Il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta in Toscana, oltre 1000 testimonianze di grande arte scultorea
La scintilla dell’ispirazione fissata nell’istante iniziale della sua concretizzazione, il pensiero che muove i primi passi del suo mutare in simulacro tangibile, tutto riunito in un’esemplare rappresentazione dell’archetipo in fieri: il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta in provincia di Lucca in Toscana è una delle più formidabili disamine del processo creativo colto nella fase nascosta, una galleria di istantanee sullo stadio intermedio dell’invenzione che nel cinquecentesco ex-convento di S. Agostino mette in mostra il tumulto dell’estro prima dell’approdo all’attuazione della fantasia.
Il Museo porta il nome di Pierluigi Gherardi ed è stato inaugurato nel 1984 “con l’intento di documentare l’attività artistica degli scultori che qui si recano da tutto il mondo per realizzare le proprie opere nei laboratori artigiani locali”, una singolarità che lo rende “un’istituzione unica nel suo genere ed è il riflesso diretto dell’attività che maggiormente caratterizza il comprensorio apuo-versiliese ed in particolare Pietrasanta: la scultura”.
Si tratta di una tradizione secolare segnata dall’impegno di importanti maestri pietrasantesi attestato fin dal XIV secolo, oltre al passaggio dell’immenso Michelangelo e di altri nomi di vaglia, cui si sono affiancati nel tempo laboratori del marmo, fonderie artistiche del bronzo, insieme a “botteghe dei mosaicisti, dei formatori, degli ingranditori in creta”.
La Collezione si concentra su bozzetti (in scala ridotta) e modelli (in dimensioni reali) in grado di rappresentare “l’idea iniziale dello scultore prima della traduzione in opera compiuta”, con dimensioni che variano “da pochi cm. a qualche metro e sono realizzati in vari materiali, soprattutto gesso”.
Una raccolta arrivata a vantare “oltre 1000 bozzetti e modelli, prevalentemente in gesso, di sculture di più di 350 artisti italiani e stranieri” le cui versioni definitive si trovano “in musei, collezioni e parchi di tutto il mondo, per cui visitando l’esposizione si può avere un ampio panorama delle varie tendenze artistiche che hanno attraversato il Novecento ed avere così una visione ampia e complessiva della scultura contemporanea”.
In rassegna nomi quali Fernando Botero, Niki De Saint Phalle, Costantino Nivola, Kan Yasuda e tantissimi altri.
Svettano capolavori in nuce di grandi nomi dell’arte contemporanea, come Pietro Consagra del quale spicca il Verde meraviglioso del Messico del 1977 con le sue curve litiche che contengono sentieri ideali scavati al suo interno…
… o lo Studio per città germinale di Giò Pomodoro del 1980 dove l’autore abbandona le sfericità che lo hanno reso famoso per puntare su verticalizzazioni stilizzate insieme a geometrie nette e perfino spigolose…
… quindi la straordinaria Nascita di Venere di Igor Mitoraj con le sue evocazioni arcaiche…
… della quale è esposto un interessante scatto che testimonia il percorso formale del realizzatore…
… e ancora lo Studio per il trasporto di blocchi di Pietro Cascella del 2001 che riesce a infondere l’afflato artistico a un’ispirazione ingegneristica.
Di altissimo profilo figurativo anche altre schegge di capolavoro come Courtney & Thorvaldsen del 1995 di Jens-Flemming Sørensen con la figura che cerca di liberarsi dal blocco originario sbriciolandone la consistenza…
… e l’approfondimento del lavoro di Leone Tommasi (1903–1965), artista nato a Pietrasanta in una famiglia di marmisti che oltre a insegnare per vent’anni nella locale Scuola d’Arte ha anche onorato la lunga tradizione del posto con una serie di opere dal classicismo aulico capaci di essere moderne e senza tempo.
L’allestimento brilla pure per le didascalie, chiare, puntuali, accessibili, scarne e senza fronzoli o esibizionismi epistemologici, i cui contenuti illuminano sulle vicende storiche e i percorsi artistici che hanno condotto alla nascita e stratificazione della collezione, come le peculiarità della centralità della Versilia nel mondo scultoreo con l’avvento del nuovo ’900, con i suoi aspetti produttivi locali pregni di fonderie moltiplicate e del richiamo delle cave del Monte Altissimo, segni di una tradizione artigiana che si rinnova attraverso le tecnologie.
Sono sempre i pannelli inoltre a sottolineare tragitti espositivi tematici, tra i quali irretisce quello incentrato sui mondi delle favole, dei romanzi e del mito come genesi di espressioni plastiche, alla base per esempio di una teca da osservare a lungo come quella dei lavori di Harry Marinsky dedicati ad Alice nel paese delle meraviglie…
… con idilli litici tanto vividi quanto onirici che sembrano emergere dalla materia per tradursi in suggestione fumettistica tridimensionale.
Non mancano angoli pedagogici in cui si mostrano i ferri del mestiere dello scultore…
… fissati in una sineddoche materica nel pannello dell’artigiano Franco Viviani intitolato Gli strumenti tradizionali della lavorazione del marmo.
Si consiglia di aguzzare lo sguardo durante la visita, perché oltre a scorci architettonici da non perdere ci sono pure spazi esterni che ospitano opere gigantesche di forte impatto emotivo.
Apre scenari cognitivi e fornisce tanti spunti di riflessione questo museo di rara intelligenza capace di cogliere il genius loci con estrema sensibilità e di tradurlo in lezione universale personalizzabile per ciascun osservatore.
E’ l’apice concettuale della splendida Pietrasanta intesa come autentica città d’arte in cui stimoli e stupore sono diffusi in ogni angolo della località.
Info: http://www.museodeibozzetti.it/