La Rocca di Gradara nelle Marche, incantevole tesoro architettonico di intatta impronta medioevale
Un coacervo di storia e memoria dal fascino intatto come la sua impronta medioevale rimasta credibile ed emozionante a distanza di secoli e reinterpretazioni, di tale potenza da trascinare il visitatore in un’altra dimensione accrescendone sensibilità e conoscenza: la Rocca di Gradara in provincia di Pesaro nelle Marche è una di quelle mete imprescindibili per comprendere il mito del nostro Paese e apprendere come si deve tutelare e valorizzare un bene culturale, oltre a irretire per il suo essere stata individuata come teatro della vicenda del tragico amore di Paolo e Francesca cantato da Dante nella sua visione dell’Inferno nel Canto V della Divina Commedia, nonché per avere ospitato Lucrezia Borgia.
La Rocca e il suo contesto godono del plauso degli appassionati e di un enorme successo di pubblico, merito di un’amministrazione illuminata e della brillante gestione dell’Associazione Pro Loco di Gradara capaci di rendere vivo questo luogo alimentandone l’attrattività con servizi ai turisti e un costante storytelling diffuso di estrema efficacia, applicato dalle competentissime guide con garbo ed empatia.
La Rocca di Gradara è presentata come “un gioiello dell’architettura fortificata italiana” frutto di “diverse fasi ricostruttive che si sono succedute nel corso dei secoli fino all’ultimo grande intervento di restauro compiuto tra il 1921 e il 1923 che ha connotato l’edificio con una forte impronta di stile medioevale e neo-medioevale” il cui nucleo originario risale al XII secolo “quando l’Italia era afflitta da continue guerre e invasioni di popolazioni provenienti non solo da terra, ma soprattutto da mare: per queste ragioni la struttura militare venne costruita sulla sommità di un colle, in modo che i soldati potessero dominare con un sol sguardo l’intera costa compresa al confine tra Marche e Romagna”.
Per avere contezza della costruzione originaria basta osservare la svettante Torre del Mastio “caratterizzata da una base costruita con materiali di reimpiego probabilmente provenienti da una vicina necropoli o da una pieve”…
… “di cui è chiaro esempio la pietra con l’iscrizione in lettere capitali «[L] (?) DEMETRI».
E’ “difficile definire con esattezza le diverse fasi costruttive del complesso architettonico perché nel corso dei secoli sono stati effettuati diversi interventi di restauro”: la Rocca in quel momento “assume la conformazione tipica dell’architettura militare trecentesca, a cui solo in un secondo momento, vengono addossate le mura del borgo”.
Assumerà in seguito la funzione di residenza privata, con l’alternarsi di famiglie importanti come Malatesti, Sforza, Della Rovere, fino al conte Alessandro Morandi Bonacossi e all’ingegnere Umberto Zanvettori che con i loro interventi ne segneranno definitivamente l’aspetto.
Diversi gli ambienti che irretiscono e si stagliano nella memoria.
A partire dalla Sala di Tortura che apre il percorso di visita trovandosi alla base della torre del mastio, la quale conserva “la cisterna per l’approvvigionamento idrico del complesso abitativo e difensivo, utile per il sostentamento dei militari durante i lunghi periodi di assedio”…
… e un’atmosfera da struttura militare nella quale si trovano in bella vista strumenti di tortura, anche se probabilmente posti a suo tempo in funzione puramente dimostrativa.
Evocativo il Camerino di Lucrezia Borgia ubicato nel torrione di nord-est “dalla ricca decorazione pittorica delle pareti, probabilmente realizzata nell’ultimo decennio del XV secolo, in cui è presente un trionfo di temi allegorici”…
… quindi la Camera del Cardinale così denominata “perché, secondo la ricostruzione fatta ad inizio Novecento dallo Zanvettori, essa avrebbe dovuto ospitare personalità di rango ecclesiastico”…
… e ancora l’elegante Sala dei Putti che, come spiega l’eccellente sito della Rocca, prende il nome “dalle scene dipinte sulle pareti che raffigurano, entro riquadri scompartiti da lesene con candelabre Giochi di Putti: la simbologia connessa alle raffigurazioni potrebbe alludere alla ripresa del governo da parte di Giovanni Sforza, all’indomani della conquista del Valentino (1500-1503)”…
… fino al culmine della narrazione del posto, la Camera di Francesca di ispirazione dannunziana ritenuta “degli ambienti più suggestivi della Rocca”, disponendo di “tutti gli elementi del dramma, così come furono tramandati da Dante e Boccaccio”…
… come “il leggio dove era posato il libro galeotto, i sedili e la botola, attraverso la quale avrebbe tentato di fuggire Paolo”.
La struttura brilla anche per il pregio delle opere pittoriche che espone.
Come la Madonna in trono con il bambino e i santi Stefano, Sofia, Michele, Giovanni Battista, opera del 1484 del marchigiano Giovanni Santi…
… e una Maddalena della seconda metà del XVI secolo…
… insieme ad altri esiti creativi ragguardevoli, quale il grande affresco strappato realizzato tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento da artisti dell’ambito di Amico Aspertini, in evidenza nella Sala del Consiglio…
… o l’affresco Giochi di putti; San Paolo attribuito a Francesco Zaganelli e Girolamo Marchesi…
… senza dimenticare la grazia figurativa dei decori da cogliere aguzzando lo sguardo…
… e i lampi architettonici incantevoli…
… ma il pezzo più straordinario è ospitato nella cappella…
… ed è la splendida terracotta invetriata di Andrea Della Robbia con le sue meravigliose figure in rilievo che si staccano da un ammaliante fondo ceruleo.
Non mancano cimeli e oggetti storici esposti con criteri quasi archeologici in teche inserite nelle sale…
… tra cui svettano le celebri ceramiche per cui Pesaro è famosa, come quelle della Manifattura Molaroni di inizio secolo XX.
I gestori fanno opportunamente notare che “con il nome rocca s’identifica il nucleo più antico e più elevato (l’antica arx), mentre con il termine castello si intende l’intero borgo compreso all’interno dell’elevata cinta muraria”: quest’ultimo incrementa la meraviglia del luogo, manifestando una straordinaria cura di edifici e arredi urbani, arricchendo l’esperienza con camminamenti per ammirare panorami mozzafiato e scorci poetici, il tutto amplificato da iniziative intelligenti e supportato da una ristorazione di solida tradizione.
Info: https://www.roccadigradara.org/