Muri-Gries: al lavoro tra tenuta, cantina e convento per nobilitare Lagrein e vini dell’Alto Adige
Al mondo monastico in generale dobbiamo la salvezza della civiltà enoica grazie alla resistenza che oppose alla barbarie medioevale, ma ancora oggi gli ambienti conventuali continuano la loro preziosa attività vitivinicola dai connotati unici, perché intensamente intrisa di valori etici in grado di sposarsi prodigiosamente con le pratiche agricole e le istanze identitarie, come dimostra l’edificante esperienza di Muri-Gries, oltre un secolo di storia a Bolzano in cui è stata capace di unire tenuta, cantina e convento per nobilitare il vitigno autoctono Lagrein e i più caratteristici nettari territoriali dell’Alto Adige.
La tenuta “comprende 35 ettari di vigneti nelle migliori zone di produzione tra la conca di Bolzano, i dintorni e il comune di Appiano”: quelli situati “all’interno del convento dispongono del miglior terroir, rivendicano un’eccellente qualità del suolo e beneficiano di condizioni climatiche favorevoli”.
In particolare il cuore pulsante è individuato nel vigneto Klosteranger, la cui origine va fatta risalire al diciottesimo secolo, caratterizzato “dal miglior terroir, protetto dalle antiche mura del convento, nel cuore dello storico quartiere di Gries”.
Tale realtà è ben consapevole di custodire “un’eredità di tempi lontani, antica seppur contemporanea e rappresenta alla perfezione il legame secolare tra viticoltura e vita monastica: l’affascinante costruzione nel centro di Bolzano è testimone di questo profondo legame tra passato e futuro”.
In tale complesso monastico costruito dal XII secolo, è dal 1845 che si sono gettate le basi per la simbiosi tra il monastero, la cantina e la tenuta vinicola, una sinergia virtuosa che esiste ancora oggi ed è iniziata quando i monaci benedettini provenienti dall’Abazia di Muri, in Svizzera, si trasferirono nell’ex convento agostiniano di Gries.
Qui cominciarono a curare i vigneti seguendo la regola del loro ordine “ora et labora”, mentre a partire dal 1900 l’azienda è stata ufficialmente iscritta alla Camera di Commercio e con l’inizio del XX secolo “si è aperta gradualmente all’esterno prima con il commercio di vino sfuso oltre il Brennero verso le aree di lingua tedesca e successivamente, alla fine degli anni ’60 con la produzione di vino in bottiglia che diede inizio anche alla vendita a clienti privati a partire dal 1976”.
Eppure si sottolinea come “le possenti mura del monastero celano ancora molte cose e solo sbirciando dietro le quinte si può comprendere come qui, ogni giorno, la vita monastica proceda ancora oggi in perfetta armonia con il lavoro di cantina”.
La simbiosi di tutti gli elementi si palesa con la cantina “perfettamente integrata nel complesso monastico” e i molti locali dell’edificio utilizzati per la vinificazione e l’affinamento dei vini: “l’approccio adottato, pragmatico e lontano dagli eccessi, consente di conservare l’autenticità di questi luoghi senza però dover rinunciare all’innovazione tecnologica in campo enologico”.
In tale contesto virtuoso l’enologo Christian Werth ha trovato le condizioni perfette per il suo Progetto Vigna che prevede la vinificazione separata dei singoli appezzamenti: “alla ricerca delle migliori uve possibili, dall’inizio degli anni 90 l’enologo conduce numerose ricerche in vigneto e in cantina insieme a Walter Bernard, il responsabile della viticoltura, sempre con l’obiettivo di conservare e custodire per il futuro le vecchie e preziose viti di Lagrein”.
La filosofia della nostra cantina comprende la “conoscenza della nostra tradizione, la fiducia nella qualità delle varietà autoctone e la nostra esperienza: sono questi i valori che cerchiamo di conciliare con il progresso e l’innovazione”, tradotti nell’utilizzo “di moderni fusti in acciaio, botti in legno e barriques per l’affinamento, metodi di lavorazione delicati e tecnologia all’avanguardia”.
In merito ai vitigni “abbiamo operato una scelta chiara a favore del Lagrein e l’abbiamo mantenuta nel tempo, portando avanti un lavoro attento su questa varietà autoctona amante dei nostri terreni e che qui prospera in modo eccellente regalandoci, anno dopo anno, risultati sorprendenti: ciò lo dobbiamo anche ai nostri vigneti risalenti agli anni Trenta, dai quali ricaviamo ancora oggi uve squisite e sui quali lavoriamo con attenzione, per non far perdere loro quel carattere insostituibile”.
Il Lagrein della casa qui preso in considerazione, al naso è un trionfo di sottobosco che in bocca si traduce in mora di rovo, prugna essiccata, ribes nero, ciliegia, mirtillo, lampone e cioccolato fondente.
Magnifico il bilanciamento tra la possenza della struttura e l’amabilità della beva.
La Schiava grigia in purezza si può apprezzare nel Grauvernatsch che immerge l’olfatto in un fragoleto in piena esplosione in cui si innesta una nota di viola, mentre il palato rinviene fragola, melagrana, corbezzolo, dulce de membrillo e un pizzico di aneto.
Vellutato, complesso. Sfoggia elegante acidità e un fantastico retrogusto erbaceo.
Pinot bianco al 100% nel Weissburgunder Terlaner dal raffinato ma potente bouquet fruttato, il quale al gusto propone limone, susina gialla, yuzu e ruta.
Goloso e suadente, irretisce l’esperto e conquista tutti a tavola grazie a un notevole eclettismo negli abbinamenti.
L’enologo Christian Werth racconta come “dal 1988 anch’io sono stato artefice di un processo di trasformazione, volto a rendere la produzione più coerente e più incentrata sulla qualità: figurare tra i protagonisti della lunga storia di Muri-Gries anche solo per un lasso di tempo breve e mettere a frutto quest’esperienza per guidare l’azienda sulla strada giusta, per me è un compito complesso, ma oltremodo affascinante, e riuscire come enologo a dare al vitigno Lagrein il ruolo che gli spetta, anche sul mercato internazionale, è l’obiettivo che mi sprona di più nella mia attività”: sentiamo cosa ha aggiunto ai nostri microfoni nel video seguente.
Info: https://www.muri-gries.com/it
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/muri-gries/