente nella fondamentale parte grassa.
Buonissimo l’Arrosto di manzo nostrano cotto a bassa temperatura con mele e mirtilli, dalla magnifica cottura che lo rende tenerissimo e quasi cremoso al palato, mentre il cuoco governa alla perfezione l’innesto della dolcezza della frutta nella succulenta ferrosità di base.
Unico scivolone della cucina, le Patate dell’orto al forno, ai limiti dell’edibile e infatti lasciate quasi tutte nei piatti, perché troppo rinsecchite fino a essere assimilabili al cartone, probabilmente a causa delle ripetute volte in cui sono state scaldate: peccato, perché ci sarebbe piaciuto provare questo ortaggio da tubero coltivato in proprio che è sempre più difficile trovare in giro in condizioni non omologate e insapori.
Una défaillance ampiamente compensata da un atto di grande gentilezza e generosità come l’arrivo al tavolo di un’intera porzione del piatto fuori menu del giorno, degli involtini di carne racchiusa nella verza, divisivi circa il metodo di conservazione della verdura ma da apprezzare ancora una volta per gli arditi accostamenti di acidità, dolcezza e perfino di un percettibile umami, creando una giostra sensoriale che andava provata.
Un gesto da vero agriturismo che testimonia l’onestà intellettuale e la credibilità degli intenti alla base del progetto.
Gradevole la Crostata fatta in casa con marmellata che però sarebbe corretto per legge definire confettura poiché ha come ingrediente base la pesca bianca e non un agrume: qui finalmente si percepisce maggiormente il carattere della farina realizzata in proprio, dagli aromi maltati atavici a una piacevole nota tostata esaltata dalla consistenza secca e rustica che rende di forte personalità l’impasto.
Molto da migliorare infine la carta dei vini.
Ottimo il concetto di partenza come la condivisibile ricerca di referenze territoriali, confermata dal menu in cui si legge “abbiamo deciso di selezionare per i nostri clienti una raccolta di vini provenienti da Aziende Agricole del nostro territorio”…
… ma l’addetta al servizio ci ha parlato di soli produttori lombardi, portandoci invece una bottiglia di un produttore piemontese e per quanto la provincia di Novara possa confinare con la Lombardia in realtà sul piano vitivinicolo presenta peculiarità ben diverse che andrebbero spiegate all’avventore.
L’azienda in questione è Roccolo di Mezzomerico che pur avendo la sede legale a Milano in realtà opera nell’omonima località del novarese e si presenta come depositaria dei “Nebbioli dell’Alto Piemonte”.
Abbiamo voluto provare lo stesso la sua Uva Rara malgrado l’etichetta indicasse che la cantina citata provvede soltanto al suo imbottigliamento, quindi senza certificare di curare l’intera filiera del prodotto. La degustazione ha svelato un vino corretto ma blando nei descrittori, sano ma esile al palato, lontano dalle enormi potenzialità dell’Uva Rara.
A lasciare perplessi è anche il ricarico dell’agriturismo nei confronti del cliente finale che supera ampiamente il 100% del costo di partenza: sul sito di Roccolo di Mezzomerico la bottiglia è in vendita a 7 Euro, questo ristorante invece la rivende a 16 Euro.
Problematiche risolvibili immediatamente con la buona volontà.
Come quella dimostrata da un servizio svolto da un’addetta che si palesata straordinario nel bilanciare umanità spontanea, reale interesse verso l’avventore, competenza sotto ogni aspetto tecnico, preparazione massima sull’offerta culinaria e perfino qualche riuscito accenno di umorismo che ha disposto favorevolmente i clienti facendoli sentire ben accolti.
Un locale in cui tornare, soprattutto nei passaggi stagionali al mutare delle materie prime.
Info: http://www.ilcontadodelgobbo.it/