Domaine Béatrice et Pascal Lambert, tutte le sfumature di Cabernet Franc e Chenin in biodinamico
Difficile trovare note biografiche su Béatrice et Pascal Lambert, nemmeno sul sito del loro omonimo Domaine dove in fondo si parla poco anche dell’azienda in sé, perché questa coppia di visionari esprime un afflato etico senza pari che li ha portati a sposare prima di tutto la causa della biodinamica e del sacro rispetto dalla natura del terroir, una passione che mette decisamente in secondo piano l’aspetto imprenditoriale del loro operato mentre non può offuscare l’immensa qualità dei propri vini prodotti vicino alla città di Chinon, in località Les Chesnaies nel comune francese Cravant-les-Côteaux di neanche mille abitanti situato nella regione francese della Loira.
Invece di snocciolarti dati industriali e trionfi economici, ti accolgono con questo vibrante peana che è letteralmente tutto un programma: “Contadini! Domani coltiviamo la vita!! E la terra continuerà a sorridere. E un sorriso produce molto. Condividiamo insieme questa felicità e garantiremo amore e pace sul nostro pianeta Terra!!”.
Un assunto poetico della combattiva coppia che nella sostanza è fiera sostenitrice delle ragioni della biodinamica, ritenuta “la ricerca del miglior equilibrio per la pianta nel suo ambiente globale, da radice a radice”, contesto in cui inserisce “l’uomo che gestisce l’impianto e lo accompagna per tutta la sua vita”, perché non esiste “nessuna vigna senza uomo, nessun vino senza raccoglitori, nessuna grande tenuta senza una buona squadra”.
Non a caso la tenuta aderisce al Movimento per l’Agricoltura Biodinamica pratica dal 2005.
Il suo compost comprende letame biologico di bestiame e prodotti vegetali della tenuta ricoperti di paglia lasciati maturare dai 3 agli 8 mesi durante i quali sono regolarmente rimescolati e annaffiati con scarichi di vino e preparati biodinamici, per poi essere sparsi sugli appezzamenti in autunno o in primavera.
Tra le maggiori applicazioni biodinamiche c’è il preparato Sterco di corno noto come 500, il quale è il risultato della maturazione degli escrementi di vacca in un corno della stessa specie interrato durante il periodo invernale: esso permette alla pianta di sviluppare meglio il suo apparato radicale e vegetativo.
Per il resto, niente di chimico sul terreno, da dissodare in primavera ed estate, evitando così la concorrenza dell’erba sotto le viti, mentre tra i filari una volta all’anno vengono seminate diverse piante per aiutare lo sviluppo di elementi azotati indispensabili per la fermentazione delle uve.
E’ in questo modo che vengono usate “le forze della vita” (da cui l’etimologia della parola formata dalle radici greche bio e dunamis), tra le quali importanti sono anche le fasi lunari, le quali decidono pure il momento dell’imbottigliamento in cantina, perché “il vino è un prodotto vivo che continua ad evolversi nel tempo, è quindi importante, anche in fase di imbottigliamento (in luna calante), tenere conto degli influssi lunari affinché la sua conservazione, i suoi aromi e le sue qualità si sviluppino al massimo delle loro capacità”.
Questa filosofia qui si applica a terreni alluvionali della pianura situati sulle rive della Vienne formatisi in epoca quaternaria (almeno 15.000 anni a.C.): si tratta di suolo di calcare bianco composto da strati di gesso depositati dal mare in epoca secondaria e di calcare giallo di epoca terziaria meno denso del precedente.
Passando alle pratiche del Domaine in cantina, c’è la ferrea convinzione che questi metodi naturali permettono di esaltare la tipicità dei microterroir.
I metodi prevedono lo smistamento con cernita manuale delle uve su nastri per evitare una pigiatura troppo violenta degli acini, nonché una fermentazione lenta e naturale senza l’aggiunta di lieviti, tutto a temperature controllate.
Tra le modalità di vinificazione vi è il ricorso alle anfore, ricordando che dall’antichità nell’Antica Grecia e prima ancora nella culla della vite in Georgia nel Caucaso l’Uomo ha utilizzato vasi di terracotta per i suoi primi vini, una tradizione “che alla fine del XX secolo esisteva ancora nell’Europa meridionale, in particolare in Italia, Croazia e Slovenia”.
Per Lambert vinificare in anfora significa usare la terra come contenitore e quindi custode della purezza del frutto: infatti si tratta di un regolatore termico naturale capace di creare un nuovo equilibrio tra vino e natura.
Tra gli esiti, la cuvées Harmonie, frutto della macerazione del Cabernet Franc in anfore realizzate artigianalmente vicino a Firenze con argille toscane.
Frutto di tale lavorazione è lo Chinon Rouge Harmonie, Cabernet Franc vinificato in anfora del quale risalta l’originalità già al naso con il suo effluvio di spezie, muschio ed erba fresca, mentre in bocca propone lampone, corniolo e barbabietola.
Impressiona la totale assenza di ossidazione e sorprende la freschezza del frutto.
Interessante il confronto con le altre tre declinazioni di Chinon Rouge, sempre incentrate su Cabernet Franc biologico al 100%, a partire da quello più nudo e immediato grazie alla maturazione senza legno, ovvero Les Terrasses dal profumo di amarena sotto spirito e con i sapori di marasca, prugna, rabarbaro e carruba. Intensamente zuccherino e dotato di elevata acidità, avvolge con il suo sorso corposo e la beva formidabile.
Vicino a queste caratteristiche Les Perruches, mentre assume qualche nota vanigliata e maggiore struttura Les Puys Danae.
La produzione a bacca bianca punta invece sul vitigno Chenin Blanc biologico in purezza, ancora una volta con diverse declinazioni, delle quali riteniamo pietra angolare Le Droit Chinon dal bouquet floreale che in degustazione porta bergamotto, nespola, mango e caramella di carruba, insieme a una nota amaricante di genziana. Vino di grande raffinatezza e al tempo stesso poco inquadrabile, risalta per la forza della personalità.
La versione Chinon Blanc Cuvée Les Puys Rochette mantiene il carattere agrumato all’olfatto quanto al gusto, introducendo sensazioni di mela verde e albicocca.
Lo Chinon Blanc Cuvée Les Chesnaies da Chenin Blanc Bio brilla invece per mineralità e porta con sé diverse sfumature del miele al naso come al palato, aggiungendo ai frutti del precedente la pera e il melone.
Concludiamo con Les Bulles Lambert, metodo classico biologico di Cabernet Franc vinificato come Rosè Sec che sprigiona un fantastico bouquet di pesca che in bocca si precisa in nettarina e nespola, alchechengi, yuzu candito e un accenno di crema pasticcera.
Irresistibile.
Questa realtà dal forte impianto etico merita più che mai un’analisi di Gianluca Telloli, Responsabile Selezione e Ricerca del distributore Proposta Vini: possiamo seguire il suo approfondimento nel video che segue.
Info: https://chinonlambertbio.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/lambert-beatrice-et-pascal/