I vini di Punta Aria, espressioni di Malvasia delle Lipari dall’isola di Vulcano
Certo che se impianti la tua attività su una stupenda quanto raccolta e intima isola del Mediterraneo chiamata Vulcano parti parecchio avvantaggiato nello storytelling, potendo vantare millenni di storia nobilissima ma anche profonde radici nel mito come sottolinea il distributore Proposta Vini nel notare come “la sua frequente attività nell’epoca classica ha ispirato i greci di supporre che il Dio di Fuoco, Efesto, lavorasse nella sua forgia all’interno del cono attivo”…
… ma la più meridionale delle Isole Eolie appena distaccata dalla costa messinese della Sicilia può vantare tra le sue leggende anche una di natura vitivinicola, la Malvasia delle Lipari, al centro esclusivo del progetto di Punta Aria, cantina in regime biologico che qui in Contrada Gelso della località Punta Bandiera opera immersa in un agriturismo sul mare.
E’ la stessa azienda a raccontare come “il progetto di Punta Aria nasce dal genio visionario di Francangelo Pollastri quando nei primi anni del 2000, dove c’erano solo sterpaglie, alcuni ruderi e una spiaggia dimenticata, rivide la magia di un posto che fin dal tempo dei romani era unico per bellezza e per la qualità delle sue uve”.
Così ha acquistato la terra e reimpiantato i vigneti, facendo tornare in vita sull’isola un’antica tradizione rimasta abbandonata per 50 anni.
Dal 2014 le redini dell’azienda passano nelle mani del figlio Mauro e già l’anno dopo l’azienda ottiene la certificazione BIO.
Ce n’è abbastanza per fare pronunciare con orgoglio ai gestori “questa è la storia di tante persone, è la storia di un grande lavoro, ma è anche l’orgoglio di avere fatto rivivere un posto straordinario per portarlo alle generazioni future”.
L’intera produzione è concentrata su uno dei grandi vini dolci in Sicilia declinato al femminile, la Malvasia, un nettare “di grande delicatezza che offre una meravigliosa ricchezza di sentori e sensazioni” grazie all’appassimento al sole o in fruttaia del succo contenuto negli acini delle uve che “raggiunge una concentrazione tale da conferire al vino sia il grado alcolico che la dolcezza: d’altro canto la bassissima resa e la zona di produzione limitata all’arcipelago delle Isole Eolie, rendono la Malvasia un vino molto raro e prezioso”.
Tanta dedizione a un solo vitigno si spiega con la grande nobiltà di esso, in quanto depositario della facoltà di generare “un vino dalla grande tradizione storica”, come minuziosamente descritto dal suo Disciplinare che dispensa ricche note storiche, partendo dalla considerazione che “le isole Eolie furono colonizzate dai Greci, intorno al 580 a.C.; essi chiamarono le isole Eolie poiché ritenevano che fossero la dimora di Eolo, dio dei venti: ritrovamenti a Lipari di monete antiche (V-IV sec. a.C.) recanti l’immagine di tralci e di grappoli testimoniano le antiche origini e l’importanza economica della viticoltura in questa zona geografica”, mentre lo storico Diodoro Siculo “parla di una colonia greca che nel 588-577 a.C. avrebbe importato a Lipari un vitigno che prese il nome di Malvasia” anche se non si è certi che tale vitigno sia l’attuale Malvasia di Lipari.
Così in termini di documentazione certa una delle prime testimonianze della produzione vitivinicola delle Eolie è del marchigiano Andrea Bacci, filosofo, medico, docente di botanica e saggista vissuto nel XVI secolo, il quale risulta essere stato nel 1595 con il suo volume De naturali vinorum historia il primo studioso a parlare di come fossero presenti in varie aree d’Italia delle malvasie, scritto al plurale perché a lungo l’ampelografia ha ritenuto fossero cultivar di distinte varietà come quelle delle Lipari e di Sardegna (Bosa, Cagliari), Calabria (greco di Bianco o Gerace), Spagna (Sitges), Croazia (dubrovacka), Portogallo (Madeira), Canarie (Tenerife), mentre successive e più recenti indagini hanno affermato per queste un profilo molecolare identico, sebbene con fenotipi diversi.
Quest’ultima diversità racchiude le radici dell’identità unica e suprema della Malvasia delle Lipari che proprio Bacci oltre 400 anni fa lodava per quel terroir sparso “di fecondi colli che per l’interno calore del suolo danno un vino sincero”.
Parliamo dunque di una tradizione secolare gloriosa, capace di riprendersi dal calo di produzione registrato tra gli anni ’50 e ’60 soprattutto grazie all’impegno amorevole e competente di illuminati produttori: “la storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza della DOC Malvasia delle Lipari”.
La Malvasia delle Lipari Espressione si presenta al naso come un’ode alla macchia mediterranea inserita in un agrumeto, traducendosi in bocca nella sublime complessità di un’intensa impronta zuccherina capace di assemblare miele di Tiglio, albicocca essiccata, arancia, noce, fico dottato e frutta secca tostata.
L’impatto in bocca è potente ma sfodera poi armi di conquista più tenui ed eleganti, come una fantastica vena minerale e un sorso sempre carezzevole.
La Malvasia Francangelo Bio è la versione secca che incredibilmente non perde nulla del fascino di quella dolce, merito di un bouquet di zagara e melata che irretisce subito, facendo completare l’opera di conquista al palato con sensazioni di ananas, mandarino tardivo di Ciaculli, cedro candito, alloro e tè verde.
Questa volta in bocca la spinta zuccherina si ibrida magnificamente con un delizioso tocco aspro e un’intensa acidità impreziosita da una nota sapida.
Beva fenomenale per un vino che dà gioia.
Approfondiamo questa realtà con chi la gestisce, Mauro Pollastri, nel video che segue.
Info: https://www.puntaaria.it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/punta-aria/