Cafaggiolo, l’orgoglio di fare vini toscani pregiati di nobile lignaggio e antica tradizione
I titoli araldici non avranno più valore legale ma il fascino aulico della nobiltà rimane ancora forte e vivido, perfino nel mondo vitivinicolo, come dimostra la toscana Tenuta Cafaggiolo che nel comune sparso di Scarperia e San Piero nel Mugello, a poco più di trenta chilometri da Firenze, fa vino nel segno della famiglia dei Medici, come omaggio “a una dinastia illustre”.
Hanno ben ragione dalla cantina ad affermare che “i pregiati vini della Tenuta Cafaggiolo vantano un nobile lignaggio”, perché, come spiega il distributore Proposta Vini, l’azienda “rende omaggio ad una produzione di vino risalente al XV secolo, nel verde della fertile valle del Mugello a nord di Firenze, quando Lorenzo de Medici documentò una delle prime vendemmie del podere denominato Fortuna nel 1465”.
(“antico documento che attesta la prima vendemmia alla Tenuta di Cafaggiolo nel 1465”)
Ci troviamo dunque in una terra “storicamente legata all’illustre famiglia dei Medici”, nel Castello di Cafaggiolo che rientra “tra i più antichi e preziosi possedimenti di Casa Medici”…
(il castello di Cafaggiolo e il Podere Fortuna nel 1629)
… il quale “nel XV secolo è stato trasformato da nuda fortezza a spettacolare villa fortificata per opera del celebre architetto fiorentino Michelozzo di Bartolomeo”.
Di conseguenza il “nobile nome dei Medici di cui si fregiano i nostri vini è lo specchio di una lunga tradizione vitivinicola che teniamo viva con orgoglio: rendiamo omaggio agli eterni doni del vino nel godimento della vita e dell’amore, sulla scia di Lorenzo il Magnifico che nel 1490 scriveva nel suo Trionfo di Bacco e Arianna: Viva Bacco e viva Amore!”
(lo stemma del Podere Fortuna nel 1629 con il grappolo di uva rossa che sormonta lo stemma dei Medici)
Per l’aspetto agricolo, “alla ricerca di un ambiente di maturazione perfetto per le uve Pinot nero, abbiamo voluto riportare nell’alveo della tenuta i sette ettari del Podere Fortuna, originariamente parte della proprietà medicea: è questo particolare punto del territorio, dal clima più fresco per una forte escursione termica tra il giorno e la notte, la culla di quelle uve pregiate”.
La produzione si svolge seguendo metodi biologici, utilizzando soltanto lieviti naturali e sviluppando la fermentazione in tini di rovere.
Il progetto è attento ai particolari, infatti si apprende che “abbiamo scelto con cura personaggi politici e culturali di spicco nella storia dei Medici da associare a ciascuno dei nostri vini”…
… tanto che “abbiniamo giocosamente il carattere di ogni vino alla personalità che meglio richiama: le nostre etichette si avvalgono di illustrazioni originali, ognuna delle quali riporta un simbolo che ricorda il particolare contributo del personaggio alla storia della dinastia e il suo rapporto personale con Cafaggiolo Terre dei Medici”.
Dal punto di vista ampelografico siamo in una prestigiosa enclave del Pinot Nero, in purezza in vini di altissimo livello come il Pater Patriae dedicato a Cosimo de’ Medici (1389-1464), banchiere e mecenate che “commissionò opere a molti grandi artisti, tra cui l’eccentrico e geniale architetto Filippo Brunelleschi: il nostro Pinot nero di qualità superiore è stato selezionato dalle migliori vigne della tenuta e riconosce il contributo di Cosimo al completamento della magnifica cupola del Duomo di Firenze, un atto benefico che gli valse il titolo onorifico di Pater Patriae”.
Intenso il suo profumo di selva e composta di frutti di bosco, tanto quanto il suo approccio complesso nell’impreziosire un’impronta zuccherina pronunciata con un tocco amaricante, sviluppando al palato mirtillo, ribes rosso, liquirizia e ciliegia candita.
Robusto ma cortese, di serena perfezione, spicca per la golosa acidità.
