Le acquaviti campane di Pellecchiella e di Pera Pennata della secolare distilleria Giuseppe Amato
La distillazione si candida sempre più a veicolo di tutela e divulgazione delle eccellenze agricole territoriali del Paese, soprattutto quando si agisce con l’intelligenza e la sensibilità di Giuseppe Amato che con la sua realtà secolare ha deciso di esaltare in forma di acquavite due frutti identitari della Campania come la cultivar di albicocca chiamata Pellecchiella e la cosiddetta Pera Pennata, entrambe lavorate nella sede di Striano in provincia di Napoli.
Antonio è erede della nobilissima storia aziendale della Famiglia Amato iniziata nel 1881 e proseguita fino a oggi, tramandando per generazioni di padre in figlio la passione per gli alambicchi.
Egli però non si è limitato a raccogliere i frutti del lavoro degli avi, bensì ha provveduto a metterlo a frutto capitalizzandolo attraverso la massima competenza, acquisita con studi severi che gli hanno fatto conseguire il Master in Scienze delle Grappe qualificandolo Mastro Distillatore.
Cuore tecnico dell’attività è un alambicco discontinuo a bagnomaria “dotato di una colonna di rettifica in rame costituita da 8 piatti con campanelle di gorgogliamento a calotta rovesciata” grazie al quale “un’intera distillazione dura circa 4 ore e da essa non si ricavano più di 30/35 litri di distillato”, ma in questo caso dei distillati di frutta “i tempi possono anche aumentare e le rese non superano i 22/25 litri per distillazione”.
E’ anche il tempo in sé dunque un ingrediente essenziale alla base dell’eccezionale bontà delle sue acquaviti di frutta.
A partire dalla strepitosa Acquavite di Albicocche del Vesuvio della varietà Pellecchiella coltivata esclusivamente sulle parti più in quota del Monte Somma, frutto dal sapore esplosivo e dalla dolcezza sconvolgente caratterizzato anche dalle note aromatiche rese dal terreno vulcanico e dal suo essere “raccolto quasi surmaturo (prima decade di Luglio) per essere avviato alla fermentazione e successiva distillazione a bagnomaria”.
Il consiglio del produttore è di servirla “rigorosamente in bicchieri a tulipano ad una temperatura tra i 10 ed i 13°C in abbinamento a dolci tipici della tradizione pasticcera napoletana quali la pastiera di grano, il migliaccio, le chiacchiere fritte e molto altro”.
Alla degustazione la sensazione più evidente di riferimento è quella dell’albicocca essiccata, mentre la bocca avverte una favolosa invasione di tutto l’aroma del frutto che manda in sollucchero.
Formidabile la sua dolcezza, intrigante il finale che lascia avvertire un leggero tono torbato.
Una vera scoperta l’altro frutto usato per l’Acquavite di Pere Pennate di Agerola, il cui nome deriverebbe secondo alcuni “dall’usanza di lasciare i frutti di pero a maturare nel cosiddetto pennatone, la parte coperta immediatamente sotto il tetto delle antiche stalle o capanni degli attrezzi”.
La pera pennata agerolese “è un frutto dal colore verde di forma tondeggiante, dal sapore pastoso e dolce che matura verso agosto-settembre”, ritenuto “un ecotipo davvero raro in Campania”.
Il distillato al naso offre l’essenza della buccia del frutto, mentre in degustazione parte da una fantastica acidità per incantare poi con la sua consistenza cremosa, mentre la polpa in forma di purea trionfa nel portentoso lunghissimo finale.
Una produzione ricca di valori che abbiamo voluto farci raccontare da Giuseppe Amato, nel video che trovate subito dopo.
Info: https://www.distilleriaamato.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/amato/