Lanificio Leo di Soveria Mannelli (CZ), la fabbrica come museo dell’ingegno e memoria tecnologica
Solitamente nei musei d’impresa la visita alla fabbrica ancora in funzione fa parte del cosiddetto factory tour, ovvero un momento esperienziale nell’ambito di un tragitto di visita che mostra l’attività produttiva in corso, ma senza che esso rientri nell’allestimento museale vero e proprio, il quale di consueto mostra macchinari dismessi o non impiegati nel tempo attuale: il Lanificio Leo di Soveria Mannelli in provincia di Catanzaro in Calabria invece compie un deciso salto in avanti concettuale e metodologico, provvedendo con coraggio e esporre il presente in fieri, cosicché è l’intero settore produttivo a diventare museo nel suo reale divenire quotidiano.
Formidabile l’occasione per il visitatore di immergersi quindi in tutti i veri processi di realizzazione dei prodotti, osservando i macchinari in funzione e gli addetti realmente al lavoro, con il prodigio di non creare interferenza tra l’attività produttiva e quella divulgativa.
La visita è necessariamente guidata e condotta magnificamente, a partire dall’estrema intelligenza di sapere dosare la quantità di informazioni da fornire all’utente e quindi con la capacità di calibrare il tempo di visita.
Così si apprende della vicenda del lanificio, fondato nel 1873 e quindi “più antica fabbrica tessile della Calabria”.
L’azienda può ben dire di rappresentare “un perfetto mix tra valorizzazione del saper fare tradizionale e una forte propensione all’innovazione” visto che “il suo imponente parco macchine storico, composto da macchinari datati dal 1890 al 1965, è ancora oggi il cuore pulsante della produzione oltre che del proprio Museo d’impresa, integrato continuamente con attrezzature di ultima generazione”.
La visita fa comprendere come in fondo il mondo della tessitura è tra quelli più legati alle proprie origini ancestrali: le intuizioni tecnologiche maturate ormai da millenni sono ancora valide e nel corso del tempo le evoluzioni hanno provveduto più che altro a meccanizzare ciò che prima era manuale, ma senza alterare il concetto alla base delle lavorazioni.
La visita al lanificio diventa così una grande lezione sui valori del passato e apre gli occhi sul presente, compiendo una serie di importanti azioni pedagogiche, come affermare il valore culturale delle attività d’impresa, concretizzare con ottima affabulazione la potenza narrativa del processo industriale, fino ad accendere una luce importante sulle realtà produttive virtuose del sud Italia e in particolare sulla genialità e lungimiranza del talento aziendale che si annida in Calabria, alla luce del motto “non è la tecnologia che crea le cose, ma l’idea che le fa muovere”.
Senza dimenticare il contributo didattico reso all’osservatore, il quale passando da un ambiente all’altro apprende cosa siano la Tessitura Ortogonale e l’Orditura, come funzionano i telai a navetta e le macchine Jacquard per la formazione del disegno a cartoni perforati, arrivando a intuire il carattere materico per il tipo di filati utilizzati.
Ci si emoziona quando si incontrano macchine ormai antiche che dopo decenni sono ancora lì a svolgere il proprio lavoro, orgogliosamente curate dai proprietari.
Attrezzature salvate anche dal caso, dovuto a un periodo di interruzione dell’attività produttiva di qualche lustro fa che ha comportato il mancato aggiornamento dei macchinari più remoti, salvandoli così dalla sostituzione e rendendoli i pezzi più preziosi della collezione museale.
Anche per questo il Lanificio Leo “è sicuramente uno dei casi più significativi di azienda-museo e un brand a vocazione internazionale i cui valori identitari, trasmessi anche grazie a una comunicazione visiva fresca e d’impatto, parlano un linguaggio contemporaneo: la filosofia aziendale è centrata sulla rivalutazione di risorse archetipe in grado di creare manufatti in cui l’identità territoriale, integrandosi con il design contemporaneo, genera collezioni innovative che raccontano una storia”.
Basti per tutti l’illuminante vicenda del macchinario assemblato con residuati bellici, risalente al periodo del secondo dopo guerra, quando la devastazione del conflitto aveva lasciato povertà anche nell’ambito delle materie prime, quindi ci si doveva arrangiare, perfino riadattando armi e ordigni esplosivi per usi civili e industriali, come quello messo in mostra qui al lanificio, quasi in funzione pure di monito etico.
All’uscita, la possibilità di osservare da vicino le creazioni del lanificio nel piccolo shop aziendale.
Il luogo che ospita il lanificio non è esattamente di passaggio, ma la visita a questo opificio-museo è talmente importante sul piano dell’arricchimento cognitivo che essa vale decisamente il viaggio.
Info: https://www.lanificioleo.it/