Il Pinot Nero Averardo fa riferimento alle radici dei Medici risalenti all’VIII secolo, nel corso del quale “come narra la leggenda, Averardo, uno dei più coraggiosi cavalieri di Carlo Magno, cavalcando nella valle del Mugello si imbatté in un gigante che terrorizzava la zona”, uccidendolo “in un’eroica battaglia, ma durante il combattimento il suo scudo si danneggiò, ammaccato in sei punti dalla palla chiodata della mazza dell’avversario”; da qui l’omaggio “al leggendario cavaliere la cui vicenda ha ispirato le palle sullo stemma dei Medici e ha preannunciato il loro arrivo nel Mugello, sede della Tenuta Cafaggiolo”.
Il bouquet è caratterizzato dal sottobosco, il gusto da mora di rovo, amarena, barbabietola, nepitella e un tocco di elicriso.
Sorso denso, beva che richiede attenzione, in una totale assenza di ruffianeria, con una verticalità mantenuta dal primo afflato al finale.
Con il Fortuni a essere onorato è Giovanni di Bicci (1360-1429) al quale è attribuito il merito di avere costituito “le solide basi economiche della dinastia dei Medici: per tutelarsi dalle turbolenze dei mercati finanziari, di Bicci investì i profitti bancari in terreni agricoli a Cafaggiolo dove, nel 1451, il figlio maggiore, Cosimo, commissionò a Michelozzo la ristrutturazione dell’antico castello per farne la residenza di campagna della famiglia; per questo Pinot Nero, in una reinterpretazione contemporanea del fiorino d’oro, il fondamentale contributo di Giovanni alla fortuna della famiglia è ricordato attraverso il suo caratteristico, notevole profilo”.
L’olfatto percepisce tutta la fragranza dei frutti rossi, la bocca invece riconosce mirtillo, susina rossa, sorbo, bacche di Goji, cioccolato fondente e una screziatura di sambuco.
Il tannino impone subito la sua presenza, segnando un sorso spesso, materico, in cui amaricante e dolce si mantengono in mirabile equilibrio, fino a un finale nel quale l’amabilità si acclara, avvincendo a lungo il degustatore felice.
Il Pinot Nero della Tenuta brilla anche nella versione rosato con La Nencia nato per ricordare la “musa d’amore di Lorenzo, rappresentata dalla rosa a cui viene paragonata nella quarta strofa del poemetto”.
L’azienda spiega che “La Nencia da Barberino (1470) è un’opera poetica giovanile composta da Lorenzo de’ Medici nella villa medicea di Cafaggiolo, il suo rifugio di caccia preferito”, in cui “impersona il rozzo pastore Vallera innamorato della bella Nencia, una contadina immaginaria della zona”.
Altrettando seducente questo vino che al naso eleva lampone e sciroppo di rose, mentre tra i sapori lascia avvertire fragola di bosco, melagrana, papaya e karkadè.
Il suo leggero spunto tannico si stempera nell’acidità, mentre il retrogusto intriga con vibrazioni ora dolci ora erbacei.
Magnifico sui salumi affumicati e i formaggi di malga.
Il bianco della casa è lo Chardonnay Elettrice che riconduce la memoria all’ultima dei Medici, Anna Maria Luisa (1667-1716), la quale “creò il Patto di Famiglia, in base al quale i tesori medicei raccolti in tre secoli di egemonia politica non potevano essere venduti o sottratti da Firenze: all’atto del matrimonio, nel 1691, con l’Elettore Palatino Johann Wilhelm, Anna Maria Luisa ottenne il titolo di Elettrice Palatina; sepolta con la sua corona di Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa è la bella figura per eccellenza, motivo sufficiente perché questo pregiato Chardonnay onori il suo nome”.
Viene onorato anche l’olfatto con un singolare bouquet dominato da idrocarburi e sensazioni vegetali, la bocca invece registra echi di avocado, kiwi, arancia navel e ruta.
Acidità formidabile come l’impatto minerale che lascia sullo sfondo il tenore zuccherino, mentre il finale sorprende con l’apparire di bagliore amaricante.
Ci sono ancora altri particolari molto interessanti da conoscere su questa realtà: ce li illustra Alessio Calerini nel video sottostante.
Info: https://tenuta-cafaggiolo.com/it/
Distribuzione: https://www.propostavini.com/produttori/produttore/tenuta-cafaggiolo/