Tenuta La Francescana, cantina laziale di Murgo per scoprire il grande autoctono Nero Buono
Un’antica famiglia siciliana con secolare esperienza di vitivinicoltura che decide di impegnarsi con la propria attività prodiga di sensibilità culturale anche in un ramo della propria storia familiare allocato nel Lazio, andando a valorizzare uno dei più nascosti ma prodigiosi autoctoni italiani: tutto rientra sotto il prestigioso marchio Murgo, il quale, non pago di avere già fatto la storia dell’enologia sull’Etna e rivoluzionato il mondo della spumantistica, ha infatti preso a cuore le sorti della Tenuta La Francescana situata ad Aprilia, in provincia di Latina, dove si sta impegnando soprattutto a dare luce a vini tratti dalla fantastica uva locale chiamata Nero Buono.
La Tenuta La Francescana da sei secoli faceva già parte dal patrimonio personale del ramo familiare della madre degli attuali titolari, i fratelli Scammacca del Murgo, i quali l’hanno messa in produzione negli ultimi quindici anni.
Una realtà che a sua volta “ha vissuto una storia unica: durante la seconda guerra mondiale è stata usata come rifugio dalle truppe americane; i soldati per difendersi dai tedeschi scavarono nella roccia diversi kilometri di tunnel sotterranei ancora oggi visitabili che per brevi tratti passano sotto i vigneti; al loro interno la temperatura non sale mai oltre i 15°C, questa caratteristica li rende potenzialmente il posto ideale per conservare lo spumante in affinamento”.
La tenuta si trova a un’ora di macchina a sud di Roma e si estende per circa 20 ettari nell’entroterra laziale, dove l’intero terreno è coperto da filari di viti in particolare di Nero Buono, il vitigno autoctono della zona “dal quale nel 2020 abbiamo ottenuto la prima annata di Vini Murgo IGT Lazio”.
Ritenuto originario di Cori, località a meno di trenta chilometri dalla tenuta, il Nero Buono è stato poco considerato in passato, quando veniva usato soprattutto come vino da taglio nella DOC Castelli Romani, come ricordato da Quattrocalici.it (https://www.quattrocalici.it/vitigni/nero-buono/).
Eppure il wine consultant Andrea Donà riporta la narrazione (“ma non esistono evidenze certe”) secondo la quale “fu un noto patrizio romano, Lucio Quinzio Cincinnato, amante dell’agricoltura e della vita agreste, a portare questo vitigno in zona quando si ritirò dalla vita pubblica intorno al 400 a.C.”, quando, dopo “aver più volte ricoperto la carica di Console e di Dittatore”, stanco delle lotte di potere “decise di ritirarsi in campagna, a Cori per l’appunto, per dedicarsi alla cura e alla coltivazione delle uve”, dando inizio così alla coltivazione delle “due varietà autoctone più antiche dell’Agro Pontino: il Nero Buono appunto e l’Arciprete Bianco (un biotipo del Bellone)” (https://andreadonawineconsultant.com/viaggio-alla-scoperta-degli-autoctoni-minori-il-nero-buono-di-cori/).
Due le vinificazioni del vitigno da parte della Tenuta, le quali rientrano nel progetto dei Vini Vulcanici del distributore Proposta Vini, poiché l’uva è coltivata proprio su terreni di origine vulcanica di medio impasto.
La versione ferma è il Nero Buono che “proviene da un vigneto impiantato nel 2002, nella Tenuta Francescana, sopra una vasta area di gallerie sotterranee, usate da secoli per l’estrazione della pozzolana: durante la battaglia di Anzio, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, le grotte si trovarono nel centro del fronte e vennero adibite a ricovero per civili e soldati; la presenza di queste cavità incrementa la qualità della maturazione delle uve a causa della scarsa profondità del terreno”.
Si presenta al naso con un magnifico bouquet di ciliegia e in bocca con i tannini bilanciati da una buona acidità, esprimendo mirtillo, susina rossa, corbezzolo e barbabietola.
Beva agile e golosa, seduzione assoluta grazie a un finale di liquirizia.
I Murgo, come noto, sono nel gotha mondiale della spumantistica, rispettati e celebrati per essere stati pionieri nell’intuire le potenzialità dei vitigni autoctoni per creare bollicine non omologate e fuori dal frusto schema francese, pertanto non potevano esimersi dal dare vita a un fantastico metodo classico nel loro stile con il Nero Buono Brut, descritto come “ottenuto da un vigneto di Nero Buono di Cori, impiantato nel 2012 nella Tenuta la Francescana: sebbene sia stato annoverato tra i vitigni scomparsi, questa varietà, tipica laziale e originaria di Cori, è stata recentemente riscoperta da alcuni coraggiosi produttori; nelle nostre condizioni esso esprime note ed aspetti sensoriali del tutto peculiari che danno a tale varietà una spiccata personalità”.
Alla degustazione, incanta con profumi di pesca in polpa e pure in zagara, per manifestarsi al gusto ricco di acidità e sapidità, evocando cedro di Diamante, mandarino verde, ribes bianco, alchechengi, fino a un sorprendente finale dalla leggera nota di panna fresca.
Differente la referenza chiamata Selezione Caffarelli che assembla Merlot all’85% e Cabernet Sauvignon per il 15%, creando un trionfo di sottobosco all’olfatto che si ribadisce in piccoli frutti rossi al palato, in particolare lampone, mora di rovo e gelso nero, cui si aggiungono screziature di paprika e cardamomo, con un finale avvertito quasi come torbato.
Pieno, carezzevole, setoso, avviluppante, vino decisamente irresistibile.
I dettagli su questa attività li abbiamo chiesti a Manfredi Scammacca del Murgo che ci ha risposto nel video sottostante.
Info: https://www.murgo.it/it/tenuta-la-francescana/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/tenuta-la-francescana/