Presidio Slow Food alla Cozza nera di Taranto: i Mitilicoltori ne spiegano l’importanza
Una buona notizia per l’Italia che guadagna la protezione di un’altra sua specialità a rischio, un’ottima circostanza per la Puglia che vede riconosciuta l’importanza di una tipicità regionale, un’eccezionale occasione di crescita economica e sociale per la comunità tarantina che può adesso appoggiarsi con maggiore convinzione al suo cibo più identitario per crescere: ha tantissime e notevoli implicazioni la recente attribuzione di un Presidio Slow Food alla Cozza nera di Taranto, un evento dal quale si attendono grandi positive conseguenze.
L’importanza dell’assegnazione del Presidio è dimostrata anche dal numero e dalla qualità di entità che hanno concorso a tale risultato, come il progetto ReMar Piccolo: natura e tradizioni per rivivere il mare che ha messo i fondi, ma anche il Comune di Taranto, Slow Food Puglia, Eco.Pa.Mar – Ecomuseo Palude La Vela e Mar Piccolo e Parco regionale naturale del Mar Piccolo.
Sulla pagina apposita del sito di Slow Food si spiega che “a Taranto le cozze e altri mitili si coltivano da tempi immemori: l’ostreicoltura era già fiorente in tarda epoca romana e nel Medioevo grazie alla bassa salinità in particolare del Mar Piccolo che favoriva il rapido accrescimento dei mitili”.
Infatti “i primi documenti che riportano le cozze negre risalgono al 1525 e segnalano la presenza di una specie autoctona di Mytilus galloprovincialis (Lamarck 1819) dalla forma quasi quadrangolare con le due valve di 5-8 cm, di colore nero-viola lucido, con umbone incurvato, guscio striato e il margine posteriore arrotondato”.
Invece “le pratiche di allevamento attuali si fondano su conoscenze secolari dei mitilicoltori locali, tramandate nel tempo di padre in figlio, che usano ancora oggi strutture in tutto simili a quelle impiegate nei secoli passati, anche se gli impianti tradizionali su pali sono stati progressivamente sostituiti dai più moderni impianti flottanti detti long line”.
Viene dunque sottolineato come il Mar Piccolo “è diviso tuttora in piscarie, cioè in appezzamenti marini gestiti da singoli pescatori e delimitati da recinzioni di pali in legno, infissi sul fondo del mare” ai quali si fissano le larve dei mitili per la loro maturazione, accompagnate dal lavoro lunghissimo dei mitilicoltori.
Tra i meriti del Presidio va annoverato anche l’avere favorito e saldato il rapporto tra i piccoli produttori della zona, stimolandoli nell’assumere consapevolezza del loro ruolo fondamentale non soltanto sul piano commerciale e gastronomico, bensì pure sotto l’aspetto ambientale e della tutela della biodiversità, oltre alla difesa del fragile ma finora resiliente ecosistema del Mar Piccolo. Così oggi si parla di un consistente numero di “mitilicoltori impegnati nel rispetto di un disciplinare di produzione rigoroso che prefigura un sistema di acquacoltura sostenibile”.
Inoltre crescerà la qualità stessa del prodotto, grazie a un disciplinare che “indica le procedure sostenibili per la sua coltivazione negli specchi d’acqua del mar Piccolo secondo standard che garantiscono la qualità e la tracciabilità del prodotto”.
Un vero evento per la località pugliese, al quale hanno contribuito le forze sane della città, a partire dal WWF Taranto che con il suo presidente Giovanni De Vincentiis si è speso con tutte le forze nel sostegno ai mitilicoltori, spingendo molto affinché solidarizzassero e facessero gruppo, contribuendo a compattarli e quindi favorendo il lungo percorso che ha condotto all’attribuzione del Presidio alla Cozza nera. Tutto perfettamente in linea con i valori del WWF, perché De Vincentiis ha individuato nei Mitilicoltori i primi soggetti che possono (e devono) agire da custodi del fantastico Mar Piccolo.
Il prossimo passo toccherà ai ristoratori della città che non avranno più scuse per acquistare il mediocre prodotto straniero o alloctono, bensì il dovere di proporre ai clienti le cozze autoctone. Tuttavia occorrerà che le parti in campo si parlino e collaborino, perché durante il nostro reportage a Taranto abbiamo trovato una ristorazione poco motivata verso le proposte tradizionali, come se non avesse ancora compreso la capacità d’attrazione delle tipicità sui clienti di più elevata cultura enogastronomica che garantiscono anche maggiore capacità di spesa.
Motore riconosciuto di quanto sta accadendo è Luciano Carriero, indicato dalla stessa Slow Food come Referente dei Produttori, un autentico vulcano che con la sua forza è riuscito a fare gruppo e continua a lavorare ogni giorno per rafforzare la rappresentatività del settore, portandone le istanze presso le massime istituzioni e accendendo così una luce propositiva su Taranto, città di abbagliante bellezza ed enorme importanza storica e culturale ma dotata ancora di enormi potenzialità.
Carriero si è guadagnato anche il titolo di presidente dei Mitilicoltori e in questa veste lo abbiamo intervistato, proprio nel suo ambiente naturale, ovvero sulle acque del Mar Piccolo, in mezzo alle coltivazioni della Cozza Nera di Taranto dei cui valori ci ha parlato nel video che trovate qui sotto.
Info: https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/cozza-nera-di-taranto/