Visita al Museo Etno-Antropologico Annalisa Buccellato nel Castello di Castellammare del Golfo (TP)
Il percorso per raggiungerlo già ti carica di emozione, tra le magnifiche architetture di un maniero arabo normanno che si stagliano sullo sfondo d’un mare cristallino, perfetto contesto per ambientare un intenso percorso della memoria in cui le piccole cose della vita quotidiana degli umili divengono grandi testimonianze della dignità dell’Uomo: questo si può vivere al Museo Etno-Antropologico Annalisa Buccellato, interessantissimo percorso espositivo ospitato dal castello di Castellammare del Golfo, une delle perle del litorale tirrenico della provincia di Trapani.
L’allestimento è stato creato dalla fondazione omonima ed è associato ai contigui musei dell’acqua e dei mulini ad acqua, creando così un piccolo polo “dedicato ai diversi aspetti della civiltà siciliana”, infatti “conserva oggetti di uso quotidiano legati alle coltivazioni agricole più diffuse, come quelle dei cereali, della vite, dell’olivo, attrezzi di vari mestieri, come il fabbro, il calzolaio, il muratore, il falegname, il bottaio, il conciapiatti”.
Il dichiarato scopo principale è “conservare la memoria del passato per suggerire gli stretti legami intercorrenti tra vecchio e nuovo nella consapevolezza di una continuità tra ciò che è e ciò che è stato”.
In un decreto l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’ldentità Siciliana ha riconosciuto l’interesse etnoantropologico particolarmente importante delle collezioni del museo, in quanto “rilevante testimonianza di antiche tecniche di lavorazione che l’industrializzazione del mondo agricolo ha quasi totalmente cancellato nonché documenti della civiltà e della cultura contadina castellammarese oramai scomparsa che bisogna tramandare per non smarrirne la memoria”.
Il museo è organizzato in diverse aree espositive capaci in pochi metri quadrati di concentrare idilli tridimensionali esplicativi che illustrano Il frumento, il pane, la pasta con le loro vicende millenarie, o il valore assoluto in grado di legare La terra, il lavoro…
… ambiti di profondo significato simbolico quali La vite, il vino…
… mentre la sezione La casa, gli attrezzi, gli arredi, i gingilli narra di quando “la cucina era il fulcro della casa attorno al quale ruotava la vita quotidiana”…
… quindi Le trame, gli intrecci che fanno riferimento agli ambienti più poveri in cui “le donne tessevano coperte e tappeti utilizzando anche ritagli di stracci o di vecchi indumenti” e “all’attività di produzione dei manufatti intrecciati” importante nella civiltà contadina tradizionale tanto da impegnare l’intera famiglia…
… senza dimenticare le produzioni alimentari tipiche quali Il latte, il formaggio, la ricotta, infine i mestieri, soprattutto quelli che stanno scomparendo, le cui vestigia trasmettono nostalgico struggimento.
Il tragitto gnoseologico è ordinato, l’impianto descrittivo è inclusivo, merito di spazi organizzati con ammirevole misura, senza eccedere con il numero di reperti bensì selezionandoli con rigore fino a renderli spesso sineddoche, fino al contributo di testi essenziali perfettamente intellegibili anche grazie alla presenza contestuale della traduzione in lingua inglese.
Uno di quei musei preziosi perché ti fanno capire dove ti trovi, approfondendo il genius loci e divulgando l’identità locale, infondendo densità culturale anche a luoghi di grande afflusso vacanziero come quello in cui si trova questa esposizione, un’opzione per offrire momenti di crescita pure ai turisti ludici, pertanto un modello da consigliare a tutte le località omologhe del Paese.
Info: https://www.museoannalisabuccellato.com/index.html