Il Museo Farmacia di Roccavaldina, gioiello cinquecentesco ricco di storie nel messinese
Nell’avvolgente meraviglia della Valle del Niceto, a un passo dalla piazza principale del suggestivo borgo di Roccavaldina, neanche mille abitanti in provincia di Messina in Sicilia immersi nello splendore mediterraneo, c’è un gioiello in grado di dimostrare quanto sia composita la schiera dei beni culturali nel nostro Paese, tanto da annoverare luoghi che per la destinazione d’uso non immagineremmo di potere ritrovare tra le realtà espositive: si tratta del Museo Farmacia Cinquecentesca, un concentrato di storia, narrazione, grazia estetica e resilienza civile.
E’ “una piccola ma suggestiva bottega medievale situata nella piazza del paese” dove si conserva, tutela e valorizza “uno dei più preziosi corredi farmaceutici del XVI secolo esistente al mondo”, tanto da essere oggetto di continue analisti da parte dei più prestigiosi studiosi dei settori dei beni demo-etnoantropologici e delle arti decorative, oltre che meta baciata da crescente interesse.
Dopo lustri di tumultuose vicende anche sul piano della proprietà, oggi l’antica farmacia è detenuta dal Comune di Roccavaldina acquisendo denominazione status di museo, il quale “pur nelle sue piccolissime dimensioni si presenta al visitatore in un effetto d’insieme che toglie il fiato portandolo indietro di 4 secoli”.
Oggi la Farmacia brilla anche per la gestione, come quella attentissima di amministratori, dirigenti e funzionari del Comune di Roccavaldina, con un plauso anche alla collaborazione appassionata del coltissimo storico locale Pippo Pandolfo per le visite e la valorizzazione turistica di questo formidabile bene culturale.
Proprio sul sito dell’agenzia si apprende che “l’apparato vascolare in dotazione alla Spezieria è costituito da 238 vasi di varia forma e dimensioni realizzati nel 1580 a Urbino, nell’officina di Antonio Patanazzi”, come attesta la scritta sul piede di un’anfora in mostra.
Si prosegue sottolineando come “la bellezza del corredo farmaceutico di Roccavaldina trova un degno confronto solo con quello appartenente alla farmacia del tesoro della Santa Casa di Loreto, composto da 348 pezzi prodotti anch’essi ad Urbino intorno al 1570 nell’officina di Orazio Fontana, su commissione del Duca Guidobaldo II, per il Palazzo ducale e poi donata, nel 1608 al Santuario quale ex voto”, considerazione dalla quale scaturisce la possibilità di un confronto tra le loro peculiarità stilistiche dei citati due corredi, ritenuti “un fondamentale riferimento per la ceramistica italiana di epoca rinascimentale”.
La collezione in origine era ben più ricca, ma come si apprende nel corso della visita guidata condotta proprio da Pandolfo essa era stimata già in passato, tanto da accendere appetiti predatori da parte dei potenti di turno, i quali hanno tentato a più riprese di accaparrarsi cotanto tesoro, riuscendoci però soltanto in limitata parte, per fortuna della coerenza dell’esposizione.
Straordinaria la lettura delle opere per la quantità e qualità di riferimenti intellettuali. “La decorazione dei vasi è molto interessante per policromia e accostamenti” spiegano i gestori, infatti “sugli albarelli grandi e medi e sulle anfore istoriate sono raffigurate scene con soggetti mitologici, biblici e storici, il tutto circondato da decorazioni raffaellesche (grottesche)”, raffigurando anche trofei d’armi, libri e strumenti musicali su un caratteristico fondo blu, ma anche decori quali tralci con foglie, fiori, uccelli.
A mancare per ironia della sorte sono le indicazioni farmaceutiche sui vasi per comprendere con esattezza cosa contenessero.
Il pregio conclamato della collezione non ha mancato di attirare anche i malintenzionati, tanto da subire diversi tentativi di furto, alcuni purtroppo andati segno, ma l’esperienza negativa ha oggi condotto ad adottare misure di sicurezza più affidabili, oltre a una particolare attenzione da parte delle forze dell’ordine locali consapevoli del valore non soltanto materiale ma ancor più sociale e identitario dell’esposizione.
L’allestimento emoziona non soltanto per la meraviglia dei pezzi in mostra ma anche per l’autenticità architettonica della sede, concentrata in un piccolo ambiente dalle peculiarità intatte da secoli, dall’inferriata all’ingresso finemente decorata…
… ai sostegni in legno in parte originali dell’epoca…
… tutto impreziosito da altri reperti secolari provenienti dal territorio.
Un tesoro visivo impreziosito dall’arte del racconto fino a formare un coacervo di emozioni davanti all’affresco di un modo che mette insieme il mondo monastico e il dramma della povertà ancestrale, il diritto alla salute negato e l’eroismo degli animi sensibili che nei decenni hanno alleviato sofferenze applicando il concetto di humana pietas con salvifica concretezza, un insieme che pur esprimendo drammatica pregnanza non ha rinunciato a generare bellezza, nel pieno spirito di riscatto morale raccolto e affermato in epoca rinascimentale e mantenuto nei secoli dalle realtà più sensibili, tra le quali questa di Roccavaldina va decisamente annoverata.
Info: https://pantravelsolution.com/territorio/la-farmacia-cinquecentesca-di-roccavaldina/