I “citri”, emozionante fenomeno acquatico dei mari interni di Taranto
Piccoli gorghi a pelo d’acqua di straordinario fascino, tale da ipnotizzare chi li osserva da una barca, quasi fossero incanti psicologici o evocazioni ancestrali: è immenso il richiamo dei citri, fenomeno naturale che contribuisce al mistero degli stupendi mari interni di Taranto, rinchiusi tra le mura della città pugliese dall’Uomo ma capaci di incredibile resilienza, tanto da brillare ancora di pura bellezza paesaggistica malgrado inquinamenti di ogni tipo.
Nel prezioso testo Morfologia delle sorgenti sottomarine dell’area di Taranto (Mar Ionio) (autori Valenzano E., D’Onghia M., De Giosa F. & Demonte P.) contenuto nel volume Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia pubblicato da Ispra (https://www.isprambiente.gov.it/files2020/pubblicazioni/periodici-tecnici/memorie-descrittive-della-carta-geologica-ditalia/mem_des_150/memdes_105_valenzano.pdf) il fenomeno è perfettamente illustrato: “le sorgenti sottomarine dell’area di Taranto sono note fin dall’antichità e vengono chiamate localmente citri; l’acqua dolce che fuoriesce ad alta pressione proviene da una falda acquifera circolante nei calcari mesozoici (Calcare di Altamura Fm.) confinata dalle argille subappennine plio-pleistoceniche”.
Più semplicemente il fenomeno riguarda “i due mari che circondano la città di Taranto, il Mar Piccolo a nord e il Mar Grande a sud” caratterizzati “dalla presenza di numerose risorgive sottomarine di acqua dolce, note con il termine locale citri: questi elementi geologici sono spesso visibili ad occhio nudo, infatti l’acqua dolce meno densa che risale a partire dalle scaturigini di maggiore portata forma sulla superficie del mare polle circolari ampie alcuni metri in alcuni casi rilevate di alcuni cm rispetto al livello del mare”.
Tali caratteristiche hanno consentito ai citri di suscitare “la curiosità di diversi autori che ne hanno intuito l’importanza anche per l’economia locale”, soprattutto da quando studi di carattere scientifico “hanno evidenziato la capacità delle emissioni di fungere da regolatrici” sia termiche che alcaline “nel bacino semichiuso del Mar Piccolo rendendolo adatto alla mitilicoltura”.
La creazione di un ambiente salmastro molto vocato alla mitilicoltura è oggi l’effetto più rilevante, data l’importanza socio-economica ma anche culturale di tale tipo di attività a Taranto.
Parliamo soprattutto dell’allevamento delle cozze, simbolo gastronomico della città, attività ancora funestata da sacche di irregolarità ma che oggi sta conoscendo anche e soprattutto una grande crescita nella legalità e in qualità grazie all’intensa e intelligente attività di responsabilizzazione operata da un gruppo di pescatori di alto profilo morale sostenuti dal WWF e da Slow Food che ha assegnato il proprio Presidio alla Cozza nera di Taranto per proteggerla e valorizzarla.
Un segnale importante di rinascita che ruota anche intorno ai vortici gentili dei citri, con sempre più visitatori interessati a vederli da vicino, tanto da stimolare attività turistiche e divulgative grazie alle quali si possono raggiungere in barca operando una traversata sulle acque del Mar Piccolo davvero indimenticabile, come dimostra il video qui sotto.