Romanese, dal Trentino vini della Valsugana e bollicine affinate sul fondo del lago di Levico
Un’eredità che sblocca una passione furente per anni rimasta allo stato quiescente, facendola esplodere in una produzione intenta non soltanto a creare grandi vini bensì anche a valorizzare un territorio di nobilissimo lignaggio, quella Valsugana un tempo annoverata tra le zone vinicole più importanti del Trentino, nei cui paesaggi sognanti è incastonata la deliziosa Levico Terme, già nota come “meta termale più ambita della nobiltà asburgica”: è la sinossi della vicenda vitivinicola dei fratelli Romanese, i giovani Andrea e Giorgio, da dieci anni impegnati “anima e corpo” nella produzione di nettari identitari.
Tutto questo avviene in un favoloso contesto ambientale collocato a 600 m/slm, ai piedi della Catena del Lagorai.
La Cantina Romanese nasce nel 2009 dalla passione dei fratelli Giorgio e Andrea Romanese per il vino e dal loro desiderio di riqualificare la viticoltura in Valsugana.
La passione dei due fratelli è così debordante da farli dedicare anche “all’accoglienza degli amanti del vino con apertura quotidiana dalle 18 alle 20 presso la nostra sede, una villa di campagna ottocentesca a due passi dal centro di Levico Terme”, dove “offriamo anche alloggio in un magnifico appartamento ed una suite all’interno della villa”.
Mettono a disposizione anche “una sala di affinamento e remuage in uno straordinario forte austriaco a Levico, enorme e tutto in sasso costruito a inizio ’900 per difendere il territorio nella prima guerra mondiale”, uno spazio visitabile e sede di mostre.
Tra gli interessi dei fratelli Romanese c’è pure la divulgazione ed ecco così Andrea impegnato nella realizzazione di podcast in cui parla della storia della cantina e del mondo intorno.
I Romanese sono orgogliosi di essere stati pionieri nel “tornare a vinificare le uve della Valsugana e ora è il territorio trentino in cui stanno nascendo più microcantine di giovani che credono nella viticoltura”.
La vetta della produzione è rappresentata da bollicine che hanno fatto scalpore nell’ambiente: sono quelle dello spumante Lagorai Trentodoc che dal 2013 viene affinato per tre anni nei fondali del romantico Lago di Levico.
Una pratica di affinamento e invecchiamento rara a livello mondiale ma che dalle nostre parti rappresenta un vero e proprio primato, in quanto tale spumante metodo classico Lagorai riserva “è il primo e unico TrentoDoc affinato sott’acqua, nei fondali del Lago di Levico: questo affinamento subacqueo ha dato grandi soddisfazioni dal punto di vista tecnico ma soprattutto svolge un ruolo centrale nel creare un prodotto che appartiene al territorio di montagna e ne rappresenta l’eccellenza”.
Lo spumante è un Metodo Classico 100% Chardonnnay Dosaggio Zero e viene prodotto soltanto nelle annate migliori.
Da notare l’etichetta: “il triangolo equilatero rovesciato è il simbolo alchemico dell’Acqua, le tre ninfe in contemplazione sono opera dell’artista Bruno Lucchi, scultore di fama internazionale”.
Le sue qualità si esaltano “grazie alla temperatura che rimane costante tutto l’anno, alla pressione esercitata sul tappo e all’assenza totale di luce, acquista un perlage unico e un’evoluzione aromatica molto particolare”.
L’esito di una lavorazione così attenta è un bouquet di frutta esotica con la banana in evidenza, mentre al gusto si assiste a un magnifico approccio aspro di Bergamotto che impreziosisce un corredo sensoriale ricco di avocado, pera Williams, susina gialla, alchechengi e ruta.
Infinito il finale che non perde intensità e persistenza nemmeno dopo diverse deglutizioni.
Un capolavoro che illumina la tavola contando anche sulle sue bolle esuberanti parecchio scenografiche.
Bolle di altissimo livello anche per il Trentodoc Brut Romanese Riserva, metodo classico di Chardonnay in purezza contraddistinto da profumi erbacei e dal consueto ingresso aspro questa volta declinato sul limone cui si aggiungono ananas, mandarino e alchechengi.
Grande acidità, grande golosità, grande vino.
Lo Chardonnay ma in versione ferma lo troviamo nel Fides dai profumi agrumati che porge sapori di mela, limone, albicocca, banana e miele di eucalipto.
Vino dotato di una certa austerità capace di ergerlo a protagonista a tavola, anche grazie al suo eclettismo negli abbinamenti.
Uva a bacca bianca ancora con il Müller Thurgau in purezza che dà vita al Laetitia dai descrittori fruttati che al palato suggerisce pesca, mela, yuzu, lime e maracuja.
Beva fantastica per un vino decisamente irresistibile.
Il rosso della casa è rappresentato dal Rebo al 100% tradotto nel Narciso dal bouquet pieno di sottobosco che in bocca dà spazio a visciola, mora di rovo, corbezzolo, fino a un cenno di cannella.
Pienamente degno di nota l’originale Rosato Gabriella sempre da uve Rebo ma questa volta indotte alla delicatezza del tocco, a partire dal soffio olfattivo di fragola e rosa canina, per spostarsi alla bocca con melagrana, gelso americano, lampone e karkadè, tutto impreziosito da un tocco amaricante di sottofondo sovrastato però da una sensibile impronta zuccherina e una notevole acidità.
A descriverci con maggiori dettagli il lavoro e i prodotti della cantina è Andrea Romanese nel video sottostante.
Info: https://www.cantinaromanese.com/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/romanese/