I vini di Ghemme di Antichi Vigneti di Cantalupo, dalla famiglia Arlunno attiva dal ’600 in Piemonte
Un monumento al Tempo e un’ode al prodigioso scorrere degli anni, come quelli che ci sono voluti affinché dal supervulcano della Valsesia si giungesse ai fertili terreni di oggi (80 milioni), poi gli altri in cui i Celti e i Romani hanno posto le basi di una produzione vitivinicola d’eccellenza (più di 2000 or sono), quindi il susseguirsi di eventi storici tra pergamene medievali, Cavalieri di Rodi, gli Sforza, il gradimento sensoriale di Cavour e l’entusiasmo di Garibaldi (oltre 500 ancora), con in mezzo la vicenda degli Arlunno la cui prima documentazione scritta della produzione viticola di famiglia risale ai primi anni del Seicento (e sono altri 400): la somma consiste nelle immensamente profonde radici della cantina Antichi Vigneti di Cantalupo nel cuore più autentico del territorio di Ghemme, nella provincia di Novara in Piemonte, celebrato da formidabili vini della tradizione.
La proprietà precisa che Ghemme è una zona nell’Alto Piemonte con “da un lato la catena delle Alpi con l’imponente massiccio del monte Rosa e la Valsesia”, “dall’altro la distesa della pianura Padana con il suo orizzonte piatto e le risaie” e “nel mezzo la morena, un affascinante triangolo di colline che tanto racchiudono in storia e patrimonio geologico” oltre a essere il “regno delle radici del Nebbiolo” e il luogo in cui “nasce la realtà degli Antichi Vigneti di Cantalupo”.
La tenuta “conta oggi 35 ettari di superficie vitata” ma “nel corso degli ultimi 45 anni il nucleo originario si è arricchito di nuove vigne distribuite tra le zone più vocate dei comuni di Ghemme e Romagnano Sesia”.
La sua vicenda è intimamente legata “ai vigneti della famiglia Arlunno, la cui presenza nel comune novarese è documentata fin dall’inizio del ’500: gli antichi poderi vengono tramandati da una generazione all’altra insieme al rispetto per la terra ed al forte sodalizio con il vino”.
Nel 1969 arriva il decreto di riconoscimento della Doc Ghemme che diventa il volano imprenditoriale di Carlo Arlunno, con azioni come ampliamento dell’estensione vitata, reimpianto dei vecchi vigneti e costruzione di una nuova cantina.
Nel frattempo le redini dell’azienda passano ad Alberto Arlunno che mette così a frutto la laurea in agraria con specializzazione in viticoltura ed enologia: è lui a lanciare Cantalupo nel panorama internazionale.
Un successo che ha come base il terreno che “è un colossale campionario mineralogico della soprastante catena alpina, composto da ciottoli di granito, di porfido, di detriti di ghiaia, di schisti, micascisti, di serpentino, di sfaldature di rocce dolomitiche del Fenera, di ciottoli anfibolici” come scriveva Luigi Nicolini nel 1904 sul Corriere Vinicolo di Casale.
Essendo i vigneti di Cantalupo “distribuiti in differenti zone sulla prima e seconda fascia collinare del grande terrazzamento fluvioglaciale del monte Rosa”, ciò comporta pure che siano lontani tra di loro “tanto che a volte per raggiungerli è necessario salire o scendere la collina e attraversare torrenti e boschi”.
Qui crescono uve come il Nebbiolo, chiamato localmente Spanna, termine di derivazione latina che già Plinio chiamava Spionia, il quale “costituisce l’80% dell’estensione vitata; ad affiancarlo l’autoctona Vespolina e l’Uva Rara (Bonarda Novarese)”.
Viti che godono di cure costanti “con l’obiettivo di interagire al meglio nei rapporti tra piante, microclima e suolo, in modo da stimolare le migliori condizioni di sviluppo e maturazione dei grappoli senza dimenticare il rispetto dell’ambiente”.
Infatti “tutte le principali operazioni colturali (potatura, legatura, sfogliatura, diradamento dei grappoli) vengono eseguite manualmente: anche la vendemmia viene fatta a mano, in tempi diversi per ogni appezzamento e tipo di vitigno affinché sia garantito un grado di maturazione ottimale delle uve”.
Durante la raccolta inoltre “i grappoli vengono sottoposti ad una severa selezione: diraspatura e pigiatura soffice conducono le uve verso la cantina di vinificazione per iniziare il loro percorso”.
Percorso che conduce a referenze di altissimo profilo.
L’identitario Ghemme è declinato in due versioni.
L’originario Cantalupo Anno Primo ha dato inizio all’attività aziendale nel 1974 e si annuncia con un bouquet che richiama le erbe aromatiche mediterranee insieme a note ipogee dall’afflato balsamico, mentre al palato un approccio gentile dettato dall’acidità prelude a melagrana, mirtillo, corbezzolo e fichi caramellati. Emerge nel finale un’impronta zuccherina che incanta.
Il Ghemme Collis Breclemae prende il nome “dal villaggio medievale di Breclema, caposaldo strategico dei conti di Biandrate, alle porte di Ghemme, presso l’imbocco della Valsesia: il vigneto giace sui colli sovrastanti l’antico villaggio distrutto”. Qui i profumi si precisano in chiave floreale, mentre al gusto si allarga il corredo sensoriale dei frutti di bosco introducendo more di rovo e ribes rosso. Di maggior nerbo, come palesa il sorso più materico.
Altrettanto identitaria la Vespolina Colli Novaresi Villa Horta in cui la genesi del nome invece risiede nella frase “Villa quae dicitur Horta” citata “dall’imperatore Ottone I di Sassonia nel 962 in una donazione ai Canonici di San Giulio d’Orta, storici proprietari di vigne a Ghemme e a Breclema: in vendemmia il mosto di quei vigneti veniva trasportato sull’isola del lago d’Orta per essere vinificato nelle cantine presso la storica lacustre basilica”.
All’olfatto si percepiscono fogliame verde e radici di liquirizia, in bocca invece lampone, dattero, mirtillo e cioccolato bianco.
Intensamente minerale e acido, qui alcol e tannini si fanno sentire, ma ingentiliti da una beva formidabile resa ancora più sfiziosa da uno sprint di dolcezza nel finale.
Agamium è un Nebbiolo che porta viola e rosa canina al naso, evocando nei sapori karkadè, cranberrie (mirtillo rosso americano), prugna essiccata e olivello spinoso.
Molto intrigante la sua complessità che conduce a una degustazione parecchio originale.
Il fascino sterminato di questa realtà vitivinicola non si ferma però qui, così abbiamo chiesto ad Alberto Arlunno di aggiungere informazioni e racconti a quanto da noi riferito: lo ha fatto con grande poesia pari alla competenza tecnica nel video che trovate qui sotto.
Info: http://www.cantalupo.net/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/antichi-vigneti-di-cantalupo/