Panevino in Sardegna, vini unici dal genio radicale di Gianfranco Manca: la video-intervista
“Un vino è naturale quando è naturale espressione di chi lo fa”: una sentenza autorevole quanto lo è chi l’ha espressa, questa massima così sensata e perfino poetica da rappresentare la più condivisibile conclusione nel dibattito ancora acceso sul concetto di naturale nella produzione vinicola: autore è quel Gianfranco Manca figura di culto assoluto tra gli appassionati pensanti del mondo enoico, vignaiolo tra i più radicali che esistano, celebrato per il suo lavoro umanamente appartato ma dai forti connotati politico-culturali svolto nel cuore della Sardegna con il marchio Panevino.
La sua personalità è così socialmente deflagrante e intellettualmente intransigente da smuovere le coscienze di chi vi viene in contatto, mentre il suo pensiero libero e non incasellabile ha scatenato nel tempo una ridda di tentativi di definirlo attraverso aggettivi come inquieto, spigoloso, silenzioso, essenziale, iconico, carismatico, timido, solitario, talentuoso, colto, perfino spietato e brutale, mentre per i suoi vini ci si è spinti a definirli spirituali.
Tutto questo per un uomo che invece si stupisce quando qualcuno dimostra interesse nei suoi confronti, ritenendo (a torto, ovviamente) ci siano cose molto più interessanti del suo lavoro di cui parlare.
Manca per destino si è ritrovato nell’interno dell’Isola a poco più di settanta chilometri dal capoluogo Cagliari, tra i poco più di duemila abitanti di Nurri (SU), confermando il fato con la lucida scelta di rimanere in questo territorio del Sud Sardegna appartenente alla subregione del Sarcidano, incastonato tra Ogliastra e Barbagia, decidendo pure di impiantare la propria attività in questa zona la cui storia registra un sincretismo culturale che procede stratificando epoca prenuragica, civiltà cartaginese e gloria antico-romana.
Tracce così fondative da determinarne perfino il toponimo, come spiega il sito del GAL Sarcidano Barbagia di Seulo secondo il quale “il nucleo originario di Nurri sorse attorno al Nuraghe Sardajara, di cui sono ancora oggi visibili i resti”, segnalando la presenza nell’area non soltanto di nuraghi ma anche di numerose Domus de janas, le emozionanti e ancora in parte misteriose sepolture preistoriche ricavate dalla pietra. Tra i valori di Nurri spendibili in termini turistici c’è la sua affascinante posizione “a circa 600 metri sul livello del mare, sul crinale di un antico vulcano ormai spento ai margini del Sarcidano: il suo territorio, prevalentemente collinare, è racchiuso tra i laghi artificiali del Medio Flumendosa e del Mulargia”.
Una terra dei laghi secondo Sardegna Turismo che ne precisa la presenza “sul crinale di un vulcano spento, attorniato da colline, coltivate o ricoperte da macchia mediterranea, lecci, roveri e sughere”.
Il destino di cui abbiamo prima accennato è quello che vede Gianfranco ereditare ancora in giovane età sia una celebrata panetteria sia terreni con antiche vigne perfino secolari da cui è partita un’attività vitivinicola capace di contare adesso su un’estensione di circa sei ettari sui quali crescono a meraviglia decine di qualità di uve coltivate ad alberello, necessarie per donare complessità e originalità alle referenze di una produzione attestata intorno alle 20.000 bottiglie.
La filosofia di produzione è già riassunta nel nome della realtà, Panevino, chiaro richiamo a un’essenzialità ancestrale talmente radicata nell’identità dell’Essere umano da essere divenuta metafora religiosa così potente e aggregante da risultare ecumenica.
Una semplicità apparentemente rudimentale la quale invece recupera i valori fondamentali dell’Umanità per dimostrarne un’evidentissima modernità oggi necessaria e finanche salvifica: quando Manca nei campi come in cantina evita l’invasività della chimica e i magheggi enologici preferendogli i suggerimenti empirici e filosofici ascrivibili alla biodinamica, di fatto non soltanto consente al vino di esprimersi nella maniera più autentica e spontanea possibile, ma finisce anche col dare il proprio contributo alla tutela della biodiversità e dell’integrità della Natura, dando il proprio contributo quotidiano a una questione indifferibile.
Un’azione svolta non con rigidezza solipsistica bensì con entusiasmo coinvolgente, tanto da aver convinto i vicini con le contigue attività agricole a produrre le uve secondo il suo disciplinare di buon senso, per usarle dopo nella creazione dei propri vini, frutto di gesti ormai etici come la vendemmia manuale e il contributo di lieviti indigeni.
Oltre vent’anni di lavoro duro e appassionato che vede il supporto della moglie Elena e dei tre figli.
Il rigore di Manca infonde vita propria e spiccata personalità ai propri vini, tanto da cambiare spesso da un’annata all’altra assemblaggi e caratteristiche di vinificazione, con la conseguenza di dover mutare ogni volta anche nomi ed etichette delle sue referenze, come a sottolineare che i nettari da lui prodotti brillano di una luce propria endogena.
In questo modo si arriva al monumentale Axina e ‘ixinau che al naso porta composta di frutti di bosco intrisa di note di idrocarburo, mentre lascia decodificare al palato visciola, sorbo, gelso nero, dulce de membrillo e mostarda di fichi.
Pastoso, setoso, materico, è impreziosito da un’intrigante nota minerale che unita a un’intensa acidità ingentilisce la rilevante potenza alcolica.
Esaltante il finale liquoroso in cui l’impronta zuccherina si espande in maniera trionfale.
E’ tutto un inseguimento di possenti sensazioni epidermiche lo Storm Venti Venti che seduce olfattivamente intrecciando erbe spontanee, spezie piccanti e un cenno di mostarda, mentre il gusto va in visibilio davanti a una spudorata dolcezza in cui si riconoscono amarena sotto spirito, ribes rosso, mora di rovo, fico dottato e caramella di carruba.
Opulento, imponente, pur essendo nato volutamente abboccato, in realtà finisce con l’abbinarsi benissimo a tavola con pietanze ferrose e poco elaborate, a partire dalla carne bovina ed equina.
Una produzione talmente atipica e personale da avere fatto guadagnare a questi vini l’ingresso nel progetto Dinamiche Interpretazioni del distributore Proposta Vini “che segnala sperimentazioni e intuizioni di alcuni produttori in vigna e in cantina anche attraverso il recupero di pratiche tradizionali”, premiando l’uso di “tecniche indirizzate a un sempre maggior equilibrio tra il lavoro dell’uomo e la natura”.
La riservatezza di Manca è proverbiale, quindi rappresenta per noi un grande onore che abbia deciso di concederci un’intervista video-registrata più unica che rara a giudicare dall’assenza di contenuti omologhi in rete: per questo il filmato presente qui di seguito è irrinunciabile per chiunque ami con profondità e consapevolezza il vino, ma anche per chi coltiva il piacere del Pensiero libero e la narrazione di vite esemplari.
Ringraziando Gianfranco Manca per questo dono, vi invitiamo ad ascoltare le sue parole cliccando sul video sottostante.
Info e distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/panevino/