Feudo Disisa, vini della Conca d’Oro siciliana da attività enologica secolare
Il territorio è baciato dalla vocazione portata in dono dalla natura cui si è aggiunto un fascino incline al fantastico, essendo protagonista di antichi canti degli emiri come di vivide leggende popolari, ma è stato il lavoro appassionato e competente di cinque generazioni in quasi due secoli della famiglia Di Lorenzo a rendere l’agro di Monreale nella Sicilia nord-occidentale, in provincia di Palermo, un’eccellenza vitivinicola sotto l’egida di Feudo Disisa.
Parte quindi da lontano e si basa su un lungo impegno la rigogliosa crescita del feudo Disisa, quello della famiglia di origine inglese Di Lorenzo giunta in Sicilia “sotto il reggimento di Re Ruggero da Silvestre Di Lorenzo, visconte di Antona nel ducato di Nottuberland”. Da qui alcuni spostamenti lungo la l’isola, fino all’insediamento nell’ex Feudo Disisa dopo la proclamazione del Regno d’Italia nel 1865, dal quale scaturiranno passaggi dinastici che oggi contano cinque generazioni, culminati nella società “presieduta da Renato Di Lorenzo con il supporto della moglie Maria Paola e dei due figli Laura e Mario, coinvolti in prima persona nelle attività aziendali e commerciali”.
Il nome Disisa invece “deriva probabilmente dalla parola araba aziz – la splendida”, poiché “quando la Sicilia era terra di conquista, gli emiri che venivano dal deserto trovarono in queste valli il Paradiso della Terra”, cantando le bellezze dell’agro più fertile della Conca d’Oro “per le sue vie d’acqua e d’ombra, per i profumi delle erbe per le fontane e le palme, per i terreni coltivati”.
Un paradiso curato da ben oltre un secolo con impegno dalla famiglia Di Lorenzo che ha individuato la vocazione autentica dei suoi terreni, al fine di “trasformare gli originali pascoli e seminativi in lussureggianti vigneti e uliveti” utilizzando le tecnologie più congrue.
Il territorio dell’azienda si trova nel territorio di Monreale (provincia di Palermo) a un’altitudine di 400-500 metri sul livello del mare, estendendosi per 400 ettari nell’area del DOC Alcamo e DOC Monreale per quanto riguarda la produzione vitivinicola.
Forte la vocazione aziendale alla ricerca, tanto che “fin dal 1970 i Di Lorenzo, in collaborazione con l’Istituto Regionale Vini ed Oli di Sicilia, hanno effettuato una sperimentazione ad ampio raggio per verificare l’adattamento ai terreni ed al clima siciliano dei più importanti vitigni nazionali ed internazionali: piantare lo Chardonnay o il Muller Thurgau in Sicilia non era facile, ma si trattava di una sfida stimolante, portata avanti con spirito pionieristico, che ha dato risultati sorprendenti”.
Merito anche della “fertilità di queste terre, nota fin dall’antichità”, la quale “ha alimentato anche la fantasia popolare, ingigantendone la produttività e dando origine ad una leggenda sull’esistenza di un tesoro comunemente noto come Lu Bancu di Disisa”, citato perfino da due grandi studiosi siciliani di tradizioni popolari come Salvatore Salomone Marino e Giuseppe Pitrè. Si tratterebbe di “un tesoro che si trova nella grotta del feudo di Disisa” comprendente “una grande quantità di danari, monete d’oro e d’argento”, ma chi lo prende “non trova più la porta d’uscita”.
Eclettica fino al prodigio la produzione della cantina, per trattare la quale ci piace partire dalla sua referenza forse meno appariscente ma anche per questo più sorprendente, l’unica prova con le bollicine, culminata nel formidabile Di Laurì, metodo Martinotti frutto di uve a bacca bianca con il Catarratto in evidenza, capace di sprigionare il profumo della buccia di Melangolo con il suo olio essenziale, ammaliando la bocca con arancia Navel, mandarino, ananas e alchechengi.
Acidità golosa e aromaticità scoppiettante rendono la beva una vera meraviglia.
Catarratto che ritroviamo protagonista insieme all’Insolia nel Chara che da un bouquet di zagara si traduce al palato in sentori di nettarina, cedro e yuzu, con qualche nota di miele d’acacia.
Agrumi che contraddistinguono anche altri vini bianchi della cantina, come il Grillo che li riporta al naso in forma floreale e al gusto in guisa di bergamotto, insieme a pera Williams e mango, oltre a un tocco di maggiorana.
Il Fiano Terra delle Fate punta sulla propria superiore densità materica annunciata olfattivamente dal miele per condurre poi il degustatore a riconoscere sapori di mela, albicocca e pesca, oltre a una vena sapida.
Vanto aziendale, lo Chardonnay tratto da uno dei più antichi vigneti di tale varietà in Sicilia: dal seducente bouquet floreale, irretisce il palato con renetta, ananas e mandarino tardivo di Ciaculli.
Una riflessione esclusiva è da dedicare al rosè aziendale, in quanto è certamente uno dei migliori mai prodotti in Italia: si tratta del Rosato Grecu di Livanti da uve Nero D’Avola che inebria di fragoline di bosco il naso e fa sognare il palato con papaya, yuzu e rosa canina, rendendosi memorabile per la complessità e l’originalità spiazzante.
Nero D’Avola che naturalmente troneggia tra le proposte, in due declinazioni, la base e il Vuaria, segnate da profumi di violetta e da un corredo organolettico denso di gelso nero, composta di prugna e cioccolato al latte, cui aggiungere una sottesa nota amaricante in dialogo con una forte impronta zuccherina.
Doppia versione anche per il Syrah, con l’intenso Adhara e il potente Roano, avvicinati dalle evocazioni sensoriali che rappresentano al naso lo spettro sensoriale tipico del sottobosco, mentre in bocca è tutta un’evocazione di mora di rovo, amarena sotto spirito, barbabietola e carruba.
Corposo il primo, morbido e quasi cremoso il secondo, entrambi depositari di un deciso carattere zuccherino.
Siamo in pieno capolavoro con una perla enoica siciliana ancora da scoprire come il fantastico autoctono Perricone, qui magnificamente interpretato nel Granmassenti che lo introduce all’olfatto tra spezie e accenni di prugna essiccata, per poi sviluppare al palato lampone e melagrana avvolti in un corpo setoso dove tannini antichi sfiorano l’abboccato, ingentilito a sua volta da un pizzico di misurata acidità capace di proiettarlo in clamorosi territori del piacere.
Chiusura d’obbligo con il vino dolce Krysos da Vendemmia Tardiva di Grillo che con i profumi trasporta in un rigoglioso agrumeto, mentre al palato l’approccio è all’insegna della cotogna cotta, insieme a maracuja (frutto della passione), arancia candita, albicocca essiccata e miele di Cisto.
Spudoratamente zuccherino, è un trionfale stimolo sensoriale dal finale prolungatissimo.
L’approfondimento di questa grande realtà l’abbiamo riservato al titolare Mario Di Lorenzo: possiamo vederlo e ascoltarlo nel video che si trova qui sotto.
Info: http://www.feudodisisa.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/feudo-disisa/