Tutte le sfumature del Pisco peruviano Gran Maestro
Il Pisco in quanto distillato di vino condivide la tecnica di realizzazione con prodotti da meditazione come cognac, armagnac e brandy, ma la sua formidabile freschezza e aromaticità lo sta condannando a un sempre maggiore successo ludico, grazie all’uso nel mixologism e nelle bevande amate dai giovani: tuttavia rimane un prestigioso alfiere del bere culturale, sia per la serietà delle modalità con cui prende vita che per il valore socio-economico assunto presso le nazioni in cui è ritenuto identitario, in particolare Perù e Cile che da sempre ne fanno oggetto di dispute campanilistiche.
Abbiamo chiesto a Gian Nicola Libardi, responsabile della selezione per il catalogo degli Spirits di Proposta Vini, di spiegarci cosa sia il Pisco e di addentrarsi nei dettagli del suo fantastico mondo.
Senza nulla togliere all’altissima qualità del pisco cileno, noi da sempre abbiamo un debole per quello peruviano, anche per il contesto in cui nasce, fatto di un amore che tracima nella poesia da parte dei distillatori locali: in Perù esso è oggetto anche di forte impegno comunitario e rappresenta stimolo aggregativo in ambito agricolo, arrivando perfino ad assumere elevato valore simbolico in azioni di riscatto sociale, come nel caso dell’associazione Las Damas del Pisco che riunisce produttrici e operatrici del Paese capaci di scalzare gli uomini dai posti di comando, tanto che in Perù si dice “se bevi un buon pisco c’è una donna dietro”, concretizzando così un’autentica rivoluzione culturale.
Tra i migliori produttori di Pisco in Perù c’è la distilleria Gran Maestro con sede in Jirón Puno 598 a Santa Cruz de Flores, località di poco più di duemila abitanti a 100 chilometri dalla capitale Lima, nell’omonimo distretto che si affaccia sul Pacifico.
L’ha fondata Freddy Puma dopo essersi distinto come mastro distillatore in un’altra nota azienda peruviana come la Sarcay.
Da buon produttore di acquavite ricavata dalla distillazione di vino, Gran Maestro sottolinea quanto sia importante la scelta delle migliori uve da fermentare…
… individuando il secondo passo fondamentale nel distillarne l’essenza, il sapore e l’odore…
… anche se poi dichiara che il vero segreto della qualità dei suoi prodotti è racchiuso tra le mura della distilleria, con tutto il suo carico di sapienza artigianale e manualità atavica.
Questo distillato sta conoscendo sempre maggiore fama grazie al crescente gradimento del cocktail al quale dà il suo nome, il Pisco Sour, il quale sarebbe stato creato da un certo Victor Morris quando si trasferì dagli Stati Uniti al Perù agli inizi del ’900: nell’arco di un secolo è diventata bevanda nazionale, celebrata perfino con una ricorrenza stabilita dal governo peruviano nel 1999 e fissata il primo sabato di febbraio.
La ricetta vede come ingredienti zucchero, succo di limone, albume e gocce di Amargo Chuncho Bitter.
Altro impiego consigliato, con la frutta, nei più disparati abbinamenti.
Da non trascurare il suggerimento di goderlo a tutto pasto, magari per accompagnare una succulenta parrilla di carne.
Noi siamo invece fautori della sua degustazione in purezza, per permettere di cogliere le sfumature delle sue declinazioni, secondo le quali esso si distingue in Pisco Puro (da uve non aromatiche), Aromatico (da uve aromatiche), Acholado (insieme delle due uve precedenti), Mosto Verde (da mosto a fermentazione incompleta).
Tre le declinazioni offerte da Proposta Vini in Italia.
Il Pisco Puro Quebranta prende il nome dall’omonimo vitigno a bacca rossa e si presenta con un bouquet di pera Madernassa cotta nel vino, mentre al palato dispensa prugna secca, alchechengi, pistacchio e banana.
Dispone di una lieve vena di mineralità e di un’acidità evidente che ne alimenta la freschezza e una certa impronta amabile.
Finale lungo e persistente che culla il degustatore all’infinito.
Anche il Pisco Puro Italia prende il nome dall’uva utilizzata ma in questo caso sottoposta a una particolare fermentazione: esplode al naso ricordando Pera Williams con un pizzico di cannella e un descrittore secondario di cotogna, mentre in bocca dispiega mela renetta, dattero, fico caramellato e una nota di alloro.
Complesso e per nulla ruffiano, si presta alla meditazione.
Il Pisco Puro Acholado ha profumi tenui tendenti al floreale, tra gelsomino e glicine, mentre al gusto evoca nespola, ciliegia candita, con curiosi cenni di manna da Frassino e maggiorana.
Di media persistenza ma grande equilibrio organolettico, è la più secca delle tre versioni, quasi ieratica.
Prodotti certamente fantastici in cocktail d’ogni tipo ma che meritano di essere sorseggiati senza aggiunte per l’emozionante ventaglio sensoriale che offrono.
Da notare che tali distillati si prestano a essere serviti freddi pure in versione liscia, mantenendo le caratteristiche primarie e prestandosi quindi al bere colto anche con le temperature calde.
Info e distribuzione: https://www.propostavini.com/prodotti/scheda/pisco-puro-acholado-depemaepia7/